Coronavirus, Conte: «Mascherine e distanza fino a terapia o vaccino: ecco il piano per la Fase 2»

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte
Martedì 21 Aprile 2020, 15:22 - Ultimo agg. 22 Aprile, 02:47
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 Un piano «omogeneo» in tutta Italia, dal 4 maggio, per riaprire le attività produttive e per regolare il trasporto pubblico. E un primo, parziale, allentamento delle regole che hanno tenuto milioni di italiani dentro casa, fermo restando che bisognerà indossare la mascherina e tenere il distanziamento «finché non ci sarà una cura o un vaccino». Il premier Giuseppe Conte presenterà entro la fine di questa settimana il programma per la «fase 2» che annuncia «molto complessa».

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A ore la task force guidata da Vittorio Colao e il comitato tecnico scientifico consegneranno al governo il risultato del loro lavoro, che sarà la base per ogni decisione. Poi il premier vedrà enti locali e parti sociali. Con un'idea di partenza: le linee guida, come chiedono i governatori del Nord, saranno nazionali, ma saranno possibili norme più restrittive a livello locale nelle aree «rosse» in cui l'indice di contagio metta a rischio la tenuta del sistema sanitario. Conte interviene su Facebook poco dopo le sette del mattino, per placare l'impazienza di cittadini, imprenditori e Regioni che premono per riaperture dal 27 aprile. «Piacerebbe anche a me poter dire: riapriamo tutto, subito. Ma sarebbe irresponsabile», scrive.
 



«Non permetterò mai che si creino divisioni tra Nord, Sud, Centro e Isole», assicura per rassicurare chi, come Luca Zaia, da giorni denuncia un tentativo di isolare le regioni del nord. E anche in Aula al Senato e alla Camera, nel pomeriggio, di fronte a parlamentari leghisti battaglieri, parla di regole «omogenee». Ma è vero che, scrive sui social, si dovrà tenere conto «delle peculiarità territoriali», perché il sistema di trasporto in Basilicata non è quello della Lombardia e la capacità degli ospedali di reggere l'urto del contagio non è uguale ovunque. Perciò, spiega, si lavora a un piano sanitario su quattro assi: distanziamento sociale e mascherine; potenziamento di servizi di prevenzione e rsa; Covid Hospital; tamponi e test sierologici; teleassistenza e mappatura dei contagi con un'app che non sarà obbligatoria. 




Fondamentali saranno i dati sulla curva del contagio: la soglia nascerà dall'incrocio di indice di contagio e recettività degli ospedali nei singoli territori. Se si supererà quella soglia, scatteranno nuove chiusure, anche limitate a singole aree. Insomma, sintetizza una fonte di governo, «ci saranno linee guida comuni, classificazioni di rischio lavoro per lavoro e prescrizioni chiare su cosa fare ma poi tutto dipenderà dalla capacità delle Regioni di aver costruito la cintura di sicurezza, dai Covid Hospital ai centri per i positivi asintomatici». Non è ancora deciso se le restrizioni per le aree «rosse» scatteranno in automatico, se le scelte spetteranno alle Regioni, che se ne assumerebbero la responsabilità, o al governo. 
 

Potrebbero esserci aggiornamenti del piano ogni 15 giorni. Di sicuro più andrà giù il contagio e terrà il sistema sanitario, più ci si avvicinerà alla normalità, più saliranno i contagi più aumenteranno le restrizioni. Le soluzioni in concreto per le riaperture sono affidate agli esperti: una nuova riunione della task force di Colao con alcuni esponenti del comitato tecnico scientifico si tiene in serata, per consegnare entro mercoledì a Conte un documento. Poi entro venerdì dovrebbe riunirsi la cabina di regia con gli enti locali. Dovrebbero restare limiti agli spostamenti tra le Regioni ma l'allentamento per i cittadini potrebbe riguardare la possibilità di recarsi nelle seconde case, di andare al parco e a trovare parenti e a correre da soli anche lontano da casa.

