Mes, Conte propone tregua a M5S e Pd: «Non ha senso dividerci. Io trasparente, ultima parola alle Camere»

Mes, Conte: «Non ha senso discuterne ora. Io trasparente, ultima parola alle Camere»
Mes, Conte: «Non ha senso discuterne ora. Io trasparente, ultima parola alle Camere»
Martedì 14 Aprile 2020, 20:18 - Ultimo agg. 16 Aprile, 08:20
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Il premier Giuseppe Conte interviene nuovamente sul tema del Mes dopo una giornata di polemiche che ha visto un durto scontro tra Pd e M5s, manche nel centrodestra tra Meloni-Salvini e Berlusconi: «Sul Mes la mia posizione è stata molto chiara sin dall'inizio. Ad alcuni miei omologhi che, a fronte di questa emergenza, hanno pensato di affidare al Mes la risposta europea ho replicato: il Mes è un meccanismo inadeguato e anche insufficiente per reagire a questa sfida epocale. Ha un regolamento pensato per shock asimmetrici e per reagire a tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi». È questo il messaggio, pubblicato poi anche su facebook, del premier Giuseppe Conte sul Mes.

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L'intervento di Conte.
«Sul Mes sta lievitando un dibattito che rischia di dividere l'intera Italia secondo opposte tifoserie e rigide contrapposizioni. Il dibattito in Italia è sulle condizionalità (del Mes, ndr). Alcuni sostengono che esiste il rischio che rimangano le tradizionali condizionalità macroeconomiche, altri ritengono che, pur se non previste nella prima fase, alcune condizionalità potrebbero essere inserite in un secondo tempo, altri ancora prevedono che si arriverà a cancellare tutte le condizionalità ad eccezione del vincolo di destinazione per le spese di cura e di prevenzione del contagio. All'ultima riunione dell'Eurogruppo è stato compiuto un deciso passo avanti perché nel paragrafo corrispondente è richiamata espressamente la sola condizione dell'utilizzo del finanziamento per le spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette. Vorrei chiarire, però, che discutere adesso se vi saranno o meno altre condizioni oltre a quelle delle spese sanitarie e valutare adesso se all'Italia converrà o meno attivare questa nuova linea di credito significa logorarsi in un dibattito meramente astratto e schematico», prosegue Conte. E Conte conclude: «Bisognerà attendere prima di valutare se questa nuova linea di credito sarà collegata a meccanismi e procedure diversi da quelli originari. Se questo nuovo strumento finanziario presenterà caratteristiche effettivamente differenti dal Mes, per come finora utilizzato. Se vi saranno condizionalità o meno lo giudicheremo alla fine, quando saranno concretamente elaborati il term sheet (contenente le principali caratteristiche del nuovo strumento), i terms of reference (che definiranno termini e condizioni della linea di credito) e, infine, il Financial Facility Agreement, le condizioni di contratto che verranno predisposte per erogare i singoli finanziamenti. Solo allora potremo valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se quel regolamento è conforme al nostro interesse nazionale».

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Lo scontro politico. Sul Mes è assedio del pd al premier Conte.
«Mi stupiscono le parole del Pd, perché mettono in discussione la linea del governo e del presidente del Consiglio Conte, che ha espresso la necessità di altri strumenti contro la crisi», dice Vito Crimi, capo politico M5S. «Se il Pd vuole il MES deve tornare alleato di Berlusconi», scrive su FB la senatrice M5S Barbara Lezzi. Tensioni fuori e dentro alla maggioranza di governo. Il via libera di Silvio Berlusconi per fronteggiare le conseguenze del coronavirus non trova d'accordo Matteo Salvini per il quale il fondo Salva-Stati «non è una questione di tifoserie, non è un derby Milan-Inter. Non esiste un Mes senza condizioni: Berlusconi o Prodi possono dire quello che vogliono ma il Mes è stato istituito da un trattato, basta leggerlo». Dello stesso avviso anche Giorgia Meloni.

