Coronavirus, in Campania trend indecifrabile: niente stima sulla fine dei contagi

Coronavirus, in Campania trend indecifrabile: niente stima sulla fine dei contagi
di Marco Esposito
Mercoledì 1 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:57
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Campania sotto esame. Se i dati nazionali hanno imboccato la strada della discesa, quelli della nostra regione sono ancora in bilico: potrebbero iniziare a scendere ma anche continuare a crescere. La conferma arriva dall’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief) che ha applicato i metodi dell’econometria per prevedere la fine dell’epidemia in Italia arrivando alla conclusione che per l’inizio di maggio dovremmo esserne fuori e però... E però ci sono quei numeri della Campania che portano incertezza. 

Franco Peracchi, docente a Tor Vergata e alla Georgetown University di Washington, prima per la Campania ha appuntato la data del 20 aprile, poi ha provato a spostarla in avanti ma al momento di pubblicare il lavoro ha deciso di escluderla dalla tabella (insieme alle più piccole Marche, Molise e Sardegna) con la motivazione che «il modello produce delle previsioni divergenti». 

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Perché la Campania appare inafferrabile, almeno agli statistici? La prima ragione è positiva: i numeri del contagio tutto sommato sono ancora piuttosto modesti e questo li rende ballerini. È sufficiente (come è accaduto) che i risultati di 26 tamponi provenienti da Benevento arrivino in ritardo perché il dato appaia migliore del dovuto in un certo giorno e peggiore del vero il giorno successivo. 

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La seconda ragione è più sostanziale. In Italia il giorno in cui ci sono stati più casi diagnosticati è stato sabato 21 marzo con 6.557 contagi, di cui appena 99 in Campania, cioè l’1,5%. Nei giorni successivi la nostra regione ha fatto registrare per quattro volte dati in calo rispetto al giorno precedente e per cinque volte valori in rialzo, a conferma dell’incerta direzione di rotta. Ieri, secondo il bollettino con i dati aggiornati alle 17 della Protezione civile, in Italia i nuovi casi sono stati 4.053 di cui 140 in Campania, con una percentuale salita in dieci giorni dall’1,5 al 3,5%. Nulla di gravissimo. La Campania rappresenta quasi il 10% dell’Italia e quindi il coronavirus resta poco presente e però è il segnale di una situazione critica, come confermano le analisi elaborate oltreoceano, situazione che potrebbe rapidamente precipitare se ci fosse una ripresa dei contatti sociali.

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Una ulteriore conferma del momento delicato arriva dal matematico della Federico II Nicola Fusco, il quale segnala che mentre l’Italia è arrivata al famoso indice di contagi pari a 1 (numero che significa che ogni contagiato in media infetta un’altra persona, bloccando quindi la crescita dell’epidemia) e anzi siamo scesi di qualche frazione di punto al di sotto, in Campania in base ai dati resi noti ieri alle 18 siamo ancora a quota 1,35 cioè ogni tre persone campane positive al coronavirus ne infettano quattro e questo tende a far crescere la diffusione della pandemia.
 

 

Ma i modelli matematici sono utili a fare previsioni? Sì, se non vengono travisati. Lo stesso Peracchi dopo aver visto l’eco che ha provocato il suo lavoro, precisa tramite un collaboratore in Italia che le date da lui riportate non soltanto sono indicative ma valgono nell’ipotesi che non cambino i comportamenti attuali e che cioè resti in vigore la linea del «tutti a casa». Guai a immaginare che avere superato il momento peggiore ci dia sicurezza sui giorni futuri, soprattutto nel caso passi il messaggio del liberi tutti. Peraltro il lavoro da lui presentato il 30 marzo contiene un errore di metodo perché considera la variazione del numero di malati in Italia come il dato sui nuovi positivi, mentre i nuovi contagi diagnosticati si ricavano con la differenza giornaliera del totale dei casi. Una svista (forse imputabile al modo che ha la Protezione civile di rappresentare l’andamento dell’epidemia) che rende ancora meno precise le date indicate dall’Eief per l’azzeramento di contagi, ma che ovviamente non incide per la Campania.

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I modelli matematici aiutano a capire la fase che stiamo attraversando anche quando ci dicono che in Campania la situazione è in bilico, perché ci invitano alla massima prudenza. E tuttavia non possono dire nulla sul perché una determinata regione impieghi più tempo a invertire la rotta. Restano le ipotesi, come quella che le violazioni al blocco dei rapporti sociali in Campania siano meno sporadiche che altrove.
 

Ma torniamo ai dati. Stavolta non i modelli matematici ma i valori ufficiali alle 22 relativi alla giornata di ieri. I tamponi effettuati in Campania sono stati 1.566 dei quali 164 hanno attestato la presenza del Covid 19 e gli altri 1.402 sono stati negativi. Con i valori di ieri il totale dei casi diagnosticati sale a 2.231 sulla base di 15.728 test effettuati. La percentuale dei positivi è del 14,2% e ciò colloca la Campania tra le regioni virtuose, più vicina cioè al modello veneto che a quello lombardo.
 

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