Così La Scintilla con il Pio Monte della Misericordia illumina le giornate dei ragazzi diversamente abili

Così La Scintilla con il Pio Monte della Misericordia illumina le giornate dei ragazzi diversamente abili
di Donatella Trotta
Mercoledì 8 Aprile 2020, 23:47
5 Minuti di Lettura
Se in Usa c’è chi pensa di “scartare” le persone diversabili, negando (in oltre dieci Stati: la notizia l’ha data per prima in Italia Elena Molinari di «Avvenire» il 25 marzo, con un seguito di indignazione e polemiche) scegliendo chi salvare, ossia negando i respiratori ai disabili affetti da Covid-19, a Napoli il cuore solidaristico continua invece a pulsare in direzione ostinata e contraria. E nel solco di una tradizione umanitaria antica, praticata senza fariseismi, prova a inventarsi (nel senso etimologico del termine: nel senso di “trovare”) vie concrete per il sostegno, anche a distanza, di famiglie che si ritrovano all’improvviso a dover gestire quotidianamente, in casa, ragazzi con disabilità intellettive o psicomotorie senza la presenza fisica degli operatori che in tempi normali li aiutano.

Succede al Pio Monte della Misericordia - istituzione nata quattro secoli fa con lo scopo di svolgere opere di carità e assistenza nel cuore di via dei Tribunali – sede, dal 2004, della trentennale Associazione La Scintilla, impegnata a creare occasioni e spazi di amicizia, confronto, formazione e persino percorsi di residenzialità autonoma e inclusione sociale e lavorativa a persone diversamente abili. Per rispettare le normative dettate dalla inedita emergenza sanitaria, operatori, educatori e volontari hanno infatti dovuto rimodulare le loro attività al fianco di queste persone più fragili di altre, garantendo loro una continuità di contatto, e tenendo quindi accesa la “scintilla” della creatività e di una socializzazione che può illuminare le loro vite. Come? Con i nuovi strumenti offerti dalle tecnologie, per proseguire così anche a distanza l’impegno di cura e le iniziative (di danza, teatro, piccoli lavoretti artigianali, scrittura creativa, musica, disegno) che quotidianamente coinvolgevano gli utenti dell’Associazione. Così, i ragazzi sono diventati videomakers postando un video da loro realizzato  di danza “fantasy” (lo trovate al link  https://bit.ly/39HHC6O), e sono pronti ad un collegamento speciale, a Pasqua, per mostrare i coniglietti segnaposto realizzati per il tradizionale pranzo in famiglia.

«Tutti laboratori strutturati per creare delle piccole routine di appuntamenti quotidiani per i ragazzi, nell’ottica appunto di una necessaria continuità e per continuare a stare insieme anche a distanza», spiega Alessandro Pasca di Magliano, Soprintendente del Pio Monte della Misericordia. «Dal 9 marzo – aggiunge - i nostri ragazzi sono dovuti rientrare a casa dalle proprie famiglie con vari livelli di immaginabili difficoltà. Ma con grande rapidità e buona volontà gli educatori de La Scintilla hanno messo in campo una serie di nuovi strumenti per proseguire al meglio a distanza il prezioso lavoro di assistenza, cercando di essere vicini alle famiglie che necessitano di aiuto, e garantendo una continuità fondamentale alla vita quotidiana dei ragazzi. Una presenza, anche se virtuale, importantissima non solo per i ragazzi, ma pure per i familiari».

Il vero nemico per questi ragazzi (e per le loro famiglie, che spesso si sentono impotenti), a parte il virus invisibile, è infatti la solitudine. Tra le reazioni della forzata quarantena -che ha spezzato una routine quotidiana generando vari stati di disagio relativi all’autogestione di giornate in apparenza interminabili – si sono infatti registrate difficoltà a svegliarsi e ad addormentarsi, problemi a prendersi cura di sé, ostacoli nel seguire la scansione del tempo strutturando una sequenza di azioni quotidiane, accanto a stati emotivi come noia, apatia, bisogno compulsivo di mangiare, che in certi autistici ha significato anche ripresa e rafforzamento delle stereotipie o, in ragazzi con doppia diagnosi (anche psichica, e in adulti Down), rafforzamento delle manie. A queste generali problematiche si è aggiunta, per alcuni ragazzi più gravi, la difficoltà (o impossibilità) di spiegare quanto sta accadendo e di far quindi accettare l’impossibilità di uscire, con la conseguenza di provocare gravi stati di ansia ed aggressività.

Anche per questo una équipe di 16 educatori volontari è impegnata ogni giorno, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, per continuare le attività dell’Associazione per oltre trenta ragazzi, giovani e meno giovani. Cambiano solo le modalità, ma non muta l’attenzione e il “taking care” soprattutto verso i ragazzi più gravi, e dunque più fragili. Spiega Vito Gagliardo, vicepresidente de La Scintilla: «Già dai primi giorni, e poi in modo sempre più strutturato, abbiamo organizzato a distanza una serie di attività con lo scopo prioritario di non lasciare solo nessuno. E non soltanto, s’intende, per “offrire una compagnia”; ma, soprattutto, per dare scopi comuni e obiettivi, anche piccoli, da condividere e perseguire tutti insieme». Una buona pratica che ha richiesto molta organizzazione e capacità di adattamento, in tempi di Coronavirus ma anche di digital divide: «È stato necessario – sottolinea ancora Gagliardo - far in modo che progressivamente tutte le famiglie fossero coinvolte in maniera creativa e personalizzata per permettere a ciascun ragazzo, anche quelli con disabilità più gravi, di sentirsi partecipe. Le videochat, strumenti come Facebook, Zoom o WhatsApp agevolano molto le comunicazioni, ma è stato necessario rendere abili al loro uso anche genitori anziani che non avevano mai utilizzato questi mezzi».

Il calendario settimanale di attività, con orari diversi, che scandisce le giornate dei ragazzi in quarantena seguiti da La Scintilla prevede laboratori di scrittura creativa, coro e musica, danceability, ginnastica e yoga, attività di cucina e giardinaggio,   workshop di disegno ,creatività manuale e videomaking per creare clip da condividere, accanto a stimoli costanti per mantenere la cura di sé e della propria stanza. Uniti, ma a distanza: anche gli operatori si incontrano via Zoom o Skype, al mattino o alla sera, per confrontarsi, verificare le attività svolte, discutere i feedback delle iniziative, esigenze e problemi che ogni famiglia vive, affiancando agli appuntamenti quotidiani un piano di incontri di supervisione educativa tra gli operatori per rivedere il lavoro, valutare i risultati e riconfrontarsi, in una sorta di brain storming da Circle Time, sulle debolezze e i punti di forza, le luci e le ombre di un momento di difficoltà fuori dell’ordinario. E ai momenti di intrattenimento si affiancano poi, in casi particolari, comunicazioni personali per gestire piccoli disagi concreti della quotidianità: ad esempio, aiutare i ragazzi a fare la doccia, a mangiare o a farsi la barba: azioni quotidiane scontate per normodotati, ma per qualcuno più fragile invece insormontabili.
Una piccola storia, ma paradigmatica. Perché attenta alla diversità: che non è una sottrazione, ma può diventare risorsa se la guardi con fiducia, tessendo relazioni autentiche in un patto educativo rafforzato da un lavoro che contribuisce a mantenere aperto il percorso di autonomia verso quello che è il passo successivo cruciale per ogni genitore o educatore di ragazzi disabili: il “dopo di noi”.
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