Coronavirus, la moda dopo la pandemia: dalle collezioni alle sfilate ecco cosa cambierà

Coronavirus, la moda dopo la pandemia: dalle collezioni alle sfilate ecco cosa cambierà
di Costanza Ignazzi
Venerdì 10 Aprile 2020, 08:09 - Ultimo agg. 13:15
6 Minuti di Lettura

Non era la primavera che ci aspettavamo: a quest'ora in tempi normali avremmo passato in rassegna gli ultimi modelli di sandali da sfoggiare al primo sole e dibattuto sulla sopravvivenza o meno della tendenza floreale. Invece il vero dibattito è se la moda, ferma a causa pandemia, riuscirà a sopravvivere allo stop forzato con le collezioni primaverili che andranno in tutto o in parte invendute e quelle estive a rischio.

Giorgio Armani converte gli stabilimenti per il coronavirus: produrrà camici monouso

Il danno ha 10 zeri: secondo uno studio di Vogue Business, il coronavirus potrebbe causare una perdita di 40 miliardi nel 2020 e la causa va individuata, tra l'altro, nel peso della Cina (prima nazione colpita dal Covid 19) e dell'Asia in generale nella produzione e nelle vendite. Ma soprattutto, lo stop forzato sta alimentando un ripensamento sui meccanismi del fashion e su quelle dinamiche che, a prescindere da tutto, cominciavano a far discutere anche in tempi non sospetti.

Il primo impatto è stato sulle sfilate: la Milano Fashion Week si è conclusa a porte chiuse (e in streaming). E anche gli eventi successivi sono stati rinviati a data da destinarsi: su tutti le sfilate Cruise di Versace e Prada, quella Métiers d'art di Chanel e l'evento Armani in programma a Dubai in programma a fine aprile. Pitti Uomo e Pitti Bimbo sono slittati da giugno a settembre, così come le collezioni uomo, che sfileranno insieme a quelle femminili.

Sfilate, la Camera nazionale della Moda: «L'uomo in passerella a settembre insieme alla donna»

Sfilate in streaming. Intanto la Fashion week di Shanghai si è svolta a fine marzo, con 150 brand scesi su una passerella totalmente virtuale e, almeno per il momento, sembra improbabile che le celebrities possano tornare a stringersi nei front row. Il che ci porta alla prima domanda, che sempre più rimbalza tra gli addetti al settore: vale veramente la pena di affrontare costi enormi (anche in termini di impatto ambientale) per trasportare i mastodontici carrozzoni della moda in giro per il mondo quattro volte l'anno per eventi che non durano più di 10 minuti? Il virtuale, in questo caso, è una soluzione: da qualche anno quasi tutte le sfilate vengono comunque trasmesse in streaming sui siti e sui profili social dei diversi brand. E la startup Bsamply ha ideato una piattafoma per permettere l'incontro degli operatori della moda in vere e proprie fiere online. Ma il settore può davvero fare a meno del fascino e dell'aura di esclusivo mistero che avvolge ogni defilé? 

I costi della moda. Senza contare che i designer ormai sono lanciatissimi in una gara alla sfilata più spettacolare: per l'autunno inverno 2017 di Chanel nel Grand Palais è stata creata una riproduzione della Torre Eiffel alta 50 metri, mentre quest'anno è stata la volta dell’antica abbazia cistercense di Aubazine, a Corrèze, dove ha vissuto Mademoiselle Coco. Per le collezioni Resort, invece, è ormai abitudine volare (e trasportare tutti, dalle modelle agli influencer) nelle destinazioni più esotiche, ma tutto questo potrebbe diventare, causa coronavirus,un lontano ricordo: «Non si viaggerà più per andare a fare shooting dall’altra parte del mondo, non ci saranno più soldi, le modelle non voleranno più. È arrivata la percezione del troppo», ci ha spiegato il fotografo Max Vadukul, habitué dei servizi fotografici per le copertine di Vogue. 

