Coronavirus, ad Avellino il Moscati
riapre ai pazienti «positivi»

Coronavirus, ad Avellino il Moscati riapre ai pazienti «positivi»
di Antonello Plati
Mercoledì 25 Marzo 2020, 08:30
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Rientrato l'allarme, almeno per il momento. Dopo una notte di stop, disposta con urgenza alle 21,30 di lunedì dal direttore medico di presidio Vincenzo Castaldo, l'Azienda ospedaliera «Moscati» torna ad accogliere i pazienti affetti da Coronavirus.

La situazione è tornata alla normalità, per quanto possibile, ieri mattina con il via libera del direttore generale Renato Pizzuti a nuovi ricoveri. Per superare l'impasse è stata adottata una soluzione estrema, sconsigliata ma consentita dalle direttive ministeriali, ovvero quella di raddoppiare i posti letto attualmente a disposizione per i Covid-19, sistemando in ogni stanza, fino a ieri singola, due pazienti. Al momento, sono 74 i contagiati ricoverati alla città ospedaliera distribuiti in nove Unità operative: Anestesia e Rianimazione, Chirurgia d'urgenza, Chirurgia vascolare, Malattie infettive, Medicina d'urgenza, Medicina interna, Otorinolaringoiatria, Unità fegato e Pneumologia. Una condizione che alimenta la preoccupazione e il malumore del personale sanitario, in quanto all'interno dei reparti non sono stati ancora predisposti percorsi protetti con i Covid-19 che dal pronto soccorso arrivano in degenza attraversando corridoi e spazi comuni, esponendo dunque al rischio contagio medici, infermieri e operatori sociosanitari.

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Resta in stand by il progetto della palazzina Alpi (riservata di base all'attività libero professionale) che dovrebbe essere trasformata in struttura dedicata ai contagiati con 52 posti letto (30 di terapia intensiva e 22 di subintensiva): mancano, infatti, i respiratori polmonari che, promessi dalla Regione per questa settimana, non sono ancora stati consegnati.

Delicata la situazione del pronto soccorso: qui è stata attrezzata un'altra sala medica (ancora sprovvista, però, di una zona filtro per la vestizione degli operatori) che si aggiunge alle 3 camere di isolamento (di cui 2 a pressione negativa per il ricambio d'aria) già presenti. La quarta sala s'è resa necessaria considerato l'elevato numero di casi sospetti in entrata registrato negli ultimi giorni che ha determinato prima il blocco delle ambulanze in ingresso (per una notte) poi lo stop ai ricoveri dei Covid-19 (l'altra sera).

Sulla crisi del «Moscati» intervengono il vicepresidente del consiglio regionale, Ermanno Russo (Fi), e il consigliere regionale Alfonso Longobardi (gruppo De Luca Presidente), proponendo il sostegno delle cliniche private per i non-Covid (Russo) e la somministrazione di tamponi a tappeto nelle aree più a rischio della provincia (Longobardi). «L'Unità di crisi a Palazzo Santa Lucia - informa il vicepresidente dell'assise Russo - sta ragionando sulla possibilità di coinvolgere le cliniche convenzionate». Occorre però chiarire l'impostazione: «I pazienti Covid-19 non devono andare nel privato, ma restare nel pubblico per tenere separati i percorsi ed evitare il diffondersi dell'infezione». Russo, medico e componente della Commissione regionale sanità, aggiunge: «Purtroppo i nostri ospedali sono diventati luogo di contagio: per questo occorre isolare i negativi trasferendoli in cliniche private e liberare posti nel pubblico». Il caso di Avellino, secondo Russo, è emblematico: «Il Moscati è in grande sofferenza, mentre le cliniche della città - Montevergine, Malzoni e Santa Rita - potrebbero ricevere urgenze cardiologiche e cardiochirurgiche, ginecologiche e oncologiche, ma anche ostetriche, così come quelle di medicina interna e chirurgia generale». Insomma, «prima si attivano i protocolli con le cliniche private e prima si potrà superare quest'emergenza in maniera organica».

Longobardi, che è vicepresidente della Commissione bilancio, sottolinea: «I dati finora rilevati evidenziano che in Campania la zona più a rischio è l'Irpinia, dove si sta registrando un tasso di incidenza di contagi molto significativo. La Regione farà tutto ciò che è possibile per garantire il massimo supporto inviando risorse, personale e quanto è necessario in per superare la crisi». Quindi sulla tenuta del sistema sanitario irpino, sostiene: «La sanità non può essere considerata un costo, ma è un servizio essenziale su cui occorrono massicci investimenti. Abbiamo superato il regime di commissariamento e avendo pieni poteri sulla programmazione possiamo prevedere investimenti strutturali». Allo stesso modo per far fronte all'emergenza «è immaginabile requisire o utilizzare temporaneamente strutture idonee per ospitare i soggetti positivi ma asintomatici. In questo modo non si intaseranno i nosocomi già gravati dai numerosi ricoveri».

Infine, il consigliere regionale chiede tamponi per tutti: «In tutti i comuni sottoposti a quarantena e isolamento totale, bisogna compiere uno sforzo ulteriore e provare a effettuare tamponi a tappeto così da scongiurare l'esplodere di focolai».
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