Avellino, pronto soccorso in tilt
l'ospedale «Moscati» si ribella

Avellino, pronto soccorso in tilt l'ospedale «Moscati» si ribella
di Antonello Plati
Giovedì 21 Maggio 2020, 09:11
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L'Azienda ospedaliera «Moscati» invia una nota alla responsabile della centrale operativa del 118 di Avellino, Rosaria Bruno, per capire perché continuino ad arrivare a Contrada Amoretta ambulanze da Ariano Irpino e comuni limitrofi ma anche dall'Alta Irpinia. Una circostanza che da lunedì scorso sta congestionando il pronto soccorso della città ospedaliera che anche ieri ha registrato un iper-afflusso con una quarantina di utenti che per ore hanno affollato l'area no-covid. Eppure i mezzi potrebbero portare i pazienti al «Frangipane» di Ariano Irpino e al «Criscuoli» di Sant'Angelo dei Lombardi, ma dall'inizio della settimana preferiscono raggiungere il capoluogo. Perché? Il direttore generale dell'Asl, Maria Morgante, che ha competenza su entrambi i presidi della provincia, interpellata dal «Mattino» preferisce non rispondere. E il direttore sanitario del «Moscati» Rosario Lanzetta, come detto, invia una nota alla responsabile del 118 Rosaria Bruno: «Abbiamo inviato una nota dice il manager circa le opportune iniziative per non creare sovraffollamento al pronto di soccorso di Avellino in virtù del fatto che, ribadendo la necessità di confermare lo screening per Covid-19 nel pronto soccorso e il mantenimento del distanziamento previsto dalla normativa, una non attenta gestione del servizio del 118 potrebbe porre le premesse per possibili contagi».

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Nella nota si precisa anche «di ottimizzare l'accesso al pronto soccorso dei pazienti trasportati dal Servizio 118 prevedendo una diversa destinazione degli stessi al superamento della soglia di 22 pazienti in pronto soccorso». Soglia, dunque, ampiamente superata in questi ultimi giorni: ieri erano quasi 40 quelli in attesa, 25 martedì e 35 lunedì con tempi medi di 4-5 ore anche per le patologie più gravi. Forse anche per questo, il direttore medico di presidio, Vincenzo Castaldo, ha disposto, con una circolare diffusa ieri pomeriggio, di «effettuare tempestivamente tutte le consulenze specialistiche richieste dal pronto soccorso senza dover aspettare l'esito di eventuale tampone faringeo e/o esame seriologico per Sars-Cov-2, adottando, ovviamente, tutte le misure di protezione necessarie per tutelare il personale e i pazienti». Infatti, chiunque raggiunge il pronto soccorso, anche in assenza di sintomi, è sottoposto a verifica per accertare la positività o meno al Covid-19, circostanza che se da un lato aumenta il livello di sicurezza; dall'altro dilata i tempi di attesa per essere trattati e poi visitati dagli specialisti (che fino a ieri eseguivano la consulenza solo dopo l'esito del tampone). Una modalità di gestione che ha contribuito a determinare il congestionamento della struttura facendo riemergere atavici problemi, primo fra tutti quello della carenza di personale. «Riallocheremo l'Unità operativa di Ortopedia annuncia Lanzetta nei locali dell'attuale Geriatria, così il fast track ortopedico (che fornisce una risposta assistenziale alle urgenze minori, ndr) non sarà più effettuato in pronto soccorso ma in reparto, liberando locali e risorse umane». Non solo ambulanze. Diversi utenti, dall'Alta Irpinia, raggiungono la città ospedaliera con mezzi propri (preferendo quindi Avellino sia ad Ariano sia a Sant'Angelo dei Lombardi). E si tratta sia casi di sospetti di Covid-19 sia di pazienti no-covid. Perché succede? Probabilmente la rete territoriale non regge con l'Unità speciale di continuità assistenziale dell'Asl (Usca) che non sta ottemperando alle indicazioni del governo nazionale sull'assistenza a domicilio. Ma i problemi sono anche altri. Gli spazi del reparto di Emergenza, dopo gli interventi di ristrutturazione effettuati tra le fine di marzo e l'inizio di aprile, si sono ridotti ulteriormente soprattutto nell'area riservata ai no-covid. E in alcuni ambienti, quando c'è affollamento, è difficile perfino garantire la distanza di sicurezza. Su questi aspetti pesano alcune decisioni della direzione strategica, tra le quali quella di non aver previsto nessuna area esterna che potesse essere da filtro. Lanzetta, però, difende le sue scelte. E replica così: «Il pre-triage è già in essere all'interno del pronto soccorso, confermando che si è già in linea con le linea guida della Simeu (Società italiana di emergenza-urgenza) che non specifica che il pre-triage debba essere esterno».
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