Intervento straordinario al Bambino Gesù: i chirurghi hanno operato in utero un feto di 28 settimane

Intervento straordinario al Bambino Gesù: i chirurghi hanno operato in utero un feto di 28 settimane
di Mauro Evangelisti
Mercoledì 29 Aprile 2020, 12:32 - Ultimo agg. 12:58
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Intervento chirurgico di altissima specializzazione all'Ospedale Bambino Gesù su un feto di 28 settimane, Si è trattato di un lavoro di squadra visto che nella sala operatoria c'erano l’équipe di specialisti  (ginecologi-ostetrici, neonatologi, chirurghi feto-neonatali, anestesisti, infermieri specializzati)  dell’Ospedale Policlinico di Milano, dell’Ospedale San Pietro - Fatebenefratelli e dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

In cosa è consistito l'intervento?  Spiegano i medici:  è stato posizionato «un palloncino nella trachea del feto, ancora nella pancia della mamma, per consentire lo sviluppo dei polmoni e aumentare le chance di sopravvivenza. La delicata procedura sul feto di 28 settimane, affetto da una grave forma di ernia diaframmatica congenita, è stata portata a termine con successo».

Tutte le procedure di prevenzione dell'epidemia da Covid sono state rispettate scrupolosamente, sia per il personale, sia per la madre.

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Ma cos'è l'ernia diaframmatica congenita? Spiegano al Bambino Gesù: «È una patologia rara che in Italia interessa circa 150-180 bambini all’anno. È caratterizzata da un difetto nel diaframma, il muscolo che separa il torace dall'addome, che provoca la "risalita" dei visceri addominali (intestino, stomaco, milza, fegato) nella cavità toracica. La spinta degli organi risaliti nel torace comprime i polmoni, compromettendone lo sviluppo (ipoplasia polmonare) e provocando l’aumento della pressione nel circolo polmonare (ipertensione polmonare). Il rischio di mortalità associato a questa patologia varia a seconda della severità, che viene determinata sulla base di criteri ecografici prenatali. Nei casi più gravi può superare il 90%».

L'intervento è stato eseguito il 17 aprile ed è durato 45 minuti, la donna era in anestesia locale. «Il feto era “sedato” con una puntura sulla coscia - spiegano gli specialisti -, è stato inserito un fetoscopio, una sonda molto sottile dotata di telecamera a fibre ottiche, nell’addome della gestante. Passando per la bocca del feto (lungo appena 35cm per 1,2kg di peso), è stata raggiunta la trachea dove è stato posizionato e gonfiato un minuscolo palloncino, un “tappo” che blocca la fuoriuscita del liquido normalmente prodotto dal polmone. L'accumulo del fluido all'interno dei polmoni, che nei casi di ernia diaframmatica sono di dimensioni ridotte, li mantiene in espansione e ne favorisce lo sviluppo»

Cosa succederà ora? Un mese prima del parto il palloncino sarà rimosso con la stessa procedura per consentire al neonato di respirare normalmente. «L’occlusione della trachea fetale mediante fetoscopia - concludono al Bambino Gesù - è l'unico intervento in utero praticato nel mondo, in pochissimi centri di riferimento, per il trattamento dell’ernia diaframmatica congenita ad altissimo rischio. In Italia viene effettuato in modo esperto e standardizzato (circa 10 interventi all’anno) dall’equipe dell’Ospedale Policlinico di Milano, con il quale il Bambino Gesù ha avviato già da alcuni anni una  collaborazione clinico-scientifica rivolta proprio alla gestione di questa patologia in fase prenatale. La procedura comporta dei rischi (rottura delle membrane e/o parto prematuro nel 25-30% dei casi), ma l’esperienza clinica internazionale indica un potenziale beneficio sulla sopravvivenza (che può aumentare anche del 20-30%) dei neonati affetti dalle forme più gravi di ernia diaframmatica». 

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