Scadranno tra oggi e il 5 aprile tutte le ordinanze emesse a livello regionale, e le nuove disposizioni prese dalle amministrazioni locali dovranno essere uniformi a quelle previste nei decreti del governo. Ai presidenti di Regione è concesso anche di alzare l’asticella e di stabilire ulteriori restrizioni, anche se si potrà fare sempre nei limiti dei diritti costituzionali. Certamente non sarà possibile immaginare “il lanciafiamme” per tenere a bada chi esce di casa, così come agognato dal governatore della Campania Vincenzo De Luca. O il coprifuoco richiesto dal sindaco di Messina Cateno De Luca. Ma se quello della regione Sicilia, Nello Musumeci, vorrà continuare a imporre lo stop per i runner, così come ha previsto tre giorni fa, lo potrà fare.
La ragione della decisione è chiara: si vuole tendere a uniformare le regole in tutta Italia, anche se poi ogni regione potrà manifestare esigenze di tipo diverso, e quindi decidere di restringere ancora di più le maglie. Ma se, domattina, qualcuno volesse riaprire attività di qualsiasi genere a livello locale, e non fosse autorizzato anche dal governo centrale, tutto questo non sarà possibile. E infatti, il decreto legge prevede precise condizioni proprio oer evitare possibili fughe in avanti o contrasti immotivati.
In queste settimane, infatti, troppe volte il governo centrale ha avuto da ridire con le amministrazioni locali. E a volte le questioni sono sembrate pretestuose. L’ultima nell’ordine è quella di ieri con il governatore della Lombardia Attilio Fontana, che ha accusato Roma di aver concesso poco o niente alla loro emergenza. «È passato ormai quasi un mese e mezzo dall’inizio dell’epidemia - ha attaccato il presidente - e sostanzialmente da Roma stiamo ricevendo delle briciole. Se non ci fossimo dati da fare autonomamente, avremmo chiuso gli ospedali dopo due giorni». E ancora: «Il numero di mascherine che ci arrivavano dalla Protezione civile non ci avrebbe consentito di aprire gli ospedali. È una vergogna questa, non ci è arrivata se non una piccola parte di ciò che avevamo richiesto. Ce la siamo cavata con i nostri mezzi, senza alcun tipo di aiuto se non minimo».
Da oggi, Fontana, ma anche gli altri governatori, potranno emettere - in tema di salute e per l’emergenza - ordinanze anche più rigide, senza dover chiedere a Palazzo Chigi di farlo per loro. Lo ha spiegato anche il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ieri, di ritorno da Torino. «Voglio fare un appello a tutte le regioni - ha chiarito - affinché si uniformino alla data del 13 aprile, prevista dalla proroga del Governo. Lo possono fare mantenendo in vigore le misure che già avevano varato».
A questo punto, i presidenti potranno prorogare le loro disposizioni fino al giorno di Pasquetta. Subito dopo, si confronteranno con il governo, metteranno insieme le esigenze e si raccorderanno per uniformare restrizioni, spostamenti e tutto il resto, in un unico decreto del presidente del Consiglio.