I Templari e le mire sulla Firenze dei Medici nel nuovo romanzo della Frale

I Templari e le mire sulla Firenze dei Medici nel nuovo romanzo della Frale
di Marco Perillo
Lunedì 30 Marzo 2020, 11:10
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Che cosa accomuna i templari, i poveri compagni d'armi di Cristo e del tempio di Salomone, alla Firenze di Dante Alighieri e dei Medici? Apparentemente non molto. Se non intervenisse la penna di Barbara Frale a far luce attraverso il suo ultimo romanzo storico La torre maledetta dei templari edito da Newton Compton. L'autrice di Viterbo, tra le massime esperte in Italia dell'argomento - ha scritto varie monografie sui templari e il periodo medievale che hanno fatto il giro del mondo - intesse una fitta trama storica che inizia nell'inverno del 1302 a Parigi, dove il re Filippo il Bello, nipote di Luigi IX il Santo, fa vivere una nazione al di sopra dei propri mezzi e si accorge di essere sull'orlo della bancarotta. Unica sua ancora di salvezza sono proprio i templari, il cui immenso tesoro, frutto di cospicue donazioni messe da parte nella speranza, un giorno, di poter riconquistare la Terra Santa dopo la caduta di San Giovanni Acri, è nascosto nella grande torre all'interno del loro quartier generale, che sorgeva dove oggi è il Marais.

Storicamente parlando, sappiamo che un ingente prestito chiesto ai templari - impossibile da restituire - fu la miccia che fece scoppiare la persecuzione dei cavalieri del tempio, accusati di eresia con la complicità della Chiesa, imprigionati e mandati in gran parte al rogo, come accadde all'ultimo gran maestro Jacques de Molay nel marzo del 1314. Eppure, nel romanzo della Frale, a tutto ciò sarebbe preceduta un'altra storia: il tentativo di Filippo il Bello di aggredire Firenze con un pretesto per razziare le sue vaste riserve di fiorini d'oro.

Eppure il controverso re francese non aveva fatto i conti con Papa Bonifacio VIII, disposto a tutto pur di difendere la signoria fiorentina, utilizzando la sola persona in grado di fermare la Francia: Arnaldo da Villanova, detto «il catalano», uno dei più potenti medici e maghi del Medioevo, realmente vissuto, che ebbe trascorsi anche nella Napoli angioina, essendo tra l'altro allievo della grande scuola medica salernitana.

Seppur tacciato di eresia, «il catalano» è l'unico a poter interpretare i misteriosi segni impressi nel più antico sigillo dei Templari, a decifrare l'Abraxas e a svelare il segreto delle immense ricchezze dei monaci-guerrieri. Incalzante è il ritmo della Frale e immediata la sua scrittura.
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