Lega Pro, governo al lavoro per la cig
a chi guadagna meno di 50mila euro

Lega Pro, governo al lavoro per la cig a chi guadagna meno di 50mila euro
di Danilo Sorrentino
Domenica 10 Maggio 2020, 18:41
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Molti presidenti l'hanno chiesta, quasi tutti - tesserati compresi - sperano di poterne usufruire per vedere limitati i danni economici che potrebbe provocare l'emergenza epidemiologica che l'Italia si è trovata ad affrontare. E' la cassa integrazione in deroga (CIG), strumento al quale si fa ricorso in ipotesi di difficoltà delle imprese. Come lo sono le società di calcio in questo momento, in particolare quelle di Serie C, con il campionato che difficilmente ripartirà dopo la proposta dell'Assemblea di Lega di chiudere anticipatamente la stagione. Nel decreto "Cura Italia 2", che dovrà passare al vaglio del Consiglio dei ministri nei prossimi giorni, dovrebbe essere riconosciuta la cassa integrazione per coloro che lavorano nelle società sportive professionistiche con reddito annuo «non superiore a 50mila euro lordo limitatamente ad un periodo massimo di 9 settimane». Anche l'Aic aveva formulato una proposta analoga al Governo, in modo tale da agevolare una fetta importante - decisamente la più grande - dei calciatori di Serie C. Misure sono previste anche per i dilettanti, con l'incremento di ulteriori 200 milioni di euro per l’erogazione di bonus a favore del mondo dello sport dilettantistico, rinnovando anche per i mesi di aprile e maggio l’indennità di 600 euro a tutti i lavoratori sportivi del mondo dei dilettanti (tesserati e dirigenti).

«Abbiamo davvero urgenza, ieri non oggi, di usufruire della cassa integrazione in deroga, i club non ce la fanno più a reggere. Gli incassi da botteghino e le sponsorizzazioni, le due voci di ricavi su cui vivono i club, sono venute a mancare, nella casse dei club non entra più un solo euro», ha detto il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli. «In questa fase storica ognuno deve fare la propria parte, chiediamo al Governo di supportare un settore che non è solo sport, ma una parte della rete sociale del nostro Paese».
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