Napoli Est, cittadini curano il verde dove un tempo c'era il giardino botanico

Napoli Est, cittadini curano il verde dove un tempo c'era il giardino botanico
di Alessandro Bottone
Domenica 31 Maggio 2020, 17:19
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Tornano la pulizia e la bellezza nell'aiuola alle spalle di Villa Roomer, l'antica dimora che sorge lungo corso Sirena a Barra, nella periferia orientale di Napoli. Dopo il furto di piante di qualche mese fa e lo stop forzato per l'emergenza sanitaria, i cittadini hanno recuperato nuovamente lo spazio verde eliminando erbacce e degrado. E tornano i colori grazie alle piantine appena messe nel terreno.

Non una semplice pulizia. L'attenzione costante con cui i residenti hanno preso a cuore questa piccola aiuola richiama una attenzione particolare al “glorioso passato” di Barra su cui insistono molto i volontari di CAB, Cittadinanza Attiva per la Barra, l'associazione che da tempo cerca di scuotere le coscienze dei residenti invitandoli a combattere contro il degrado e l'abbandono che, purtroppo, caratterizzano diverse aree del quartiere. Lo fanno puntando sull'enorme patrimonio storico e sulle forti radici culturali che Barra non vuole e non può dimenticare. Esattamente nel punto in cui oggi insiste l'aiuola si apriva il giardino botanico di Villa Bisignano - anche nota come Villa Roomer - di cui non ci sono più tracce se non quelle nei documenti originali, come il catalogo delle essenze coltivate in questo spazio oltre due secoli fa per volere del «Signor Principe di Bisignano alla Barra». Dall'enorme giardino rettangolare, diviso in quattro aree con al centro una grande fontana in piperno, si accedeva ad un ampio viale fiancheggiato da alberi: seguivano un parco e un boschetto.
 
 

C'era una incredibile attenzione alla natura e una cura costante del verde, dalle essenze più piccole ai grandi alberi. Fu proprio Pietro Antonio Sanseverino di Bisignano Conte di Chiaromonte, dopo il 1765, a rinnovare gli spazi con fontane, tempietti e colonnati e a creare un frutteto. Il giardino vantava una «pregevolissima collezione botanica che andò sempre più arricchendosi di nuove entità», scrive Francesco Zecchino descrivendo l'antica villa di Barra, una delle centoventidue ville vesuviane del «Miglio d'oro», oggi proprietà del Comune di Napoli. Esisteva un sistema altamente innovativo per l'epoca, ovvero una serra in cui erano ospitate piante esotiche. Questo era un luogo importantissimo per chi studiava botanica visto che l'orto botanico di Napoli sarebbe stato costruito solo nel corso dei primi anni dell'800. Quella di Barra era una vera e propria eccellenza per tutto il Paese in cui si raccoglievano essenze uniche da tante zone lontane. Ed era un luogo di una bellezza straordinaria: sono in tanti a descrivere la balaustra in piperno e l'orologio della struttura ormai andati persi. «Negli anni Cinquanta dello scorso secolo, per far spazio ad un nuovo quartiere popolare, fu completamente rasa al suolo la vastissima area contenente il parco e il giardino» scrive ancora Zecchino. Così è stata distrutta una ricchezza unica: in realtà, l’attenzione verso l’orto botanico di Barra era andata persa già da diversi decenni vista la preminenza assunta dall’orto costruito a Napoli.

Ora che della gloriosa storia architettonica, e non solo, restano comunque importanti testimonianze c'è chi cerca di renderle simbolo di un riscatto. «Crediamo che la cultura sia il veicolo trainante per poter migliorare il quartiere» dice Rino Amato, presidente dell'associazione CAB, che sottolinea le contraddizioni di Barra che vanta un enorme patrimonio storico che «deve venir fuori per prospettare un futuro diverso per il territorio, come dal punto di vista turistico: è una ricchezza sottovalutata». Le eccellenze del quartiere, secondo Rino Amato, restano fondamentali per la rinascita dell'intero quartiere di Napoli Est.

Resta molto da fare per il decoro della zona. A pochi metri dall'aiuola recuperata ci sono rifiuti accumulati intorno ai cassonetti. Diverse aree del quartiere sono prese di mira da delinquenti che sversano ingombranti e altri rifiuti a ogni ora del giorno: c'è chi arriva qui dai comuni limitrofi per liberarsi della “monnezza”. Il recupero dell'aiuola è, quindi, una azione simbolica di una volontà più grande. É quella di rivedere la grande palma, abbattuta l'anno scorso, ricrescere più forte; di incontrare più operatori per la cura del verde; di sensibilizzare quanti più cittadini al decoro del proprio quartiere. Non una illusione ma una speranza costruita con piccoli gesti quotidiani.
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