L’economista Stefano Cianciotta: il futuro è tutto nell’alta formazione
In pratica «un iscritto all'università su due». Il decreto prevede poi un piano per l'assunzione di oltre 3mila ricercatori universitari dal 2021. Bisogna cercare «di non perdere i nostri talenti migliori» e se possibile «convincere a tornare quelli che sono andati all'estero». Venendo all'emergenza Covid, quando arriverà la Fase 3 gli atenei vi si adegueranno «in base all'andamento della situazione sanitaria». Davanti a un miglioramento, alcuni atenei potrebbero decidere, tra giugno e luglio, di ricominciare a fare qualche seduta di laurea in presenza, «mentre per settembre mi aspetto un'università che torni in presenza, organizzata per garantire il distanziamento sociale».
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Ad esempio spalmando la didattica su più giorni e riducendo la presenza nelle aule. Si lavorerà anche «a un piano di semplificazioni per le università» in ambiti come gli acquisti o la rendicontazione, che sarà nel «decreto semplificazioni in arrivo a breve». Sui temi dell'emergenza la ricerca italiana, sia pubblica che privata, ha dato «una grande prova di competitività. Penso ai farmaci, ai vaccini, ai dispositivi. Con i nuovi investimenti per il settore nel Dl Rilancio «puntiamo ad andare oltre.
Non solo sui Prin, i progetti di rilevante interesse nazionale, abbiamo deciso di investire 550 milioni nel prossimi due anni, che si sommano ai 150 già stanziati. Arriviamo così a 700 milioni», il più grande investimento degli ultimi 20 anni sulla ricerca pubblica». Serve però anche «un grande piano per la ricerca industriale», su cui si potrebbe intervenire con il Recovery Fund. «È una tappa fondamentale e serve una visione integrata pubblico-privata».
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