Noi

Noi
Giovedì 28 Maggio 2020, 21:45
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Paolo Di Stefano da anni scava nelle famiglie, con saggi e romanzi, lavorando sugli equilibri richiesti, dolori coperti, dialoghi, e sulle lezioni che si ricevono nel nucleo familiare e che poi diventano le strategie per vivere. È un biologo in laboratorio: ha capito che quello è il sistema da indagare e ci lavora. Cambia la lingua, sposta le geografie, ma sotto al suo occhio rimane la famiglia: segue le dinamiche, i sentimenti, e poi lo sradicamento – il movimento nel tempo – perché non c’è solo il cambio di paese nelle indagini letterarie di Di Stefano, ma quello più alto e che ferisce di più: la morte. Come i veri grandi scrittori scrive per combatterla, e come Ezra Pound mescola il presente e i tempi, le figure e i giorni, le ore e gli anni, riportando tutto a casa e tutto all’oggi, al “Noi”, che è poi il titolo del suo ultimo romanzo-summa (uscito per Bompiani), un lungo reportage sullo sradicamento della morte: quella del fratello Claudio che diventa iperpresenza vagante e assillante, una voce giocosa e irriverente che non ha risentimenti ma venature di nostalgia per il non essere. Poi c’è il padre, e nel padre il vero romanzo, sul coraggio e la paura, temi cari a Dostoevskij.
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