Napoli: il degrado di salita Cacciottoli, così muore la scalinata del '600

Uno scorcio della seicentesca salita Cacciottoli
Uno scorcio della seicentesca salita Cacciottoli
di Antonio Folle
Mercoledì 27 Maggio 2020, 16:22 - Ultimo agg. 16:45
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Una antica scalinata del seicento che versa nel degrado più assoluto nonostante i numerosi - e inconcludenti - progetti di recupero e restauro che si susseguono ormai da anni. Nella Napoli "lungomarecentrica", dove contano di più i discutibili progetti che prevedono l'installazione di una pedana sulla scogliera piuttosto che la salvaguardia di importanti pezzi di storia, accade anche questo. Ben pochi napoletani oggi saprebbero individuare in salita Cacciottoli una delle più antiche e importanti "rampe" di collegamento tra la parte antica della città e la zona collinare. Costruita quando la tangenziale o il corso Maria Teresa - quello che dopo l'unità sarebbe diventato corso Vittorio Emanuele - non erano nemmeno nelle menti più fantasiose dei governanti dell'epoca, per secoli è stata una dei pochi collegamenti - insieme alla pedamentina di San Martino - tra l'allora semideserta collina del Vomero e il centro cittadino.
 
 

Salita Cacciottoli prende il nome dal casato dei Cacciuottoli che, nel XVII secolo, proprio in questa zona avevano una delle loro ville di famiglia. Da diversi anni versa in terribili condizioni di degrado - puntualmente documentate e segnalate dai residenti - con erbacce alte oltre un metro, tonnellate di rifiuti che si accumulano tra i cespugli incolti che nascondono alla vista i gradini di pietra vesuviana e un continuo viavai di tossicodipendenti e clochard di ogni nazionalità che approfittano dell'abbandono di questi luoghi per costruirvi i loro poveri accampamenti fatti di cartoni e di stracci raccattati tra i cassonetti. Non di rado, come hanno più volte raccontato i cittadini, in questa zona si verificano rapine ai danni dei pochissimi passanti che vi si avventurano. Eppure salita Cacciottoli continua a figurare - e ne avrebbe ben diritto - tra i percorsi pedonali più ricchi di storia e cultura della città.

Secondo una nota leggenda popolare in questa zona della città viveva la donna che raccolse il sangue di San Gennaro, conservandolo per anni prima di consegnarlo al clero napoletano. Dall'incontro tra il sangue ormai pietrificato e la testa del santo sarebbe poi nato il prodigio che si ripete ancora ai giorni nostri. Una storia che ben figurerebbe nei racconti delle guide turistiche che ogni giorno - in periodi normali - accolgono in città migliaia di turisti.
 

Invece gli unici "visitatori" che accoglie salita Cacciottoli sono le blatte, le zanzare e i tantissimi ratti che si moltiplicano praticamente indisturbati, creando foltissime colonie tra i basoli accatastati qui e la e tra i pesanti arbusti caduti al suolo e mai portati via da chi avrebbe il dovere di tenere pulito il passaggio. Le maggiori criticità si registrano nella zona centrale della lunga scalinata. Qui le erbacce arrivano ad impedire il transito, creando un vero e proprio percorso a ostacoli tra siringhe abbandonate, lacci emostatici e rifiuti abbandonati dai senza fissa dimora.

I problemi di salita Cacciottoli non prendono origine dalla costruzione delle moderne strade di collegamento o, peggio, dalla metropolitana che senza alcuno sforzo garantisce un agevole collegamento tra la parte "bassa" e il quartiere del Vomero. Le cause del degrado e dell'abbandono dell'antica strada di collegamento vanno ricercate probabilmente nella complessa burocrazia della città. Salita Cacciottoli, infatti, è divisa in due tra le competenze della V e della II Municipalità, cosa che non agevola di certo gli interventi di pulizia e manutenzione, ma che da la visione "plastica" dell'abbandono di interi pezzi della città. O almeno di quei pezzi di città che non hanno la fortuna di essere tutti i giorni sotto i riflettori. 
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