Ictus, impennata di casi in Campania. Gli esperti: colpa del Coronavirus

Ictus, impennata di casi in Campania. Gli esperti: colpa del Coronavirus
di Ettore Mautone
Sabato 2 Maggio 2020, 23:30 - Ultimo agg. 3 Maggio, 13:06
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Nel centro stroke (Unità specialistica per la cura dell’Ictus) del Cardarelli, in un mese, dall’11 marzo all’11 aprile, sono stati 4 gli eventi cerebrali acuti (tre trombotici e uno emorragico) in pazienti Covid positivi di età compresa tra i 50 e i 60 anni, più del 20% rispetto ai 18 in totale trattati nello stesso lasso di tempo. Dati simili sono stati registrati a Salerno. Non sono pochi ma alla luce della natura tromboembolica della malattia, in Campania è andata bene rispetto alle altre aree del Paese.

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«Dalle notizie che ci giungono dai colleghi di Bergamo e Brescia, epicentro dell’emergenza epidemica in Italia - avverte Mario Muto, primario di neuroradiologia interventistica del Cardarelli - lì addirittura il 75% degli eventi acuti per stroke erano positivi con l’impossibilità di fatto di organizzare una separazione dei percorsi. Noi ci siamo organizzati per tempo e abbiamo creato un percorso per sospetti o Covid positivi. Nell’urgenza non è facile distinguere e dunque bisogna proteggersi a prescindere e considerare tutti a rischio contagio. Va detto che in Campania il fenomeno è stato molto più contenuto ma siamo preoccupati perché anche a distanza di settimane dal picco epidemico potremmo registrare un’impennata dei casi. Sappiamo infatti, dalla attuale letteratura internazionale - conclude Muto - che la Sars Cov 2 certamente determina reazioni immunitarie infiammatorie con lo sviluppo di vasculiti che possono correlarsi a un aumento dell’incidenza secondaria di trombosi cerebrali e periferiche anche a distanza di tempo dall’avvenuta guarigione». Non a caso un allarme simile arriva da un ospedale di Manhattan dove nelle ultime tre settimane sono raddoppiati i casi di giovani o persone di mezza età morti per ictus e positivi al Coronavirus ma che non si erano nemmeno accorti di essere malati.

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Quello dei casi silenti di Covid con sintomi aspecifici (neurologici ma anche di altra natura) è un serio problema di salute pubblica. Il Cardarelli si è dotato così di percorsi separati per pazienti sospetti o Covid positivi per il trattamento dello stroke e dell’ischemia e in vista dell’apertura ai ricoveri programmati e alle attività ambulatoriali, sono previsti esami di screening per tutti i pazienti in entrata e il tampone nei casi dubbi. «Sono anche previsti percorsi separati, tra Covid e non Covid, per ogni specialità tempo dipendente (ictus, infarto e trauma) e per le principali patologie - avverte il manager Giuseppe Longo - e il personale e i pazienti dovranno sempre utilizzare dispositivi di protezione». Difficile tuttavia procedere con cautela nei casi urgenti all’arrivo in pronto soccorso. Una settimana fa un paziente con addome acuto riferiva in pronto soccorso, come unico sintomo, coliche addominali e mal di pancia che duravano da un mese senza alcun altro segno. Niente tosse, nessuna dispnea, no febbre ma alla Tac totalbody - praticata per verificare la causa dei suoi disturbi - è emerso un focolaio di polmonite interstiziale poi confermato come Covid al tampone. Per questo oltre al test rapido alle immunoglobuline ogni paziente sarà trattato come se fosse sospetto Covid e avviato in un percorso ad alto isolamento già definito. Se poi dovesse essere confermata la positività al tampone la degenza e le cure mediche e chirurgiche saranno espletate nel Padiglione M dedicato al Covid, altrimenti si andrà nelle degenze ordinarie. 
 


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A testimonianza, infine, che la paura del virus ha svolto un ruolo deterrente all’accesso in pronto soccorso anche di casi gravi dall’11 marzo all’11 aprile c’è comunque stato un calo del 18% di accessi, rispetto al 2019, per lo stroke ischemico e del 40% per l’infarto del miocardio mentre si registra una ripresa da dopo Pasqua. Le motivazioni? Possono essere diverse e sono state analizzate anche a livello nazionale. Da un lato la paura del contagio ma anche uno stile di vita meno stressante. E non di rado i pazienti con infarto sono morti prima di arrivare in ospedale.
 

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