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«Stamattina ho sentito il capogruppo del Pd Delrio dire 'il Mes è una disponibilità, secondo me è un successo averlo ottenuto senza condizionalità, ammesso che sia così'. In pratica Delrio ha ammesso candidamente di non sapere nulla sul tema ma comunque, alla cieca, si è lanciato contro la linea sul Mes del governo e del presidente Conte»., ha detto Manlio Di Stefano. «La verità è che le condizionalità del Mes esistono e il fatto che siano light non cambia la sostanza»

Con il Mes «vieni spinto dentro l'austerity passando dalla porta di servizio, invece che dall'ingresso principale», spiega Di Stefano che conclude: «Mi piacerebbe sentir parlare Delrio con altrettanto entusiasmo anche mentre dichiara che il suo partito si unisce alla nostra proposta di dimezzamento dello stipendio dei parlamentari fino a fine legislatura, come segno concreto di vicinanza della politica ai cittadini in questo momento così difficile. Invece, ad ora, silenzio assoluto. Nel frattempo in Giappone i parlamentari di quel Paese hanno deciso di tagliarsi lo stipendio per un anno del 20%, come contributo delle istituzioni contro il coronavirus. Un bel gesto, il loro: continuiamo ad attendere che ciò avvenga anche in casa nostra».

Anche il vice ministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni ribadisce il suo no all'utilizzo del Mes, il meccanismo europeo di stabilità perché l'accesso a questo strumento porrebbe «limiti grossissimi» che dovranno pagare le nuove generazioni. In un'intervista a Radio24 Buffagni sottolinea che servirebbero invece gli Eurobond che permetterebbero all'Italia e all'Europa di ripartire dopo l'epidemia. Il Mes, ha detto secondo quanto riporta una nota della trasmissione, «ci impone dei limiti che dovrà pagare pure mio figlio fra trent'anni. Si tratta di ulteriore debito che verrebbe dato in cambio di alcuni limiti che sono previsti dai Trattati. Allora o si cambiano i Trattati, oppure sono solo parole. Noi abbiamo bisogno - ha aggiunto - di uno strumento che permetta all'Italia e a tutta l'Europa di ripartire. Gli Eurobond devono servire a far ripartire il Paese e l'Europa. Non capisco - ha aggiunto riferendosi al Mes - perché dobbiamo farci da soli il cappio, con una corda che vogliono darci in un momento di difficoltà per strozzarci tra un pò di tempo».

«Per il futuro - ha detto ieri Berlusconi a DiMartedì - ci vorrà un governo davvero rappresentativo degli italiani. Ma ora ci interessa di più far sì che Conte non commetta gli errori che sta facendo: per esempio quello clamoroso di dire all'Europa sul Mes "faremo da soli" e rinunciare così ad utilizzare i circa 36 miliardi che potremmo ottenere, senza condizioni, ovviamente dal Mes per consolidare il nostro sistema sanitario». 


«Se uno chiede mille miliardi di euro li deve restituire e il problema sono le condizionalità. Se accedi, questo fondo ti potrà chiedere tagli alle pensioni», ha detto Matteo Salvini a Radio Anch'io.

Anche Giorgia Meloni si smarca dal fondatore di Forza Italia: «Berlusconi? Lui sul Mes è d'accordo con Prodi, io no. Non è la prima volta che non siamo d'accordo con Berlusconi: massimo rispetto ma io non sono d'accordo», ha detto la leader di FdI a un Giorno da Pecora su Radio1.

 



Fico: «Non mi affiderei al Mes»
«Gli strumenti messi in campo sono ancora insufficienti.
L'Europa deve comprendere che sta scrivendo una pagina della propria storia. Il fondo salva-Stati non è uno strumento a cui mi affiderei in questo momento». Così il presidente della Camera, Fico, intervistato dal Tg2. E ancora: 
«Il Parlamento ha un ruolo fondamentale, soprattutto nei periodi di emergenza. La prossima settimana ci sarà l'informativa urgente del presidente Conte: le Camere stanno svolgendo una funzione di controllo costante e attiva, tramite interpellanze urgenti, question time e appunto informative».

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