Coronavirus, 200 a rischio a Lauro:
il contagio esploso in una salumeria

Coronavirus, 200 a rischio a Lauro: il contagio esploso in una salumeria
di Gianni Colucci
Martedì 7 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:44
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Paese chiuso, sigillato come un sepolcro fino a Venerdì Santo. dieci contagi certi in poche ore, 200 stimati dagli specialisti della Regione. Il sindaco chiede aiuto, De Luca sigilla. Lauro è sotto assedio. Un pugno di case sotto un castello pittoresco che piace ai pubblicitari giapponesi. Una decina di contagi Covid in poche ore e la Regione mette i carabinieri sulla Nazionale che porta al centro storico.

Primo indiziato il titolare del negozietto di alimentari che da sempre è in piazza Municipio a Lauro. Il sospetto che lui, i suoi familiari e diversi acquirenti possano aver originato un contagio che interessa 200 persone (conteggiate con un registro degli ingressi imposto dal sindaco ad ogni negozio).

Fino a venerdì, la settimana santa sarà dedicata a screening a tappeto da parte del servizio epidemiologico dell’Asl di Avellino, ma anche da una discreta attività di indagine da parte dei carabinieri che confluirà in un rapporto al procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo.

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A due passi dalla chiesa di San Potito e Santa Margherita e il palazzo del Comune, la salumeria d’altri tempi è identificata come il luogo di partenza di un contagio che in poche ore ha raggiunto otto persone in un comune di 3500 abitanti, altre due risultavano contagiate nelle 48 ore precedenti. Secondo la task force regionale anti Covid, potrebbero essere centinaia le persone potenzialmente infette. Il salumiere, 52 anni, sempre in giro per le consegne a domicilio, ma che nei giorni scorsi era stato anche in ospedale a Sarno per un controllo, è stato il primo a risultare positivo. Con lui altre sette persone, anche del suo nucleo familiare. Quanto basta per far scattare l’allarme. Nella notte di domenica il governatore della Campania De Luca ha imposto la chiusura totale del paesino dove nacque il generale Umberto Nobile, il primo trasvolatore artico.

Con l’ausilio delle forze dell’ordine il centro, tutto intorno al castello Lancellotti, è come fortificato. Niente riti pasquali con le sfilate dei biancovestiti delle congreghe, niente cerimonie religiose.

Primi ad essere fermati, due ignari malviventi che avevano scelto la notte sbagliata per un furto: sono stati bloccati con la macchina piena di attrezzi per lo scasso.

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È il secondo comune della provincia di Avellino, il settimo in Campania a finire come congelato. Nel caso di Lauro fino al 10 aprile prossimo; nessun movimento in ingresso e in uscita, sospensione delle attività degli uffici pubblici, salvo le quelle essenziali (presidio Asl e commissariato di Polizia) e commerciali di prima necessità.

Qui, secondo la Regione: «Ricorrono condizioni di effettivo e grave rischio di ulteriore diffusione del contagio».
 


Ariano Irpino, secondo centro più grande della provincia di Avellino, vive da due settimane lo stesso dramma. In quel centro, all’altro capo d’Irpinia, ai confini con la Puglia, dall’inizio della crisi sono 15 i morti e 132 i contagiati su una popolazione di 20 mila abitanti.

In provincia di Avellino si sfiorano complessivamente i 40 morti e i contagi superano quota 370. Si tratta di numeri in cifra assoluta abbastanza contenuti ma che spaventano data l’esiguità della popolazione irpina: 418 mila abitanti.

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Lauro convive con l’emergenza da oltre un mese. Erano arrivati qui, a fine marzo i primi due fuggitivi da Codogno. Due insegnanti che avevano di decidere di dribblare il contagio lombardo. Arrivati in paese avevano però costretto alla quarantena i loro amici e familiari, mandando in bestia il sindaco del paese, Antonio Bossone, un medico che da subito è stato per la linea dura. E da domenica notte, quando improvvisamente sono stati diagnosticati otto contagi, Bossone ha comunicato a De Luca che era l’ora di agire. È così arrivata la decisione del governatore di chiudere il paese in uno stretto presidio di poliziotti, finanzieri e carabinieri, per impedire che vi siano ingressi e uscite.

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Secondo Bossone ci sarebbero voluti provvedimenti ancora più stringenti, oltre Pasqua, per quindici giorni. Lui sa bene che il virus è subdolo, anche il fratello cardiologo è stato colpito. Ha sempre ritenuto essenziale adottare il modello Codogno. Ha finanche imposto un registro delle presenze negli esercizi pubblici del paese in maniera che, in caso di contagio, ci fosse la rintracciabilità dei contatti (dal brogliaccio si è ricavata la cifra dei 200 potenziali contagi). Il metodo empirico potrebbe rivelarsi strategico alla luce degli ultimi avvenimenti.

Pugno duro a causa di una popolazione molto «mobile». Il più disciplinato di tutti vive proprio a Codogno, un insegnante di 35 anni, Giacomo Corbisiero, un lauretano di cui Bossone va fiero. Giacomo aveva il sentore che potesse essere contagiato, non si è mosso dalla Lombardia e ha smaltito la malattia chiuso eroicamente in casa. È guarito il 3 aprile, ma non può ancora tornare a Lauro. Il suo paesino ora è più a rischio della Codogno che l’ha tenuto prigioniero.
 

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