Caos movida a Napoli, la prefettura: vale l'ordinanza regionale

Caos movida a Napoli, la prefettura: vale l'ordinanza regionale
di Luigi Roano
Lunedì 1 Giugno 2020, 08:39 - Ultimo agg. 13:24
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Regione e Comune aspettano un parere dal Governo prima di fare scoppiare la guerra dei ricorsi al Tar dopo quella delle ordinanze. Il governatore Vincenzo De Luca e il sindaco Luigi de Magistris ancora l'uno contro l'altro con sullo sfondo l'aula del tribunale amministrativo e in prospettiva anche la campagna elettorale per le regionali. Evento che non può essere relegato a semplice contorno in questo scontro. Per ora l'indiscrezione che trapela dalla Prefettura - e confermata in tutti i comandi - è che oggi tutte le forze dell'ordine, inclusi i vigili urbani, applicheranno l'ordinanza varata il 29 maggio dal governatore per la gestione della movida e del by night napoletano. Input arrivato da Palazzo di Governo in una domenica di lavoro e riunioni con le forze di polizia. Primo round a De Luca dunque, ma non sarà l'ultimo. Non segna la fine della guerra, anzi. Di sicuro Napoli e la sua gente sono precipitati in un caos istituzionale nell'epoca nera già segnata dalla pandemia e dalla crisi economica. Dove servirebbero certezze e chiarezza alla cittadinanza invece che segnali altamente contraddittori. Infatti la contrordinanza del sindaco Luigi de Magistris, che allunga gli orari della movida e di apertura dei baretti alle 3,30 - cioè di 2 ore e mezza rispetto a quella di De Luca - e anche la vendita degli alcolici a mezzanotte oltre all'apertura di tutti gli spazi pubblici, non si può dire che non è vigente e che sia diventata carta straccia, ma nemmeno il contrario. Impossibile da decifrare perché pareri scritti e definitivi fino alla tarda ora di ieri non ce ne erano né dal prefetto Marco Valentini e nemmeno da Palazzo Chigi. Probabilmente si aspetta che la notte porti consiglio a qualcuno e forse c'è ancora la speranza che nella mattinata di oggi la situazione possa sbloccarsi o attraverso l'intervento del Governo o con la mediazione dello stesso prefetto che non pare si sia arreso ancora alla guerra dei ricorsi e invoca il buonsenso. Tuttavia il ricorso Tar non è visto come una sciagura totale, certo non sarebbe il massimo lo scontro in aula in questo periodo tra due istituzioni, ma almeno in due o tre giorni ci sarebbe chiarezza.

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LO SCENARIO
L'ago della bilancia la Prefettura lo ha fatto pendere dal lato di De Luca perché la tutela della salute pubblica «è assorbente rispetto ad altre questioni», anche quelle economiche che sono il vero motivo della disputa. Ma anche qui trapela che la normativa generale in epoca di pandemia ha un buco in questa parte della gestione. Ecco perché si sta lavorando puntando l'attenzione su Palazzo Chigi. Invocato da de Magistris anche al Tg3 Campania. «Non è un contrasto tra me e De Luca, noi sindaci abbiamo incontrato Conte in settimana e abbiamo chiesto di riprendere il controllo delle nostre città e il premier ci ha detto che abbiamo il diritto-dovere di fare le ordinanze. Il Governo ora deve chiarire come stanno le cose». Per de Magistris «il diritto alla salute e alla tutela dell'economia devono coincidere. Se dopo le 22 uno non si può bere una birra all'esterno tutti si concentreranno dentro i locali dove il rischio di contagio diventa molto più elevato, è una politica dell'imbuto». E ancora sullo scontro, in riferimento al Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di venerdì, racconta: «De Luca è andato contro la leale collaborazione tra istituzioni, si sono presentati in comitato con l'ordinanza già pubblicata, il prefetto ha detto che bisognava trovare una mediazione. La Regione ha detto va bene, facciamo una clausola di salvaguardia per i Comuni, e poi si sono rimangiati tutto e insistono sull'orario». In effetti la clausola di salvaguardia non c'è nell'ordinanza della Regione ed è un fatto. Però va anche detto che il governatore nel corsa della diretta fb in cui ha illustrato l'ordinanza annunciò «ampie aperture alle richiesta dei Comuni per aprire spazi pubblici».

STOP VERBALI
Tant'è, la guerra delle ordinanze avrà un seguito in Tribunale: dalla Regione fanno sapere che la probabilità di ricorrere alla giustizia amministrativa è altissima. Al Comune sono più cauti, ma nessuno lo esclude. Ma al Tar potrebbero ricorrere anche i cittadini perché in assenza di chiarezza su come comportasi, non essendoci una norma chiara e due ordinanze che sostanzialmente oggi sono entrambe valide da un punto di vista formale, tutti i verbali possono essere impugnabili. E addirittura un brutto quarto d'ora potrebbe passarlo anche il malcapitato esponente delle forze dell'ordine che dovesse trovarsi in questa scomoda situazione. Tanto da correre il rischio di dovere pagare in solido e personalmente eventuali verbali elevati, perché tutti ma proprio tutti li contesteranno e avranno il 99 per cento di probabilità di avere ragione innanzi alla giustizia. Una situazione pericolosa per chi ha il delicato compito di controllare l'ordine pubblico e la movida in particolare.

Di qui l'invito da parte dei vertici delle forze dell'ordine a contenersi nell'elevare verbali e farlo solo quando si è sicurissimi di stare facendo la scelta giusta. Oggi, se non arriveranno chiarimenti prima dell'ora della movida, i poliziotti sono chiamati a fare moral suasion più che multe.

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