Omicidio di Luca Sacchi, la difesa del padre: «Ha fatto tutto per Nastja»

Omicidio di Luca Sacchi, la difesa del padre: «Ha fatto tutto per Nastja»
di Camilla Mozzetti
Mercoledì 20 Maggio 2020, 10:44
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Di fronte a quell'informativa del Nucleo investigativo dei carabinieri di via In Selci, che pochi giorni prima del delitto colloca il figlio nel covo dei suoi killer, il padre di Luca Sacchi, Alfonso, risponde prima con un lungo sospiro e poi replica: «Qualunque cosa abbia fatto Luca, lo ha fatto per difendere o per tirar via dai guai la sua fidanzata».

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Non vuole piegarsi all'idea che il suo ragazzo potesse essere protagonista di una storia che, oltre ogni ragionevole dubbio, non si esaurisce affatto nell'acquisto di un po' di marijuana per sballarsi una sera. Sul tavolo della Procura i militari hanno depositato un supplemento di indagini ed emerge che Sacchi, sei giorni prima di morire, si trovava con la sua fidanzata Anastasia Kylemnyk a Casal Monastero. Ci sono le celle telefoniche a dirlo e a incrociare la posizione dei due ragazzi con quella di Valerio Del Grosso, Paolo Pirino e Valerio Rispoli ovvero di chi poi ha premuto il grilletto contro il personal trainer 24enne, del suo complice e di uno degli intermediari per l'acquisto - a 70 mila euro - di una partita di marijuana. Tutti nello stesso posto alla stessa ora: via Acuto, tra le 15.30 e le 16.30 del 18 ottobre scorso, «A dimostrazione - annotano i carabinieri - che l'incontro tra i due gruppi è verosimilmente avvenuto». 

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Ma questo ad Alfonso Sacchi non basta per convincersi della responsabilità del figlio nella vicenda. «Non ci sono messaggi tra Luca e questa gente o almeno non sono emersi. L'udienza del processo è stata rimandata perché ai nostri avvocati non erano arrivate queste nuove informazioni». Chi può escludere, ad esempio, che Sacchi quel pomeriggio fosse lì per controllare Nastia? «Dove sono le prove che mio figlio abbia avuto un ruolo attivo in questa faccenda?», conclude il padre. Un dato è certo: Luca Sacchi non potrà mai spiegare per quale motivo quel pomeriggio si trovava a Casal Monastero, se fosse coinvolto (e semmai a che titolo) nell'affare dell'acquisto di droga, dal momento che è stato freddato e ai morti non è concessa alcuna possibilità di replica.

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I legali della famiglia Sacchi, Armida Decima e Paolo Salice, intanto fanno sapere per conto della famiglia che «dai nuovi atti d'indagine non risulta assolutamente che Luca conoscesse i suoi killer e che ci fosse stato un incontro. Emerge, che è cosa ben diversa, l'aggancio della cella del telefono di Luca Sacchi ad un ripetitore di Casal Monastero, e tra lui e gli altri soggetti non vi è mai stato alcun contatto telefonico. Proprio in quella zona vi sono scuole di arti marziali e Luca, in qualità di personal trainer, era solito proporsi in queste strutture, ragion per cui non è da escludere che lui si fosse recato lì per questo motivo».

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