Coronavirus, ironie della Brexit. Boris Johnson curato da un medico meridionale: «Un paziente come altri»

Coronavirus, ironie della Brexit: Boris Johnson nelle mani del professore italiano Camporota «Il premier? Un paziente come altri»
Coronavirus, ironie della Brexit: Boris Johnson nelle mani del professore italiano Camporota «Il premier? Un paziente come altri»
di Alessandra Spinelli
Mercoledì 8 Aprile 2020, 19:41 - Ultimo agg. 20:47
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Certo che la storia ha un grande senso dell'humor, visto che il primo ministro britannico, colui che  tanto si è battuto per la Brexit e che ha chiuso di fatto i confini ai migranti, è al momento nelle mani di un'équipe di specialisti non britannici. A cominciare dal professore Luigi Camporota, 50 anni, origini calabresi, che al St Thomas Hospital, dove è ricoverato il premier Boris Johnson  per i sintomi di Coronavirus,  super esperto di  terapia intensiva e soprattutto di Ecmo, ovvero ExtraCorporeal Membrane Oxygenation, tecnica di  circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta. Naturalmente si schermisce dietro una composta risata quando gli si chiede come sta Bo-Jo: «Non posso davvero dire nulla, ma per noi tutti i pazienti sono importanti. Ne abbiamo tanti, anche pazienti giovani». Certo è curioso che un italiano curi il principe della Brexit. «Per me personalmente non è cambiato nulla».

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E in effetti il professore ha messo radici nel Regno Unito sin da giovane. «Sono qui al momento», puntualizza. In realtà è in Gran Bretagna «da 23 anni - ammette - e qui si è svolta la maggior parte della mia carriera, tra Oxford prima e Londra adesso». Tanto che la procedura che molti italiani hanno dovuto seguire per restare, «in realtà a me non si applica», dice. «Se sono come un cittadino inglese? Più o meno». 


 
Nato a Catanzaro, Camporota precisa che «alcune informazioni circolate al mio riguardo non erano del tutto rispondenti al vero. Ho studiato a Catanzaro», quando l'università di medicina dipendeva da Reggio Calabria, «ma solo per una prima parte. Poi mi sono mosso e sono andato a Southampton». Sposato con una cittadina inglese , 
Camporota si occupa pazienti critici. «È un lavoro che dà soddisfazioni», spiega, in grado di fare la differenza fra la vita e la morte. Quanto all'ondata di casi di Covid-19 che ha colpito l'Europa e il mondo, Camporota, che ha avuto modo di affrontare l'argomento in vari incontri fra specialisti evidenziando fra le altre cose la caratteristica della lunga durata della fase critica, definisce «positivo il lavoro di équipe incredibile che si sta facendo qui. Si lavora al massimo, e bene. Si lavora insieme in maniera eccezionale e va dato credito al sistema sanitario per questo». Con l'Italia resta un legame. «Torno qualche volta, non spesso - ammette - Sono in contatto con tanti professori italiani molto bravi che mi tengono aggiornato. Da alcuni di loro ho imparato molto». 

E infatti a parlare, e bene, di lui Girolamo Pelaia, Professore ordinario di Malattie dell'apparato respiratorio all'Università «Magna Grecia» di Catanzaro, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di malattie dell'apparato respiratorio e della Scuola di specializzazione:«Uno dei nostri migliori studenti, medici specializzandi e specialistici che io abbia mai conosciuto e seguito, di una preparazione medico-scientifica e di una disponibilità professionale e umana di altissimo profilo». 

 

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