Sessanta società per lucrare sul fisco, maxi sequestro per 21 milioni di euro a imprenditore romano

Il maggiore Rosario Masdea
Il maggiore Rosario Masdea
di Maria Letizia Riganelli
Venerdì 6 Marzo 2020, 07:55 - Ultimo agg. 7 Marzo, 12:38
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Dal cibo scaduto alla maxi frode fiscale. Passa per due punti all’apparenza distanti l’operazione del comando provinciale di Viterbo, guidati dal comandante Andrea Pecorari, che ha scoperto un’evasione fiscale e contributiva con numeri da capogiro e un conseguente sequestro di oltre 21 milioni di euro. 

L’attività investigativa delle fiamme gialle nasce nel 2017. All’attenzione dei baschi verdi finisce un supermercato di Bassano in Teverina che vendeva prodotti scaduti con etichetta contraffatta. Parte la segnalazione e il titolare, un imprenditore romano, riceve la prima denuncia. 

Ma i prodotti scaduti sono solo la punta di un iceberg. La finanza non si ferma e trova tutti gli appigli per iniziare un controllo fiscale sulla società. E’ così che all’interno del supermercato scoprono prima una cucina dove venivano cotti i prodotti scaduti e poi rivenduti come cibi precotti; e poi una stanza ad uso ufficio dove il titolare teneva i documenti contabili e timbri a inchiostro riconducibili a diverse società.

Lo studio meticoloso della Finanza sulle carte porta alla luce il sommerso. «Le società - spiega il maggiore Rosario Masdea - tutte con sede dichiarata a Roma ma in realtà, come si è scoperto nel corso delle indagini, erano impiegate esclusivamente per l’emissione e l’utilizzo di fatture false. Le successive attività investigative, sotto il coordinamento della Procura di Roma, hanno infatti permesso di accertare una truffa sistematica commessa nei confronti dell’erario e degli istituti previdenziali, perpetrata dai titolari di uno studio da commercialista di Roma attraverso un gruppo di società che hanno presentato dichiarazioni fraudolente, indicando costi fittizi per 18 milioni di euro, al fine di ottenere un credito iva, quantificato in 3 milioni e mezzo, risultato essere inesistente e utilizzato successivamente per compensare il versamento di ritenute fiscali e di contributi previdenziali, che invece sarebbero stati tenuti ad effettuare».

Il sequestro ha riguardato da un lato quote di società, con finalità impeditiva, dall’altro denaro, fondi d’investimento, partecipazioni societarie, una Ferrari e motoveicoli di lusso, nonché beni immobili fino ad una concorrenza di oltre 21 milioni di euro, per confisca diretta e per equivalente. Il provvedimento, eseguito nei confronti di 8 persone tra amministratori di fatto e prestanome di società operanti nel settore della distribuzione al dettaglio, pulizie di edifici, trasporti e facchinaggio. Le ipotesi di reato sono di concorso in frode fiscale, indebite compensazioni e riciclaggio in concorso.
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