L’infinito di amare

L’infinito di amare
Domenica 14 Giugno 2020, 21:13
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Esce dalla linea del tempo e raccoglie l’eros che si fa a parole, anzi la meccanica del pensiero dell’eros che si fa a parole. Un dittico (jazz) per camera da letto. Con molto compiacimento e controllo della lingua. Un continuo capovolgimento, tra Lui e Lei, anonimi da romanzo, che si porta dietro Cheever, Battiato, Wallace e Charlie Parker. Un eccesso di vertigini, che poi era quello che voleva essere Sergio Claudio Perroni. A un anno dalla sua scomparsa appare questo romanzo di gesta e inganni – “L’infinito di amare” (La Nave di Teseo) – che gioca con la decadenza e il piacere, con i sogni e l’immaginazione, utilizzando il sesso e i suoi contrasti. Una ricostruzione cavillosa dell’edificazione di una storia sentimentale, che ha l’ambizione di riassumerle tutte, di raccogliere ogni re-azione possibile: in un pensiero, in un rigo, in una pagina. È il manifesto d’un amore che poi è tutti gli amori. Labbra come pensieri, e pensieri come corpi. Jazz e dolce stil novo passato per la letteratura americana d’un letto sfatto. 
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