Fatto sta che mentre Jacquemus ha spopolato ("rotto internet", si diceva una volta) con la sua primavera-estate 2020 che ha sfilato alla luce del sole, nei campi di lavanda francesi, e con influencer prevalentemente locali, l'ultima edizione della settimana della moda di Copenaghen è riuscita a ridurre l'impatto ambientale del 50% e alcuni brand, tra cui Gucci, hanno dichiarato "carbon neutral" gli ultimi show. 

Il fotografo Max Vadukul: «La crisi da coronavirus rivoluzionerà il mondo del lusso, nessuno sarà e si vestirà come prima»

Venti di cambiamento. È il settore moda stesso a comprendere la necessità di ripensarsi e riconvertirsi: «Rallentare e riallinearsi», ha spiegato Giorgio Armani, al momento impegnato a produrre camici per i sanitari italiani, in una lettera aperta a Wwd. «Questa crisi è un’opportunità anche per ridare valore all’autenticità - dice il designer italiano - gli eventi speciali dovrebbero essere fatti per occasioni speciali, e non come una routine».

Resort in forse. E potrebbero essere proprio le pre-collezioni, nate per riempire il "vuoto" tra l'inverno e l'estate, a saltare o comunque a essere ripensate. 
Tanto che la maison sta valutando «se saltarle o ridurle al minimo. Penso sia sufficiente presentare una sola collezione che includa anche le pre-collezioni», ha spiegato lo stilista italiano. Intanto, quella estiva resterà negli store fino a settembre. Il Council of Fashion Designer of America è stato invece molto tranchant nell'intimare agli stilisti di non presentare le collezioni resort 2021: mentre Altuzarra punta a realizzare showroom virtuali, Michael Kors presenterà la collezione solo ai buyers, il che farà ritardare di qualche mese tutto il meccanismo.  
 



Il futuro. Insomma qualcosa si muove, ma il futuro per ora è una pagina bianca. Come la nuova copertina di Vogue Italia, in uscita proprio oggi: «Bianca prima di tutto in segno di rispetto - spiegano dalla rivista - ma anche di rinascita, luce dopo l'oscurità e somma di tutti i colori. Bianca come i camici di coloro che mettono a rischio la propria vita per salvare le nostre (...)». Ma anche come uno spazio pronto ad accogliere ciò che verrà: la prima pagina di una storia ancora da scrivere. Quella della moda dopo il Covid 19. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

The Vogue Italia April Issue will be out next Friday 10th. 🤍🤍🤍 “In its long history stretching back over a hundred years, Vogue has come through wars, crises, acts of terrorism. Its noblest tradition is never to look the other way. Just under two weeks ago, we were about to print an issue that we had been planning for some time, and which also involved L’Uomo Vogue in a twin project. But to speak of anything else – while people are dying, doctors and nurses are risking their lives and the world is changing forever – is not the DNA of Vogue Italia. Accordingly, we shelved our project and started from scratch. The decision to print a completely white cover for the first time in our history is not because there was any lack of images – quite the opposite. We chose it because white signifies many things at the same time. 🤍🤍🤍 White is first of all respect. White is rebirth, the light after darkness, the sum of all colours. White is the colour of the uniforms worn by those who put their own lives on the line to save ours. It represents space and time to think, as well as to stay silent. White is for those who are filling this empty time and space with ideas, thoughts, stories, lines of verse, music and care for others. White recalls when, after the crisis of 1929, this immaculate colour was adopted for clothes as an expression of purity in the present, and of hope in the future. Above all: white is not surrender, but a blank sheet waiting to be written, the title page of a new story that is about to begin.” #EmanueleFarneti @EFarneti #imagine #FarAwaySoClose #WhiteCanvas --- Read the full Editor’s letter via link in bio. Full credits: Editor in chief @Efarneti Creative director @FerdinandoVerderi

Un post condiviso da Vogue Italia (@vogueitalia) in data:

© RIPRODUZIONE RISERVATA