Coronavirus a Roma, «Mio padre dimesso anche se positivo. In clinica non c'era posto»

Coronavirus a Roma, «Mio padre dimesso anche se positivo. In clinica non c'era posto»
Coronavirus a Roma, «Mio padre dimesso anche se positivo. In clinica non c'era posto»
di Roberta Savona
Mercoledì 22 Aprile 2020, 16:00 - Ultimo agg. 19:25
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«Lo scorso 28 febbraio ho portato mio padre al Vannini perché stava molto male. Gli hanno diagnosticato solo una polmonite e l'indomani lo hanno mandato in una clinica convenzionata sulla via Appia. Da lì lo hanno dimesso, senza diagnosticargli la positività al virus. Ho chiamato subito per segnalare la cosa, ma la clinica ha chiuso solo dopo una settimana. Quante dimissioni come quella di mio padre ci saranno state in otto giorni?». Inizia così la vicenda di Sergio, pensionato di 82 anni, portato in ospedale a Roma dal figlio Pino che con queste parole si è raccontato al Messaggero, per denunciare le modalità con cui è stato affrontato il caso del padre, solo di recente dichiarato positivo al Coronavirus.

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Oggi l'anziano è ricoverato nel Centro Covid di Albano, ma non è stato semplice venire a conoscenza della positività al virus. Dopo gli accertamenti fatti all'Ospedale M.G.Vannini in Via Acqua Bullicante, il signor Sergio è stato trasferito nella clinica di Via Appia, dove in questo momento caldo per le RSA e le strutture di ricovero, sono in corso gli accertamenti utili per comprendere le responsabilità dei tanti sospetti contagi e focolai che hanno scoperchiato lo scandalo delle residenze sanitarie assistenziali in tutto il Paese.

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Il signor Sergio resta in quella struttura fino al 31 marzo, giorno in cui, nonostante il suo precario stato di salute, viene dimesso dalla struttura senza mai esser stato sottoposto al tampone. Ad attenderlo per l'uscita c'è il figlio Pino che, riportandolo verso casa, assiste ad un nuovo e violento crollo fisico del padre. Così Pino torna indietro e tenta di far ricoverare nuovamente il padre, appena dimesso. Ma nella clinica non c'è più posto e su consiglio degli operatori sanitari di turno, Pino viene indirizzato a rivolgersi ad un altro pronto soccorso. Il primo utile è quello del Policlinico Casilino che, all'accoglienza dell'anziano signore, non ha dubbi nel destinarlo immediatamente al percorso Covid-19.



L'uomo viene ricoverato e l'indomani, il figlio viene avvisato della sua positività al Coronavirus, che lo porterà al ricovero presso il Centro Covid Regina Apostolorum di Albano. «Dal 1° aprile tutta la mia famiglia è stata messa in quarantena per 15 giorni - dichiara Pino che continua incredulo - Comprendo la difficoltà del periodo, ma non capisco perché quella clinica non abbia chiuso. Io li ho chiamati subito per notificare la positività di mio padre, ma loro hanno chiuso solo il 9 aprile. In otto giorni le dimissioni come quella di mio padre saranno state tantissime. Nessuno lo dice, io ho provato anche a contattarli più volte». Anche se le condizioni di papà Sergio ad Albano in questi giorni vanno migliorando, al termine della sua quarantena e con le dovute certificazioni mediche, Pino si è recato dalle autorità per effettuare regolare denuncia dell'accaduto, che ha poi deciso di raccontare pubblicamente. Dopo 21 giorni, Pino è stato contattato dall'ASL ed invitato a fare il tampone. 

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