Caserta, coiffeur per donna
e centri estetici: riapertura col botto

Caserta, coiffeur per donna e centri estetici: riapertura col botto
di Lidia Luberto
Martedì 19 Maggio 2020, 08:41 - Ultimo agg. 20:36
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Una ripresa col botto, quella di parrucchieri e centri estetici. Ieri è stata una giornata campale per tutti. La città di nuovo in movimento, come se si stesse svegliando dopo un lungo sortilegio che ha fermato la vita, l'ha tenuta bloccata, congelata per mesi.

E, poi, finalmente su la saracinesca, come fosse il primo giorno di una nuova era. A partire, appunto, dagli esercizi per la cura della persona. Clienti fuori in attesa già dalle prime ore del mattino, con gli accessi contingentati, però, e così è andata per tutta la giornata senza alcuna pausa. Solo cambi turno per il personale che si è avvicendato per coprire le varie fasce orarie. In qualche caso, è stato addirittura impossibile parlare con i titolari. «Purtroppo non ho modo di fermarmi un minuto, oggi è davvero difficile», si è scusato, per non aver potuto rispondere neppure al telefono il titolare del Romano beauty saloon. Mentre il telefono ha squillato ininterrottamente dovunque.

«Per ora, siamo pieni fino alla seconda settimana di giugno», dice Andreana Gagliardi, titolare di tre centri estetici a Caserta, Santa Maria Capua Vetere e Aversa.

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«Anche perché aggiunge i tempi di lavoro si sono allungati: i protocolli da osservare sono molto rigidi e bisogna distanziare gli appuntamenti di 15 minuti per effettuare, ogni volta, la sanificazione. Procedure richieste non solo dai protocolli, ma dagli stessi clienti che sono molto più esigenti e attenti alla sicurezza».

Una politica, questa della sicurezza, che ha da sempre caratterizzato anche il lavoro di Rita Parente, la decana delle professioniste dell'estetica a Caserta, titolare di Sempiù, il primo centro nato a Caserta quasi 40 anni fa. «Serietà, qualità, professionalità ed etica sono i capisaldi del nostro lavoro che l'emergenza sanitaria ha solo confermato e, se possibile, ulteriormente consolidato», dice Parente, direttrice del centro per la parte estetica mentre del settore medico si occupano i figli, Laura (nutrizionista ed esperta in medicina estetica) e Luca Piombino (chirurgo plastico). «Abbiamo da sempre ispirato la nostra attività a questi principi che, ora più che mai, sono inevitabili per tutti. Per noi, semplicemente, le misure verranno implementate: operatrici dotate di visiere, oltre che della doppia mascherina, di camici monouso, gli ingressi verranno utilizzati in modo differenziato dal personale, fornitori e uno per l'uscita e l'altro per l'entrata dei clienti. Niente attese e, prima di entrare, ogni cliente dovrà igienizzare le mani, misurare la febbre, lasciare giacche e borse in sacche monouso. Siamo convinti - aggiunge Rita Parente - che, dopo il Covid, potranno sopravvivere solo gli istituti che punteranno sulla qualità e sulla sicurezza. Caratteristiche, negli ultimi tempi, da molti tenuti in scarsa considerazione, sembravano più un optional per lo stesso consumatore, che non si rendeva conto di risparmiare, forse, ma a rischio della propria salute».

Il tema della qualità torna in maniera trasversale. Gerardo Smeragliulo, titolare dell'omonimo salone, dice, infatti: «Il nostro lavoro è cambiato: meno numeri e migliori servizi, è la nuova tendenza. Perciò abbiamo ridotto del 60 per cento la nostra attività giornaliera: entreranno per ogni turno 10 clienti per dieci operatori, un numero compatibile con l'ampiezza della nostra struttura che misura 500 metri quadri. E, poi, contiamo di dilatare i tempi, rimanendo aperti almeno fino alle 21. Una condizione che ci porterà, quasi certamente, ad assumere altro personale, oltre a non aver licenziato nessun dipendente».

Un inizio caotico per Vittorio Landolfi, titolare del negozio di acconciature femminili più antico di Caserta. «Questa prima giornata è stata febbrile non tanto per il lavoro in sé (abbiamo dovuto distanziare gli appuntamenti, dunque con meno persone per ogni turno) quanto per il mancato rispetto dell'orario da parte della clientela, poco abituata alla puntualità.

E poi lo stress di cercare di accontentare tutte, con il telefono che non smetteva di squillare e le richieste che si concentravano per il fine settimana».

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