Lo studio choc: «Dopo il lockdown allarme sociale, si rischiano rivolte senza precedenti»

Lo studio choc: «Dopo il lockdown allarme sociale, si rischiano rivolte senza precedenti»
Lo studio choc: «Dopo il lockdown allarme sociale, si rischiano rivolte senza precedenti»
Venerdì 22 Maggio 2020, 12:37 - Ultimo agg. 23 Maggio, 08:03
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La situazione attuale, dopo due mesi di lockdown e all'inizio della Fase 2, non è delle migliori: il mondo delle imprese e dei commercianti è in difficoltà per la chiusura forzata e chiede interventi allo Stato. E dietro l'angolo c'è l'enorme rischio di rivolte sociali: uno studio choc di Kelony, la prima agenzia di risk-rating a livello mondiale - pubblicato dal quotidiano Il Giornale - lancia un forte allarme sul pericolo di eversione. «C'è il rischio di una crescente esasperazione sociale basata sull'insoddisfazione delle popolazioni che potrebbe portare a varie forme di rivolta su una scala senza precedenti», si legge nel report.

Lo studio delinea due scenari altamente probabili. «Da un lato un'accelerazione del numero di procedimenti giudiziari, rappresentativi dello stato di diritto e della democrazia. Dall'altro un nuovo "stato di emergenza che per fronteggiare l'emergenza ordine pubblico potrebbe nuovamente rafforzare misure di eccezione contrarie alle libertà individuali
». In merito all'economia, secondo lo studio, si va verso una nuova Iri, leggasi Cassa depositi e prestiti, laddove «il rafforzamento della presenza degli Stati nell'economia, corollario del crescente bisogno di servizi pubblici per soddisfare le esigenze di solidarietà e di protezione dei più vulnerabili, sarà ampiamente sostenuto dalle imprese, nella speranza che i governi le aiutino a compensare le perdite e i deficit subiti».

Lo scenario migliore è che questa tendenza sia
«temporanea, per tornare ad un'economia più libera con una redistribuzione sociale dei profitti». Il vero problema sarà «una pressione fiscale che aumenterà fortemente, a causa degli effetti della crisi, e che inizierà con strategie difensive indirette di distanziamento e astensionismo al consumo». Mitigare gli effetti dell'epidemia è una necessità se si vuole che l'economia si riprenda: «Proteggere clienti e dipendenti non è una liberalità ma una necessità per l'economia e il profitto stesso«, dicono gli analisti Kelony.
In Italia è altamente probabile che »il risultato di questi due movimenti antagonisti, cioè vincoli più stringenti per mantenere l'ordine pubblico e il desiderio di un disimpegno neoliberale dello Stato
» porti a una situazione sempre più esplosiva.

«Bisognerà ripensare anche l'ordine pubblico visti gli aspetti socialmente inediti dell'autocontenimento, anche rispetto ai doveri e ai diritti civili - dice a Il Giornale Genséric Cantournet, chairman di Kelony - come quelli dell'andare a votare o del consumare meno possibile, che è anche una forma 'legale' di evasione delle tasse». Un cocktail micidiale, scrive il quotidiano, un potenziale di esplosioni sociali crescente che si intreccia con una gestione della crisi che rischia di diventare una sorta di «dittatura sanitaria». Perché, osservano gli esperti di Kelony, imporre «forme di sterilizzazione su scala planetaria» per distruggere il virus significherà, e di recente lo ha ammesso anche l'Oms, impattare anche sulla carica batterica, «rendendola di fatto più forte e vanificando l'azione delle armi a disposizione dell'uomo contro i batteri», relegando in secondo piano il rischio climatico o ecologico. Uno scenario, conclude il quotidiano, che potremmo definire un R con zero. Dove zero è il numero di esseri umani che sopravviverebbe. 
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