Ma dopo 10 settimane di stop, è tempo di ricominciare, sostiene Klopp. Non tanto, non solo per concludere una stagione che - con ogni probabilità - riporterà il titolo nazionale a Liverpool dopo un'attesa lunga 30 anni. Ma soprattutto per dare un segnale di incoraggiamento a tutto il paese. A Salah e compagni mancano solo sei punti per garantirsi la certezza matematica del 19esimo trionfo domestico, il primo dal 1990. Ma più dei festeggiamenti, che i Reds saranno costretti a celebrare senza i propri tifosi, Klopp pensa all'impatto che la ripresa del campionato avrà sulla società britannica. Identico beneficio di quello assicurato dalla Bundesliga in Germania. «Nessuno vuole mettere a rischio la salute degli atleti, e penso, alla luce delle conoscenze attuali, che i giocatori possono stare tranquilli - le parole di Klopp -. Avendo la possibilità di effettuare i test così di frequente, la situazione sarà sempre sotto controllo. Anche in Germania hanno registrato 10 o 12 positivi, eppure hanno già ripreso a giocare».
Se non proprio un ritorno alla normalità, un primo passo verso una nuova normalità, nella quale bisognerà convivere con il virus per chissà quanto tempo. «Il mondo del calcio può dimostrare come è possibile costruire una società dove ci si riesce a proteggere.
Siamo sempre più vicini a tornare in campo, e sarà un bene per tutti». Nonostante gli stadi vuoti, le partite senza tifo, il manager tedesco è sicuro che passione ed emozioni non mancheranno. «Il calcio ha una sua magia che prescinde dal contesto in cui viene giocato. Ci potranno essere partite memorabili anche nel prossimo futuro». Una convinzione suggerita dal suo sguardo, perennemente ottimista, sulla vita. «Bisognerebbe sempre pensare positivo, viceversa tutto diventa più difficile. Se vinco una partita sono felice, anche se il giorno dopo l'ho già scordata. Ma nell'insieme è giusto sempre ricordarsi che siamo tremendamente privilegiati».