Liberi di raccontare, oltre le sbarre: un percorso creativo della Pastorale carceraria curato da Paola Romano

Liberi di raccontare, oltre le sbarre: un percorso creativo della Pastorale carceraria curato da Paola Romano
di Donatella Trotta
Lunedì 15 Giugno 2020, 14:02
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Liberi. Di volare con la fantasia. Di sperimentare altre vite, vivere in altri mondi e immaginare tempi che non siano il presente ristretto, o il passato ferito dai propri errori. Liberi di raccontare, e di raccontarsi: applicando in modo creativo ciò che Duccio Demetrio chiama «l’autobiografia come cura di sé». Nella consapevolezza (psicoanalitica) che le storie curano.  O – quantomeno - possono aiutare a fare ordine: dentro e fuori. Nasce da un laboratorio di scrittura creativa rivolto ai detenuti ospedalizzati del padiglione San Paolo, all’interno del carcere di Poggioreale, Liberi di Raccontare. Oltre le sbarre  (Iod edizioni) il nuovo libro curato da Paola Romano, volontaria dell’Associazione Liberi di volare onlus della Pastorale carceraria di Napoli, che sarà presentato venerdì 19 giugno 2020 alle ore 18.30, presso il giardino del Centro Diocesano della Pastorale Carceraria in Napoli alla Via Buonomo, nr. 39/41 (i posti saranno numerati, previa prenotazione, e dislocati secondo le norme del distanziamento previste dal DPCM Emergenza Coronavirus). Alla presentazione saranno presenti, oltre l’autrice, Paola Romano e l’editore, Pasquale Testa, don Franco Esposito, direttore della Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli e autore della prefazione al libro, Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania, Valentina Ilardi, presidente dell’associazione Liberi di Volare onlus, Roberto D’Avascio, presidente dell’associazione Arci Movie. All’incontro, moderato da Emanuela Scotti, è prevista anche la video lettura del libro a cura di Sasà Straino e Daria D’Antonio. I proventi delle vendite del libro saranno devoluti in beneficenza all’associazione Liberi di Volare onlus a sostegno dei carcerati e delle loro famiglie.

Il libro, e il percorso che l’ha generato, sono la conferma che al di là dei drammatici fatti di cronaca legati alla realtà penitenziaria nel nostro paese, esistono anche piccole, spesso invisibili ma feconde oasi di resistenza culturale e umana che possono trasformare ciò che appare come un inferno dei viventi in ciò che inferno non è, dandogli ascolto, spazio e continuità. Così, capita che anche in quel mondo a parte dei derelitti e delle pene possano sbocciare fiori nel deserto delle relazioni, giungendo persino a scorgere e far intravedere il divino nell’umano: «Quanta ricchezza in queste pagine – sottolinea Don Franco Romano nella sua Prefazione -, in ogni storia, in ogni riflessione, in ogni scritto di chi pur essendo privato della libertà e non solo, non ha perso la capacità di riflettere sulla vita, sulle persone care, sugli affetti, sui propri sbagli.Da questa riflessione che si fa parola donata in questo testo - conclude il religioso, responsabile della Pastorale carceraria della Diocesi di Napoli - traspare tutta la bellezza di una vita che, anche quando si rivela in tutta la sua drammaticitò, è sempre una vita aperta alla speranza, al nuovo, all'imprevedibile, a un futuro diverso».

Semi di speranza che la curatrice, Paola Romano, classe 1973, conosce bene. Ne è stata infatti nutrita sin da piccola: quando, nata e cresciuta a Ponticelli, periferia orientale di Napoli dove attualmente vive e lavora come docente di sostegno di scuola primaria, si è formata prima nella sua casa, che lei definisce «un porto di mare»: un approdo sempre aperto a napoletani, albanesi, africani, rom, grazie alla disponibilità di un papà impegnato nella Caritas che ha sempre accolto tutti come un padre «vivendo in pieno le parole del Vangelo», commenta la figlia. Poi, dopo la maturità magistrale, la specializzazione polivalente presso l’Aias di Napoli per poter insegnare ai diversabili e, successivamente, anche la frequentazione della scuola triennale per terapisti della riabilitazione presso la Croce Rossa di Napoli, ha completato il suo percorso coerente prestando servizio come volontaria del soccorso presso la Cri e, dal 1993, per tre anni in Albania, impegnata in missioni umanitarie e come operatrice di pace. Continuando, anche in seguito, a promuovere i diritti umani nel suo quartiere: dal 2008 infatti, si è occupata come operatrice Caritas della scolarizzazione dei bambini stranieri (raccontando questa esperienza nei campi post terremoto dell’80, i famigerati “bipiani”, nel suo primo libro Diario di una zingara napoletana, edito da «Il Gazzettino Vesuviano» nel 2011), mentre dal 2010 sostiene i progetti Arci Movie sia nelle scuole che nelle carceri e, dal 2013, è impegnata nelle iniziative del presidio di Libera locale. Dal 2014, Paola Romano ha infine seguito un laboratorio di scrittura creativa presso la casa circondariale Giuseppe Salvia di Napoli con l’associazione Liberi di volare, diventando  parte della redazione del giornale «Liberi di Informare», dove cura la sezione dedicata alle lettere dei detenuti.

Il libro Liberi di Raccontare. Oltre le sbarre, in quest’ottica, è solo un ulteriore tassello di un mosaico di sensibilità che rispetto alle logiche attuali riverbera – fortunatamente – direzioni ostinate e contrarie.
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