​Iva, Conte «chiama» la maggioranza ma dal Pd arriva lo stop

Delrio frena Conte: «Taglio Iva non è priorità, in agosto abbassare il costo del lavoro»
Delrio frena Conte: «Taglio Iva non è priorità, in agosto abbassare il costo del lavoro»
Giovedì 25 Giugno 2020, 16:19 - Ultimo agg. 26 Giugno, 07:32
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Un lungo Consiglio dei ministri e un vertice con i capi delegazione per dare uno svolta al rischio, via via più concreto, di un pericoloso impasse. Il premier Giuseppe Conte «chiama» la maggioranza ad un cambio di passo nelle stesse ore in cui divampa la protesta, dentro e fuori la politica, sulle linee guida per la scuola in vista della ripresa a settembre. Ma il cambio di passo, al momento, stenta ad emergere. E le divisioni tra Pd, M5S e Iv sulle Regionali non agevolano il compito del governo. La prima metà di luglio, per Conte, vedrà tre delicatissimi nodi sul tavolo: quello economico, quello dei fondi Ue, quello delle concessioni ad Autostrade. È sul primo e sul terzo dossier che il premier convoca la riunione con i capi delegazione e i responsabili economici dei partiti a Palazzo Chigi. Il premier vuole accelerare sia sul dl semplificazioni sia sulla «manovrina» che comporterà un nuovo scostamento di bilancio. Ma la strada è in salita.

Innanzitutto sul taglio dell'Iva, sul quale i dubbi nella maggioranza permangono. «Il premier ci deve fare proposte concrete e con un cronoprogramma preciso. Serve che ci spieghino perché l'Iva è diventata la nuova priorità. Noi abbiamo costruito un programma di Governo su un'altra priorità», è lo stop che arriva dal capogruppo Dem alla Camera Graziano Delrio che dà voce a chi, nella maggioranza, preferirebbe interventi sul costo del lavoro. Più variegata la posizione del M5S mentre Italia Viva punta tutto su un intervento sull' Irpef. Nodi, questi, che Conte e il ministro Roberto Gualtieri sono chiamati a risolvere prima della costruzione del decreto economico che comporterà un ulteriore extradeficit che va, nelle previsioni attuali, dai 10 ai 20 miliardi. Sarà un intervento corposo e emergenziale, chiamato a venire incontro alle richieste dei Comuni, del comparto del turismo, dei piccoli imprenditori rimasti fuori dalle misure varate finora. Più di ampio respiro, invece, la riforma del fisco e quella Cassa integrazione, alla quale il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo è al lavoro in questi giorni. 


Il premier Conte: «L’Iva giù a luglio, il Mef e gli alleati frenano»
Cassa integrazione estesa fino a fine anno, ma solo a turismo, ristoranti e auto


I ritardi della Cig hanno particolarmente colpito il premier, convintosi che interventi che abbiano le stesse modalità non sono più percorribili. «C'è piena fiducia nel presidente dell'Inps Pasquale Tridico» ma «c'è la consapevolezza che il meccanismo della cassa integrazione che abbiamo ereditato è troppo articolato e farraginoso», spiegano fonti di Palazzo Chigi. Nel Cdm, oltre ad affrontare il nodo scuola si decide di intervenire anche sulla doppia preferenza di genere in vista delle Regionali di settembre. La richiesta, raccontano fonti dell'esecutivo, arriva dal ministro Francesco Boccia e «l'imposizione» - come ironicamente la definisce Andrea Orlando - riguarda le Regioni chiamate al voto e ancora inadempienti: Liguria e Puglia. Regioni dove, tra l'altro, l'alleanza di governo rischia di andare in ordine sparso. In Puglia Iv, senza un passo indietro di Michele Emiliano, non ritirerà la candidatura di Ivan Scalfarotto. In Liguria l'accordo tra Pd e M5S langue. 
 


Il Movimento lamenta il «no» arrivato dai Dem a Ferruccio Sanza e attende un «quarto nome», per ora coperto, che potrebbe sbloccare l'impasse. Movimento che, nel frattempo, sembra esser riuscito a frenare la nuova slavina di fuoriusciti al Senato. Vito Crimi, raccontano fonti parlamentari, avrebbe chiamato in prima persona i senatori «a rischio». Tiziana Drago e Marinella Pacifico, due tra i sospettati, per ora non annunciano alcun passo d'addio. Anche se, nel Movimento, si è pronti a tutto: «bisogna vedere se vanno al Misto o alla Lega, in questo secondo caso il governo davvero rischia», racconta una fonte pentastellata. E i numeri, mai come in questo luglio conteranno: in arrivo, prima del Consiglio Ue del 17-18, ci sarà il primo voto sul Mes in parlamento, quello sulle risoluzioni che accompagneranno le comunicazioni del capo di governo.



 

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