Fase 3 tra hotel chiusi e locali in affanno: la crisi Covid non molla Napoli

Fase 3 tra hotel chiusi e locali in affanno: la crisi Covid non molla Napoli
di Valerio Esca
Venerdì 19 Giugno 2020, 23:00 - Ultimo agg. 20 Giugno, 17:06
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Una partenza con il freno a mano tirato. Ventimila imprese non hanno ancora riaperto dopo il lockdown, le perdite in media segnano un meno 70% rispetto ad un anno fa; i ristoranti hanno invece perso il 60%, ma recuperato qualcosina rispetto allo zero di marzo-aprile; soltanto 35 alberghi aperti su 150 presenti a Napoli, con prenotazioni business e zero turisti; e i servizi al cittadino azzoppati, visto che ci sono ancora 1500 dipendenti comunali in smart working e circa 1500 in disponibilità. Anche il trasporto pubblico locale va a rilento: nella comparazione tra giugno 2019 e 2020 si sono persi 65mila passeggeri sulla linea 1 del metrò, sono riprese le corse dell’Alibus, ma mancano gli utenti. Sui bus invece, rispetto ad un giorno normale, non scolastico, si perde il 30% dei viaggiatori. Un quadro nero quello che si presenta ad un mese dalle riaperture di negozi, ristoranti e hotel e dalla ripresa di quasi tutti i settori economici e commerciali.  
 


LE IMPRESE
Tra maggio e giugno di quest’anno hanno ripreso circa l’80% delle aziende in Campania. Su 597mila imprese (in generale e non solo legate a Confesercenti, che ha elaborato i dati grazie al suo centro-studi), 20mila non hanno ancora riaperto. Con riferimento a ristoranti e negozi, il 15% dei primi e il 25% dei secondi, non hanno ancora alzato le saracinesche. Le perdite in media sono del 70% rispetto ad un anno fa. «Con maggio-giugno qualcosa si è recuperato - fanno sapere da Confesercenti - ma non abbastanza». Difatti, rispetto al 2019, in questo mese, le perdite di fatturato ammontano a circa 23 miliardi di euro (per la totalità delle aziende campane), avendo incassato circa 11 miliardi di euro, a fronte di una forbice di fatturato di 32-35 miliardi di euro nello stesso periodo nel 2019. I ristoranti a Napoli hanno recuperato (soprattutto con l’asporto) rispetto allo zero di marzo e aprile, ma sono comunque in perdita del 60% rispetto al 2019. Mentre per i negozi si arriva sino all’80% in media di perdite rispetto a maggio-giugno 2019. «Dopo due mesi di vuoto assoluto consideriamo lenta la ripresa del primo mese senza lockdown - spiega Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania - Non bastano gli incassi di maggio per recuperare lo zero assoluto dei mesi precedenti. Ci sono due elementi che pesano: la voragine di circa 70-75 miliardi di euro persi dalle aziende campane nei mesi di chiusura e, in seconda analisi, i soldi che non sono circolati tra imprenditori, lavoratori e fornitori, dando luogo ad un tessuto economico più povero rispetto a quello che c’era ad inizio marzo scorso, prima dell’emergenza. Siamo tutti più poveri e non sono bastati i contributi statali, anche perché molti di essi non sono ancora arrivati alle aziende e ai lavoratori». 

GLI HOTEL
Per gli alberghi la situazione è più nera della mezzanotte: ad oggi hanno ripreso a lavorare 35 strutture su 150, tutte con prenotazioni business, zero presenze turistiche. Tutte le stanze prenotate sono doppie ad uso singola, dunque per persone che si spostano quasi esclusivamente per lavoro. Alcuni grandi alberghi hanno riaperto lunedì, come il Mediterraneo e il Royal, mentre lunedì prossimo ripartiranno Oriente e Santa Lucia. «Ogni settimana aumenta il numero di alberghi che sta riprendendo l’attività - evidenzia il presidente di Federalbeghi Napoli, Antonio Izzo - Un buon segnale che però non è sintomatico di una ripresa del settore che continua a soffrire molto le paure di spostarsi che hanno caratterizzato il mondo negli ultimi mesi. Un problema che riguarda soprattutto il turismo leisure e che non sarà risolto in tempi brevi. Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del ministro Franceschini che ha parlato di estensione degli ammortizzatori sociali per alcuni settori, tra i quali ovviamente il turismo. Per stimolare le persone a viaggiare ben venga il bonus vacanze, ma deve essere chiaro che avvantaggia più le famiglie che le imprese. Inoltre - incalza Izzo - la città deve offrire attrattori, ovviamente più sicuri possibile. Per questo insistiamo affinché le aree verdi siano rese disponibili per turisti e cittadini e messe in sicurezza. La Villa Comunale, la Floridiana, il Bosco di Capodimonte i giardini di Palazzo Reale. La città ha potenzialità che purtroppo sono sempre frenate. È il momento di investire su queste risorse». 

I TRASPORTI
Che le persone abbiano paura di viaggiare o comunque di spostarsi lo si vede anche dai dati del trasporto pubblico locale. A Napoli la linea 1 della metropolitana ha perso 65mila utenti nel mese di giugno, guardando le proiezioni, rispetto allo scorso anno (la media di giugno, con le scuole chiuse, è di circa 100mila utenti al giorno). Dai 5mila passeggeri al giorno del periodo Covid si è risaliti, intorno al 18 maggio, a circa 20mila utenti giornalieri. Oggi si viaggia sui 35-38mila. Per i bus, l’Anm, per fronteggiare le norme Covid sulla capienza, ha mantenuto venti linee (tra cui 151, 140, 254, R5, 604, R6) con la media di un passaggio ogni dieci minuti. Ancora sospesi i notturni. In generale sui bus cittadini, rispetto ad un giorno normale non scolastico, le perdite si aggirano intorno al 30 per cento. L’Alibus è ripartito due giorni fa, con poche corse, ma anche pochi passeggeri. Nel primo giorno sono stati soltanto 27 gli utenti a salire a bordo del bus, che parte dall’aeroporto di Capodichino. 

I SERVIZI
I dipendenti del Comune di Napoli stanno lentamente rientrando in servizio. Rispetto ad un mese fa, quando erano in 4mila tra smart working e disponibilità, si sta tentando di riportare i servizi alla normalità, ma con molte difficoltà. Restano in smart working circa 1500 lavoratori, rispetto ai 1900 di un mese fa. Sui 2mila dipendenti di Palazzo San Giacomo che risultavano invece come «personale in disponibilità» restano a casa i mille del settore scuola: maestre, educatrici, bidelli, mentre la metà delle categorie A e B (autisti, giardinieri, fognatori, operai manutentori, addetti ad alcuni servizi di front-office) sono rientrati in servizio.
I servizi restano dunque ancora azzoppati. I dipendenti in molti uffici devono lavorare a rotazione, in base ai metri quadrati delle stanze e al numero di persone.

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