Coronavirus, il vescovo di Caserta:
«Case-carceri siano chiese domestiche»

Coronavirus, il vescovo di Caserta: «Case-carceri siano chiese domestiche»
di Lidia Luberto
Mercoledì 25 Marzo 2020, 08:53
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In questa difficilissima e dolorosa situazione, padre Raffaele Nogaro, vescovo emerito, non ha voluto far mancare le sue parole, il suo conforto e soprattutto la sua preghiera ai «fratelli casertani». E, nonostante l'isolamento forzato, è riuscito a stabilire un contatto con quanti continuano a seguirlo con l'aiuto di don Nicola Lombardi, il parroco di Casolla, Mezzano, Piedimonte e Staturano, ma soprattutto, e ormai da anni, una sorta di figlio per padre Nogaro. È don Nicola, infatti, che lo assiste, si occupa di lui e della sua salute, dei suoi bisogni, delle necessità pratiche, proprio come farebbe un figlio. Così, domenica scorsa, la quarta della Quaresima, padre Nogaro ha preso parte alla messa nella chiesa di don Nicola, deserta ma accessibile a tutti via web, che ha raggiunto accompagnato dallo stesso sacerdote. E, durante la celebrazione, ha pronunciato la sua omelia.

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LA TESTIMONIANZA
«Avvertivo il disagio di padre Nogaro, sentivo la sua urgenza di partecipare alla celebrazione eucaristica e la necessità di comunicare la sua parola di vicinanza e di speranza, anche se lui cercava di non far trasparire nulla per la sua proverbiale riservatezza. Allora, ho preso io l'iniziativa e gli ho proposto questa soluzione che ha accettato», dice il parroco. Che aggiunge: «E, se tutto va bene, questo appuntamento si ripeterà nelle prossime domeniche (il collegamento dalle 10,30), e fino a quando saremo costretti a tenere le funzioni a porte chiuse».

LA SUPPLICA
La preghiera di padre Nogaro era, peraltro, già arrivata ai fedeli, in occasione della festività dedicata a San Giuseppe, sempre per il tramite di don Nicola, che nella funzione della sera aveva recitato una supplica al santo scritta dal vescovo. «A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa», è l'incipit dell'accorata preghiera di Nogaro.

L'OMELIA
Per la scorsa domenica di quaresima, invece, Nogaro è riuscito a essere presente e a fare la sua omelia-invocazione, ispirandosi alla pagina di Vangelo del cieco dalla nascita. «I primi cristiani, nelle grandi persecuzioni, imploravano di poter avere l'Eucarestia, lo imploriamo anche noi oggi, in questa condizione di calamità misteriosa e tremenda», si legge nel testo che è stato condiviso attraverso il web. «Signore, tu sei Gesù il Dio che salva e tutti ti cercano, magari inconsapevolmente, come il cieco sulla strada. Tu sei venuto per manifestare le grandi opere di Dio e devi soccorrere i tuoi figli che, in questo tempo oscuro della pandemia, rimangono peccatori e smarriti, ma tanto bisognosi della tua misericordia». Una condizione che ricorda proprio quella attuale. «Tu Gesù, ti sei lasciato prendere il cuore dall'uomo cieco fin dalla nascita e hai preparato un medicamento, per donare la luce ai suoi occhi spenti da sempre. Egli non ti conosceva e non ti invocava ancora, eppure Tu ti sei mosso a compassione della sua infelicità e lo hai fatto rivivere».

L'ISOLAMENTO
Quindi il riferimento alla condizione di segregazione nella quale la pandemia costringe tutti. «Anche noi ci sentiamo violati, nelle nostre case trasformate in carcere» con la difficoltà di pregare. «Tu allora, affacciati alla porta della nostra casa e rendi ogni dimora una chiesa domestica e ai cuori angosciati assicura ancora, come hai fatto con il cieco guarito: Sono Io che parlo con te e vengo a liberarti».

I SANITARI
E non poteva mancare un pensiero forte a quanti lavorano nella sanità anche a rischio della propria vita: «Una invocazione particolare ti rivolgiamo oggi per tutti coloro che come te, Gesù, assistono e curano i malati. Volgiti a pietà e proteggi tutti i medici e gli infermieri, questi missionari del dolore e delle sventure umane. Dona gli occhi nuovi della scoperta provvidenziale del vaccino agli scienziati, rendendoli in tal modo promotori della liberazione e del benessere umani». Quindi uno sguardo ai sacerdoti e l'invocazione finale che è un grido di speranza: «Sì! Sei sempre Tu, l'Emanuele a venirci incontro sul mare in burrasca e ci gridi: Coraggio, non temete, sono Io».
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