Il mondo del vino riparte dall’enoturismo

Il mondo del vino riparte dall enoturismo
Il mondo del vino riparte dall’enoturismo
di Alessandra Iannello
Lunedì 15 Giugno 2020, 16:14 - Ultimo agg. 16:17
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Il crollo delle attività di ristorazione per lo stop forzato di alberghi, bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha avuto un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare nazionale con una perdita di fatturato di oltre 1 miliardo per i mancati acquisti in cibi e bevande nel trimestre di lockdown. Questi i dati che emergono da una analisi di Coldiretti sugli effetti della riduzione record, secondo la Fipe, del 53% del fatturato nella ristorazione nelle prime tre settimane di apertura. Il lungo periodo di chiusura ha pesato su molte imprese dell’agroalimentare italiano, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità. In particolare, in alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta, per fatturato, il principale canale commercializzazione. Proprio il mondo del vino è stato al centro di una ricerca di Mediobanca che stima, per il 2020, una contrazione complessiva del fatturato per circa 2 miliardi di euro, di cui 1 miliardo di esportazioni e 1 miliardo di consumi domestici legati alla ristorazione, con una riduzione tra il 20% e il 25% rispetto al 2019. Per cercare di arginare le perdite i consorzi e i singoli produttori stanno approntando iniziative alternative.
 

 

Un esempio viene dal tavolo di lavoro organizzato dai rappresentanti delle doc trivenete (vitivinicoli trentini, friulani e veneti) per garantire la tenuta del valore del Pinot grigio del Nordest, primo vino bianco fermo dell’export e che rappresenta più dell’80% del totale italiano. Sempre nel Nordest, il Consorzio dell’Asolo Prosecco, la più piccola delle tre denominazioni delle bollicine venete, che in controtendenza col settore segna un +22% nel primo quadrimestre dell’anno, ha avviato la procedura per il riconoscimento del “cru” di collina. In quest’ottica il Consorzio si è dotato di una nuova immagine coordinata dove sono rappresentate la Rocca, simbolo del borgo di Asolo, e i profili delle colline su cui nasce l’Asolo Prosecco.

Per quanto riguarda invece le singole cantine, la possibilità di recuperare una parte del fatturato perduto potrebbe essere l’enoturismo. «L'87% delle cantine italiane – conferma Roberta Garibaldi, esperta di turismo enogastronomico, enoturismo e cultura, e docente all’Università degli Studi di Bergamo - considera l'enoturismo una parte importante del proprio reddito. Inoltre, L’enoturismo che può abbinare lo stare all’aperto con il tema cibo ha, in questo periodo, in mano davvero una carta vincente». La professoressa, insieme al Movimento Turismo del Vino, ha redatto il protocollo internazionale "Tranquillamente Enoturismo: linee guida e buone pratiche per un enoturismo Covid-Free". «Crediamo che il turismo in cantina sarà la forma più sicura e responsabile di turismo – ha dichiarato Nicola D’Auria, presidente di Movimento Turismo del Vino – grazie agli ampi spazi, al chiuso e all’aria aperta, di cui dispongono le aziende vinicole».

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Intanto lungo tutta la Penisola fioriscono le iniziative. Per tutta l’estate, per esempio, le Tenute Argiolas (Cagliari) organizzano sessioni settimanali di pratica di Power Yoga, Pilates e Spartan System tra i vigneti. Dopo l’allenamento ci sarà un aperitivo sardo ideato dallo chef Alessandro Taras in abbinamento alla degustazione di due vini della cantina, selezionati sulla base del tipo di esercizio effettuato. Così, lo Spartan System è abbinato all’intenso rosso Cardanera, mentre Power Yoga e Pilates si sposano con le bollicine del Tagliamare, lo spumante da vitigno autoctono sardo Nuragus. A Kranebitt (Bolzano), paesino di vignaioli sulle colline di Bressanone, è invece possibile dormire in un vigneto. Qui, la famiglia Haller ha trasformato il maso dei nonni in una struttura con 25 camere dove scoprire i segreti della vite, partecipare a degustazioni in cantina e assaporare, fra gli altri, il Kerner, vino raro e tipico della Valle Isarco. Sono invece protetti da mura medievali e da un campanile trecentesco i vigneti di Mazzorbo, isola della Venezia Nativa, dove da una casa rurale sono state ricavate le 5 camere del Romantik Hotel Venissa Wine Resort, raggiungibile solo con una barca privata. Qui è possibile degustare il rarissimo Venissa Bianco, un Dorona di Venezia, il particolare vitigno autoctono che si è adattato alle salinità della laguna. Con il cestino preparato dallo chef stellato Massimo Spigaroli dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (Parma) il picnic tra i filari di uva Fortana e Lambrusco Scorza Amara è un’esperienza unica. Da qui si parte poi in bicicletta per visitare l’azienda agricola, le più antiche cantine di stagionatura del culatello del mondo e il Museo del Culatello.

Per chi invece volesse dare un contributo economico alle aziende è nata CrowdWine, la prima piattaforma di crowdfunding nata da un’idea di Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week, in partnership con Originalitalia ed Eppela dedicata al mondo del vino italiano.
Attraverso CrowdWine, l’utente diventa un CrowdWiner, partner e supporter delle realtà che incontra virtualmente, sostenendo la loro filiera produttiva. È possibile aderire al progetto seguendo diverse modalità, con fee da 5 a 25 euro, che vanno dal supporto all’iniziativa fino all’acquisto En Primeur (vino venduto prima di essere pronto per la commercializzazione), passando per la prenotazione di una visita in cantina.

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