Polisportiva Cesaro via da Avellino:
«Avviso di sfratto entro 30 giorni»

Polisportiva Cesaro via da Avellino: «Avviso di sfratto entro 30 giorni»
di Flavio Coppola
Sabato 16 Maggio 2020, 08:33 - Ultimo agg. 08:38
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Avviso di sfratto per i Cesaro. Il centro sportivo di via De Gasperi va liberato «entro 30 giorni». Il Comune di Avellino rompe gli indugi. Il dirigente al Patrimonio, Michele Arvonio, ha avviato ufficialmente il procedimento di rilascio della struttura natatorio gestito dalla «Polisportiva Avellino», con l'intento di scrivere la parola fine sul braccio di ferro legale in atto da mesi tra le parti. Arvonio cita il project financing realizzato nel lontano 2002, con rate mai pagate dalla società, e arriva subito all'interdittiva antimafia che ha raggiunto, il 31 maggio 2018, la «Polisportiva». Ne era scaturito un procedimento di fronte al Tar. Ma i giudici - ricostruisce il dirigente comunale - hanno «respinto l'istanza cautelare relativa sia al ricorso introduttivo che ai motivi aggiunti, dando atto della legittimità dei provvedimenti impugnati, che oggi risultano validi ed efficaci». Così, considerato scrive che «la revoca e il recesso si applicano anche quando gli elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa siano accertati successivamente alla stipula del contratto», l'amministrazione ora vuole che la Piscina comunale sia liberata. Del resto, il Comune aveva determinato la chiusura dei rapporti già o scorso 21 gennaio. Ma anche qui era stato opposto un ricorso che, però, dal punto di vista dell'ente «è stato concluso il 26 febbraio scorso».

Per Piazza del Popolo, insomma, «la Polisportiva ora detiene l'impianto natatorio comunale senza titolo ed è necessario riacquisire la disponibilità della struttura per riattivare il pubblico servizio». E allora ecco l'ordinanza per la riconsegna.

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La guerra totale con i Cesaro è giunta alle estreme conseguenze. E si riapre con forza il dibattito sul futuro della struttura. L'amministrazione Festa, ha più volte sostenuto di voler portare a conclusione la manifestazione di interesse per la gestione, avviata da Priolo ed espletata un anno fa. Vi aveva partecipato, legittimamente, anche una società riconducibile all'imprenditore Angelo D'Agostino, vicino politicamente proprio all'assessore al Patrimonio, Stefano Luongo. Ma non era stata l'unica manifestazione di interesse pervenuta. Se davvero il Comune riuscirà a sgomberare il centro natatorio entro 30 giorni, bisognerà inevitabilmente accelerare sulla gestione.

Intanto, il sindaco Festa ha messo nero su bianco il provvedimento di rimpasto delle deleghe dei 4 dirigenti. Proprio Michele Arvonio perde il Patrimonio, che verrà gestito da Luigi Cicalese. Al comandante della municipale, per contro, passerà la delicatissima delega all'Ambiente.

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Per una struttura pubblica che resta nel caos, c'è un'altra, il Campo Coni, che è pronta a tornare alla città quasi nella sua interezza. È l'assessore allo Sport, Giuseppe Giacobbe, ad annunciare la svolta: «A partire da lunedì 18 maggio, osserverà il seguente orario: dalle ore 7.30 alle 9 e dalle 19.15 alle 20.45, si potrà esclusivamente correre, anche senza mascherina, ma nel rispetto del distanziamento sociale di 5 metri. Dalle 9 alle 19.30 si potrà esclusivamente camminare, con l'obbligo di indossare la mascherina e nel rispetto del distanziamento sociale di 2 metri. È assolutamente vietato utilizzare gli spogliatoi della struttura o dare luogo ad assembramenti di qualsiasi genere».

La fase due entra nel vivo anche ad Avellino. Ieri, la conferenza dei capigruppo ha fissato la data del Consiglio comunale in cui dovrà essere approvato il Piano commercio del vicesindaco, Laura Nargi. Si farà mercoledì 20 alle ore 15. Ma ci saranno anche un ordine del giorno di «SiPuò» per le fasce deboli e una proposta più organica per le altre categorie produttive da parte dell'opposizione. Il capogruppo di «Avellino prende parte», Francesco Iandolo, ha chiesto anche una discussione sul tema della mobilità alternativa: Non bastano gli incentivi economici alle piccole imprese, gli spazi all'aperto o le isole pedonali se non si rivoluziona la mobilità e la si rende sostenibile con l'emergenza in atto». 

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