Libia, al via la missione Irini dell'Unione Europea per blindare l’embargo
sulle armi

Libia, al via la missione Irini dell'Unione Europea per blindare l embargo sulle armi
Libia, al via la missione Irini dell'Unione Europea per blindare l’embargo sulle armi
di Marco Ventura
Mercoledì 1 Aprile 2020, 12:34 - Ultimo agg. 12:35
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Si gioca a terra, paradossalmente, al confine tra Libia ed Egitto e lungo le rotte terrestri del traffico d’armi, il successo della missione “Irini” (Pace in greco) che parte oggi per un anno sotto il comando del contrammiraglio italiano Fabio Agostini. Le unità navali, gli aerei di ricognizione, i droni e i satelliti europei dovranno vigilare, infatti, sull’osservanza dell’embargo sulle armi verso la Libia imposto da una risoluzione Onu nel 2016, e mai rispettato, anche dall’alto.


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Il dispositivo di “Irini”, la cui dotazione aero-navale paese per paese sarà decisa in questi giorni dai 27 della Ue, potrà procedere a ispezioni di mercantili sospettati di trasportare rifornimenti militari, e avrà come compito secondario quello di contrastare il traffico di migranti, il contrabbando di petrolio nonché, in positivo, l’addestramento di personale della guardia costiera libica.

Ma il monitoraggio attraverso i droni e i satelliti di quanto avviene sulle rotte desertiche, di terra, sarà fondamentale. Nel caso poi in cui la presenza della flotta si rivelasse un magnete capace di “attrarre” barconi di migranti, la missione verrebbe sospesa. I migranti che le unità di “Irini” dovessero soccorrere a bordo, verranno sbarcati in porti della Grecia. Frutto, questo, di un accordo politico che Atene ha accettato pur di potenziare, attraverso la flotta di “Irini”, il controllo del Mediterraneo orientale e il contenimento del “nemico” turco.
 



TURCHIA E USA

Ieri il presidente Erdogan ha avuto un colloquio con il presidente Usa Trump. E si è parlato anche di Libia. Il problema è che se lo schieramento di Pace della Ue potrà facilmente, in acque internazionali e al largo di Egitto e Creta, intercettare le rotte dei rifornimenti militari dalla Turchia a favore del legittimo governo di Sarraj a Tripoli, sarà invece complicato monitorare le rotte dei mercanti d’armi via terra che da tempo alimentano gli arsenali del generale cirenaico Haftar, il nemico di Sarraj. L’Alto rappresentante della UE, Josep Borrell, ha riconosciuto che “Irini”, erede ma non clone della missione Ue Sophia, «è una parte importante della soluzione ma non è la soluzione dei problemi della Libia, non è la pozione magica di Asterix». Tanto più che intanto «i combattimenti sono aumentati». Aggiunge Borrell che “Irini” ribalta il mandato di “Sophia”. Se infatti quest’ultima aveva essenzialmente il compito di contrastare il traffico di esseri umani, la missione che parte ufficialmente oggi servirà al contrario a garantire la pace in Libia impedendo l’arrivo di altre armi.

DUE GUERRE
«Nessuno può permettersi – dice Borrell – di combattere due guerre nello stesso momento». Quella contro il Covid-19, e la guerra in Libia. Da questo punto di vista, “Irini” ha lo scopo di scongiurare il precipitare della situazione a Tripoli e Bengasi. E il risvolto positivo dell’accordo, che fa seguito al “processo di Berlino”, è che nonostante la focalizzazione degli sforzi europei contro il virus, la Libia resta un tema che non dev’essere sottovalutato. Il mandato, precisato ieri da una nota di Bruxelles, consiste in primis «nell’applicazione dell’embargo Onu sulle armi, attraverso l’uso di aerei, satelliti e navi». La Nato a sua volta annuncia la cooperazione in mare tramite la missione “Sea Guardian” per la sorveglianza e la sicurezza marittima nel Mediterraneo (essenzialmente in chiave anti-terrorismo). “Irini”, avverte Borrell, non è dedicata «a cercare persone», ma se dovesse succedere, «sappiamo come procedere».

L’intesa, ormai pubblica anche se l’Alto rappresentante la definisce «riservata», prevede che tutti i migranti soccorsi vengano sbarcati in Grecia (che in cambio riceverebbe dalla Ue un indennizzo economico) e redistribuiti tra i Paesi europei volenterosi. La possibilità di estendere il monitoraggio ai confini terresti, addirittura con una presenza sui confini terrestri di ufficiali europei, rientra nello scopo coerente col nome dell’operazione: preservare la pace e scongiurare il precipitare della situazione in Libia. Tutto sotto la guida di un ammiraglio italiano. 
 

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