L'Austria non riapre il confine con l'Italia: «I dati con lo consentono». Di Maio: «Vìola spirito comunitario»

Austria non apre il confine con l'Italia, lite con la Ue
Austria non apre il confine con l'Italia, lite con la Ue
Mercoledì 3 Giugno 2020, 15:17 - Ultimo agg. 4 Giugno, 13:33
4 Minuti di Lettura

«Apriamo verso 7 Paesi confinanti e non ci saranno più controlli, come prima dell'emergenza coronavirus. I dati non lo consentono invece con l'Italia, ma intendiamo farlo il prima possibile». L'Austria non riaprirà, per il momento, quindi, il confine con l'Italia. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Alexander Schallenberg spiegando che «non è una decisione contro l'Italia». «Lo stop di Vienna non è definitivo, confronteremo i dati», ha fatto sapere il ministro Di Maio dopo una telefonata con Schallenberg. Conte ha definito «inaccettabili misure discriminatorie verso Italia».

«Ho registrato la disponibilità a far confrontare i nostri ministeri della Salute sui dati emidemiologici. Mi ha chiamato per dirmi che la decisione non è definitiva», ha spiegato  Di Maio assicurando che «l'Italia può dimostrare che alcune nostre regioni sono migliori di alcune parti d'Europa» dal punto di vista epidemiologico. Nel pomeriggio il ministro aveva sottolineato come «gli individualismi violano lo spirito comunitario e danneggiano l'Europa e il mercato unico». 

 


Il governo austriaco la settimana prossima effettuerà una nuova valutazione in merito a una possibile apertura verso l'Italia, ha annunciato Schallenberg. «Vediamo - ha aggiunto - che la situazione in Italia è molto migliorata e che alcune regioni, come l'Alto Adige, hanno buoni dati Covid». Vienna valuterà perciò «seriamente» la proposta di Bolzano di consentire viaggi in alcune Regioni italiane. «L'obiettivo resta l'apertura verso l'Italia, appena i dati lo consentiranno», ha concluso il ministro.Così un portavoce dell'esecutivo comunitario, rispondendo a chi chiede un commento sulla misura annunciata dall'Austria di mantenere chiuso il confine con l'Italia.

Berlino, giovani protestano senza mascherine per la «cultura rave». E i contagi risalgono
Austria pronta a riaprire all'Italia a metà giugno

«Bisogna distinguere due situazioni diverse - ha sottolineato il portavoce - una è quando c'è una violazione specifica della normativa europea sulla non-discriminazione, con chiari esempi di discriminazione basati sulla nazionalità. In questo caso esistono strumenti legali a disposizione delle persone coinvolte e della Commissione, in qualità di guardiana dei trattati. Quando si tratta invece di violazioni delle linee guida della Commissione Ue, l'approccio che preferiamo è il dialogo con i Paesi membri.

Abbiamo già evidenziato in passato con gli Stati membri i problemi che ritenevamo legati al possibile non allineamento con le linee guida». «Non commento la situazione specifica - ha detto il portavoce, parlando del confine fra Austria e Italia - ma finché le decisioni sono prese sulla base dei criteri epidemiologici non abbiamo particolari problemi con questo».

ZAIA INCALZA
«Sul tema delle frontiere, il governo greco ha capito di avere sbagliato. Del resto è inammissibile che un paese in area Schengen si comporti così. Si pensi che in Austria hanno fondato un' associazione Amici dell'Italia per chiedere l'apertura ed è un bel segnale, con noi l'Austria ha 23 mld euro attività italiane su Austria, quindi spero si ravveda. Dopodiché noi abbiamo un ministro degli esteri che fa tutto il resto del lavoro e dormiamo sonni tranquilli. Assurdo però che si parli adesso di trojka in giro per l' Europa a concordare aperture quando tra qualche settimana è finita la stagione, mi sarei aspettato accordi attivi dai primi di maggio». LO ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia nel corso del punto stampa alla Protezione Civile. 
 

«L'Austria rimuove i controlli con tutti paesi confinanti tranne che con l'Italia; la Slovenia continua indisturbata a filtrare a suo piacimento gli ingressi italiani, salvo poi voltarsi dall'altra parte quando ad attraversare il confine con il FVG sono i migranti. Inutile che il nostro ministro degli Esteri faccia la voce grossa dicendo che l'Italia non è un lazzaretto e pretendendo rispetto da parte dei paesi europei che ci chiudono la porta in faccia: i fatti dimostrano che la sua è una voce flebile e inascoltata, con il risultato che l'Italia sta continuando a subire un danno economico e d'immagine devastante. Non è più tempo di colloqui telefonici o incontri di cortesia: i prossimi appuntamenti con i suoi omologhi di numerosi stati europei diranno agli italiani se Di Maio ha il peso specifico per ricoprire quel ruolo». Lo scrive in una nota Sandra Savino, deputata e coordinatrice di Forza Italia FVG.

© RIPRODUZIONE RISERVATA