Quanto alle attività produttive, ci sarà una forte spinta allo smart working e regole per gli uffici, con l'indicazione di evitare le riunioni e distanziare le postazioni. Snodo cruciale è il trasporto: bisogna evitare le ore di punta. Perciò si studiano non solo meccanismi di limitazione dei posti sui mezzi pubblici, con la possibilità di viaggiare solo seduti e distanziamento alle fermate, ma anche il modo di incentivare altri mezzi di trasporto, come le bici, e di allungare gli orari di uffici e negozi, magari anche al weekend. Quanto ai bar e ristoranti, potrebbe esserci un primo via libera ai ristoranti per fare asporto ma è difficile che il 4 maggio si 'riaprà. 

Conte sul Mes
In merito al Mes, «chi esprime dubbi su questa linea di credito contribuisce a un dibattito democratico e costruttivo. Ritengo che questa discussione debba avvenire in modo pubblico, trasparente, in Parlamento, al quale spetterà l'ultima parola». Lo dice il premier Giuseppe Conte nell'informativa al Senato. «Sull'ormai strafamoso Mes si è alimentato nelle ultime settimane un dibattito che rischia di dividere l'Italia in opposte tifoserie» ma l'intento è procedere con la «massima cautela». 

«Ci sono Paesi in Ue che hanno dimostrato interesse» al Mes senza condizioni. «La Spagna ha dimostrato di essere interessata purché non abbia le condizionalità» previste prima dell'emergenza. «Rifiutare questa nuova linea di credito significherebbe fare un torto a questi Paesi che ci affiancano nella battaglia» in Ue. 

«Per capire se il Pandemic Crisi Supporto (la nuova linea di credito che fa riferimento al Mes, ndr) sarà effettivamente» senza condizionalità «bisogna attendere l'elaborazione dei documenti predisposti per erogare questa linea di credito. Solo allora potremo discutere se il relativo regolamento può essere o meno opportuno agli interessi nazionali».

 «L'Ue e l'Eurozona non possono permettersi di ripetere gli errori commessi nella crisi finanziaria del 2008, quando non si riuscì a dare una risposta comune. È un rischio che non ci possiamo permettere di correre perché il fallimento nel produrre una risposta adeguata e coraggiosa provocherebbe un grave danno allo stesso progetto europeo». Lo dice il premier Giuseppe Conte nell'informativa al Senato in vista del Consiglio europeo. 

 «Dobbiamo potenziare ulteriormente la nostra risposta di politica economica. Per tale ragione, in aggiunta ai 25 mld di euro già stanziati con il 'Cura Italià, il governo invierà in brevissimo al Parlamento un'ulteriore relazione contenente la richiesta di scostamento dagli obiettivi di bilancio pari alla cifra ben superiore a quella stanziata a marzo. Una cifra davvero consistente, non inferiore a 50 miliardi di euro che si aggiungeranno ai 25 mld già stanziati per un intervento complessivo non inferiore ai 75 miliardi di euro». 

 In merito al recovery Fund «appoggiamo la proposta francese avendo chiesto di integrarla in modo da rispondere più puntualmente ai requisiti che riteniamo imprescindibili. Da ultimo è stata presentata una proposta spagnola che pure, ma con qualche suggerimento di variazione, potremmo appoggiare per la sua conformità alle nostre finalità». 

«La risposta comune dell'Europa deve essere ben più consistente» di quanto finora prospettato: «siamo convinti delle nostre motivazioni. All'inizio eravamo soli, ora sono con noi altri otto Paesi». Lo dice il premier Giuseppe Conte nell'informativa al Senato in vista del Consiglio europeo. «È fondamentale un European Recovery Fund. Il rapporto dell'Eurogruppo ne richiama la necessità il più velocemente possibile: deve essere capace di strutturarsi con debito comune sui mercati finanziari». E conlude: Nella trattativa con l'Ue «non accetterò un compromesso al ribasso. Non siamo di fronte a un negoziato a somma zero. Qui o vinceremo tutti o perderemo tutti». 

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