L’omaggio alle 21 “Madri costituenti”: il 2 giugno fiori sulla tomba di Maria Federici

Le donne dell'Assemblea costituente
Le donne dell'Assemblea costituente
di Goffredo Palmerini
Domenica 31 Maggio 2020, 15:31 - Ultimo agg. 15:46
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Il 2 giugno 1946 l’Italia votò nel referendum Monarchia o Repubblica e scelse la Repubblica. Nello stesso giorno votò per eleggere l’Assemblea costituente. Quel giorno in cui s’esercitò il suffragio universale, votarono per la prima volta le donne e furono anche elette in Parlamento. Su 556 deputati dell’Assemblea 21 furono donne, 9 Dc, 9 Pci, 2 Psi e 1 dell’Uomo qualunque: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Maria Nicotra, Teresa Noce, Ottavia Penna, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.

Il 2 giugno, per celebrare la Festa della Repubblica, l’Anpi ricorderà in tutta Italia le 21 Madri costituenti con un gesto sobrio ma di grande significato politico: un omaggio floreale per sottolineare il loro contributo nella stesura della nostra Costituzione. Due le costituenti abruzzesi elette il 2 giugno ‘46: Maria Federici (L’Aquila, 1899- Roma, 1984) e Filomena Delli Castelli (Città Sant’Angelo, 1916- Pescara, 2010). L’Anpi dell’Aquila, col suo presidente Fulvio Angelini e una ristretta delegazione, alle 11 del 2 giugno, nel cimitero del capoluogo deporrà un omaggio floreale sulla tomba di Maria Federici, nella cappella di famiglia.

Nata all’Aquila il 19 settembre 1899 da famiglia benestante, laureata in lettere, docente e giornalista, Maria Agamben sposa nel 1926 Mario Federici, anch’egli aquilano, drammaturgo e affermato critico letterario. Negli anni della dittatura fascista, lascia l’Italia insieme al marito e va all’estero ad insegnare negli Istituti italiani di cultura: Sofia, il Cairo, Parigi. Cattolica impegnata, profonda fede nei valori di libertà e democrazia, la Federici matura la sua formazione con il pensiero cristiano sociale di Mounier e Maritain.

Negli anni all’estero cresce in lei la consapevolezza del valore della libertà, della giustizia sociale e del ruolo essenziale della donna, non solo nella famiglia, ma anche in politica e nella società. Al rientro in Italia, nel 1939, avvia un intenso impegno sociale.

A Roma è attiva nella Resistenza. Nel 1944 è tra i fondatori delle Acli, poi del Centro Italiano Femminile di cui diventa presidente fino al ‘50. Nell’Assemblea costituente, poi, è una delle figure più incisive. Assieme alla collega di partito Angela Gotelli (Dc), a Nilde Iotti e Teresa Noce (Pci), a Lina Merlin (Psi), Maria Federici entra nella Commissione dei 75 che elabora la proposta di Costituzione, poi discussa dall’Assemblea, approvata il 22 dicembre ’47 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Rilevante il suo contributo nella Commissione in tema di famiglia, sull’accesso delle donne in magistratura, sulle garanzie economico-sociali per l’assistenza alla famiglia e del diritto all’affermazione della personalità del cittadino, sul diritto d’associazione e ordinamento sindacale, sul diritto di proprietà in economia.

Pure rilevante il suo ruolo in aula con incisivi interventi sui rapporti etico-sociali, sui rapporti economici e politici, sulla magistratura, su diritti e doveri dei cittadini. Il 18 aprile 1948, la Federici viene eletta alla Camera nella prima Legislatura. La sua spiccata sensibilità sociale, le immagini dei treni e delle navi pieni d’emigranti, le famiglie che restavano nei paesi affidate alle sole donne, la drammatica congerie di problemi legati al fenomeno migratorio determinano in lei un impegno che resta esemplare nell’affrontare le questioni sociali legate all’emigrazione.

anto che nel 1947 fonda l’Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe), guidandola come presidente fino al 1981. Muore il 28 luglio 1984. E tuttavia il suo insegnamento e la sua opera sono ancora determinanti per comprendere a fondo i problemi delle migrazioni. Un cospicuo patrimonio d’esperienze e scritti, il suo, utile per l’intero Paese. Si deve alla lungimiranza d’una delle donne più rilevanti del Novecento di cui L’Aquila può andare orgogliosa.

Goffredo Palmerini
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