Napoli, aggredita infermiera al Cardarelli: «Non potete filmare col cellulare»

Napoli, aggredita infermiera al Cardarelli: «Non potete filmare col cellulare»
di Melina Chiapparino
Venerdì 29 Maggio 2020, 11:42 - Ultimo agg. 13:11
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Un’infermiera è stata aggredita per aver invitato il familiare di una paziente a non filmare con il cellulare l’assistenza che le stavano prestando al Cardarelli. Le parole cortesi della sanitaria per convincere l’uomo a mettere via il telefonino, come da regolamento, hanno scatenato la reazione brutale contro la professionista tra le mura del pronto soccorso. Sull’ennesimo episodio di violenza contro il personale sanitario, l’Associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate” ha sottolineato che «per legge è severamente vietato filmare all’interno dei locali del pronto soccorso ed è maggiormente vietato filmare personale sanitario nell’esercizio delle sue funzioni - si legge in una nota - l’ infermiera fa presente alla persona, educatamente, il divieto di riprese audio e video ma l’ignoranza e la violenza ha preso il sopravvento».

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Una precisazione da fare, riguarda la nuova organizzazione del pronto soccorso del Cardarelli che per emergenza Covid, adesso, filtra subito i pazienti prima di entrare attraverso il test ematico, dopo il quale si accede al triage e quindi alla fase della presa in carico dell’ammalato a seconda delle sue problematiche. Di conseguenza, tutti gli accompagnatori attendono fuori le porte del ponto soccorso con adeguato distanziamento sociale.
 


L’aggressione fisica e verbale di stamattina nel presidio collinare, fa salire a 27 il numero di azioni violente messe a segno dall’inizio del 2020 contro i sanitari a Napoli. Due giorni fa, un altro episodio aveva provocato il ferimento di un medico del 118 che cercando di difendere e soccorrere una donna in strada, era stato aggredito dal 29enne straniero che la stava maltrattando. «Stavolta, l’aggressore resosi conto del terribile gesto ha provato anche a scusarsi con il professionista» concludono i rappresentanti dell’associazione che da tempo chiedono il «riconoscimento di pubblico ufficiale per tutti il personale sanitario».

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