Jovanotti: «Dalle spiagge al deserto
un docutrip sul mio viaggio in bici»

Jovanotti 2020
Jovanotti 2020
di Federico Vacalebre
Venerdì 24 Aprile 2020, 21:24 - Ultimo agg. 21:30
5 Minuti di Lettura

Dice l’ex ragazzo fortunato, ogni cinquantatreenne dai capelli cresciuti più del dovuto come a chiunque (si fa per dire) in questa clausura, che, «appena atterrato a Fiumicino, mi hanno puntato alle tempie un termoscanner e ho capito che la cosa era più seria di quello che avevo capito pedalando». Tornato a casa a Cortona, alla ricerca di qualcosa da fare per distrarsi dalla quarantena, Jovanotti ha rivisto le 60 ore di registrazione del suo viaggio in bicicletta dal Cile all’Argentina e gli è venuto in mente «che valeva la pena farsene qualcosa, c’era una narrazione, un senso». Così, quelle riprese fatte con una go-pro ed un iPhone, un po’ puntate sul panorama ed un po’ sul suo volto bruciato dal sole e sferzato dal vento, sono diventate un docutrip, neologismo adatto a spiegare «Non voglio cambiare pianeta», 16 episodi da 15 minuti l’uno da oggi su Raiplay, che aggiunge un nuovo testimonial prestigioso, dopo Fiorello, al suo bouquet.
«Questo può essere una specie di tutorial della fase 2 perché c’è uno che mantiene le distanze ma viaggia, on the road ma solitario», spiega in un’inedita videoconferenza stampa (88 persone collegate) via Zoom, una delle tante piattaforme che stiamo imparando ad usare in questi giorni. Il titolo cita il poeta che confessava di aver vissuto, Pablo Neruda, ed ogni puntata si chiude con una poesia, letta alla fine, da Luis Sepulveda, altro comunista cileno, al sudcoreano Ko Un. Ma, dagli Appennini di casa alle Ande, da Santiago a Buenos Aires, tra il deserto di Atacama e i 5.000 metri di altezza, ci sono anche «Alturas» degli Inti Illimani e «Montagne verdi» di Marcella Bella, panorami ed incontri, un lama, i pinguini, un soldato, il mondo alla fine del mondo.
«Gli strumenti per affrontare il mondo sono viaggiare e leggere, il viaggio è stato la mia passione ancor prima della musica», ricorda Jova, «forse perché i miei mi regalavano biciclette e mappamondi. Parlo del viaggio come avventura, con tutto il rispetto per il turismo, dell’avventura iniziatica che ci mette in pericolo e ci restituisce diversi. Di solito si viaggia così da ragazzi, ma... Picasso ci ha insegnato che la vita è un viaggio fino a 90 anni».
Nelle strisce il racconto si muove tra cazzeggio, National Geographic, «Pechino express», «Quark» in versione new age, diario di bordo a due ruote, paesaggi sconfinati, citazioni di Levi e Borges, Erri De Luca e Antonio Machado, aggiunte al ritorno, come la colonna sonora. «È un po’ il negativo del mio “beach party”, la sabbia è rimasta, il mare era un po’ lontano, ma dove c’era la folla in cui mi muovo a perfezione c’è il silenzio, la natura, che è benedetta, ma non deve diventare ideologia o religione. Sono partito con la mia bici, una telecamera che pesa come mezza mela e un cellulare. A strutturare il racconto ci abbiamo pensato poi, se n’è occupato Michele “Maikid” Lugaresi che l’ha montato, lavorando con me e con Federico Taddia».
Lorenzo Cherubini ha avuto un compagno di viaggio soltanto nella settimana più dura, il valico delle Ande, l’amico Augusto Baldoni, titolare di un negozio di biciclette di Forlì. 4.000 chilometri in 40 giorni, dieci-dodici ore di pedalata al giorno, le gambe ustionate dal sole: «La musica e la bicicletta sono simili: più ci sei dentro e più ti vedi da fuori, più ti concentri e più la testa prende direzioni inattese». Quale direzione possa prendere ora la sua musica non lo sa: «Quella fatta in quarantena è un placebo, lo streaming con chitarrina va bene per un momento di emergenza, ma poi... la musica si fa tra la gente. Nella fase 2 non ci sarà, non ci saremo, ma dopo bisognerà inventarne di nuova, per contenuto, magari anche forma». Potrebbe esserci una direzione Sanremo, gli chiedono subito, visto che l’anno scorso proprio questo viaggio gli fece dare buca agli amici Amadeus e Fiorello? «Pensare a Sanremo adesso, che non sappiamo se si farà, come, se ci saremo... Ama e Fiore sono amici del cuore, come tutti quelli cresciuti con Cecchetto, ma non ho dato forfait all’ultima edizione, non avevo nessun progetto artistico adatto e tanta voglia di fare questo viaggio. Successe che Rosario mi tirò fuori una battuta e...».
Alla conferenza partecipano anche l’amministratore delegato di Viale Mazzini, Fabrizio Salini, e la direttrice di Raiplay Elena Capparelli, la collaborazione con Jova potrebbe essere solo all’inizio, resta da capire se vederlo viaggiare non ci farà sentire tutti più frustrati, più prigionieri del Covid-19: «Penso che i miei filmini possano piacere ai miei fans, che troveranno cose che conoscono di me, e non, a chi ama gli sport, la bici, il viaggio, la letteratura, il Sudamerica. E che spinga i ragazzi a viaggiare davvero, non solo sul web».

© RIPRODUZIONE RISERVATA