Napoli, De Magistris in bilico ma Pd e renziani non lo affonderanno

Napoli, De Magistris in bilico ma Pd e renziani non lo affonderanno
di Luigi Roano
Martedì 2 Giugno 2020, 23:00 - Ultimo agg. 3 Giugno, 13:50
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Sfiducia sì o sfiducia no al sindaco di Napoli Luigi de Magistris? Sfogliano la margherita quelli del Pd, dal Nazareno - dove la riflessione coinvolge pienamente il numero uno Nicola Zingaretti e la sua squadra - a Napoli. E ci sono molte ipotesi sulla strategia da mettere in campo, sui pro e sui contro di una decisione delicata. Con sullo sfondo le regionali e il governatore Vincenzo De Luca in rampa di lancio per il secondo mandato, un particolare non trascurabile. Lo sceriffo De Luca si potrebbe trovare di fronte lo stesso de Magistris per la corsa alla Regione in un duello all’ultimo sangue. Un quarto incomodo che difficilmente vincerebbe le elezioni, ma potrebbe togliere a sinistra voti preziosi. E si profilerebbe - questo il rischio più grosso - una election day con il Pd a corto di candidati per Napoli da dove è marginale già da una decina di anni. Scenari complessi e molto articolati dentro i quali ne va inserito un altro: oggi in Consiglio comunale il centrodestra si presenterà con un notaio per raccogliere 21 firme, quelle delle dimissioni, per sciogliere l’Assemblea cittadina e mandare a casa de Magistris. E il gruppo locale dem sarebbe intenzionato a mettere anche la firma dei suoi tre consiglieri. 
 

 

L’uscita di scena di de Magistris a mezzo dimissioni o con la sfiducia - questo il ragionamento dei dem - consegnerebbe l’ex pm al martirio politico. Cioè alla ribalta mediatica, dove già oggi è gettonatissimo, pulpito dal quale potrebbe organizzare la sua campagna elettorale invocando complotti di Palazzo non solo a danno suo, ma dei napoletani. Facendo passare in secondo piano il fallimento politico arancione - de Magistris oggi non ha una maggioranza né numerica né politica - e quello amministrativo. Napoli ha un debito di 2,7 miliardi, le tasse più elevate d’Italia, fornisce servizi molto al di sotto di una metropoli europea e il Comune è un ente in predissesto. E questi sono fatti non opinioni. Tuttavia, nei dem serpeggia un timore non campato in aria che costituisce il freno più forte al ribaltone. In caso di caduta di de Magistris e di election day per settembre, il partito dovrebbe trovare un candidato capace di reggere le sorti di un Comune difficilissimo da amministrare e convincere soprattutto i napoletani a votarlo. Inutile girarci intorno, al momento questo profilo non c’è ancora malgrado tra le fila del Pd - interne ed esterne - orbitino personalità importanti e di spessore. Ma una candidatura alla terza città d’Italia va costruita bene prima di lanciarla nel tritacarne della campagna elettorale partenopea. E giova sottolinearlo ancora far cadere il sindaco adesso significherebbe ritrovarselo in campo alle regionali contro De Luca cosa che non farebbe felice nemmeno il governatore. Di qui la cautela e la riflessione del gruppo dirigente nazionale del Pd. Sotto sotto i dem ambiscono ad arrivare al voto per Napoli nel 2021 a scadenza naturale per de Magistris perché è fortissima la tentazione di costruire il zingarettiano «campo largo» nella capitale del sud. Includendo anche il M5S con il quale ogni ipotesi di accordo per le regionali è stata quasi definitivamente abbandonata, mentre su Napoli considerando che nessuna delle formazioni politiche ha da tutelare un candidato uscente l’accordo potrebbe essere più facile. Nella sostanza, in questo complicato intreccio di vicende umane e politiche de Magistris potrebbe essere salvato dal Pd. Ma anche da un altro nemico storico, Matteo Renzi. Quelli di Italia viva non ne vogliono sapere di firmare sfiducia o dimissioni a de Magistris. Non certo per affetto e nemmeno perché vestono i panni dei responsabili a Napoli come a livello nazionale nel sostenere il Governo, ma per calcolo politico. Hanno scippato a de Magistris la bellezza di tre consiglieri comunali con i quali hanno costituito il gruppo in Consiglio comunale 10 giorni fa e annesso una quindicina di consiglieri municipali oltre a personalità a livello regionale. In poche parole Iv ha strutturato a Napoli un partito che fino a due settimane fa esisteva solo sulla carta o poco più. Far cadere il sindaco significherebbe per i renziani perdere tutto questo in vista delle regionali e delle comunali di settembre e quelle per Napoli del 2021. 
 

Oggi, dunque, al Maschio Angioino nella storica Sala de Baroni tra termoscanner, mascherine e gel sanificanti se ne saprà di più del futuro del sindaco e della città. Vedremo se sarà più forte la tentazione di gettare dalla torre l’ex pm o le forze politiche di centrosinistra - quelle di centrodestra hanno già deciso per il sì - freneranno per cercare di imbastire una strategia di medio termine fino a maggio dell’anno prossimo e impostare una campagna elettorale che durerà 11 mesi per convincere i napoletani a votarli. Al momento per de Magistris la situazione non è facile. Strizzando tutto quello che è possibile in Aula al massimo arriva a 20 voti e la maggioranza è invece a quota 21. Le opposizioni invece stanno a quota 17 a loro basterebbe Iv più qualche incerto per far cadere il sindaco.
Il quale attraverso il suo gruppo, demA, con Rosario Andreozzi lancia un appello: «Facciamo appello all’intelligenza, alla coerenza istituzionale e al senso di responsabilità che in questi anni hanno contraddistinto l’azione dei consiglieri di opposizione, affinché gli interessi della città abbiano a prevalere su ogni altra considerazione». E ancora: «La gente di Napoli ha mostrato maturità e saggezza nell’affrontare il covid-19: che anche i politici sappiano rispondere a quanto questo difficile momento chiede a tutti noi».

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