Covid a Mondragone, incubo pulizia etnica: «Mandate via i bulgari o facciamo da soli»

Covid a Mondragone, incubo pulizia etnica: «Mandate via i bulgari o facciamo da soli»
di Mary Liguori
Giovedì 25 Giugno 2020, 23:30 - Ultimo agg. 26 Giugno, 09:20
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Inviata a Mondragone

Gridano, minacciano, gesticolano, insultano. Centocinquanta voci, coordinate da una decina di capipopolo, circondano i cinque palazzi in quarantena a Mondragone. Altri trenta cittadini entrano senza permesso in Municipio, ma qui la voce predominante è quella delle donne. «Vergogna, vi dovete vergognare» urlano al sindaco e ai poliziotti, mentre affollano l’anticamera dell’ufficio del primo cittadino, Virgilio Pacifico. La manifestazione in Comune, così come quella ai Palazzi Cirio sfociata in guerriglia, ovviamente non è stata autorizzata. «A manganellate li dovete prendere: perché vi siete fatti prendere in giro per tutti questi anni? Hanno preso in giro tutta la città, solo qui a Mondragone si è osato violare una zona rossa: reagite, dove reagire, o lasciate fare a noi: voi giratevi dall’altra parte». Chiedono misure forti, i cittadini di Mondragone, e sono pronti a fare da «soli». La violazione della zona rossa ieri mattina da parte dei bulgari residenti nel quartiere focolaio e la fuga di alcuni di loro intenzionati a non sottoporsi a screening ha scatenato una violenza sfociata in assalto di matrice razzista e in danneggiamenti. Chiedono la linea dura, i circa 200 manifestanti, e non si preoccupano di passare per gente avvezza alla «giustizia fai da te», men che meno si ci si preoccupa di passare per razzisti. 
 


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«Un anno fa, un bulgaro ha tentato di violentare mia figlia: gli ho dato cinque coltellate e ora sono sotto processo per tentato omicidio. Non mi pento, i figli non si toccano e qui denunciare è inutile». Il clima è da faida e c’è qualcuno che addirittura evoca scenari drammatici, quelli che portarono il clan La Torre, trent’anni fa, a ordinare, ed eseguire, una sorta di pulizia etnica ai danni degli africani. Dal particolare al generale, l’uomo che si vanta di essersi fatto giustizia da solo è una delle facce della rivolta «anti-bulgari» esplosa in città. Gridano nel palazzo comunale, i manifestanti, e le loro parole sono la sintesi dell’odio che ha investito Mondragone come una palla di cannone sparata a freddo, senza avvertimenti. La bomba sociale si è innescata ieri e l’invio dell’Esercito mira a contenerne le conseguenze. Tra il Comune e i Palazzi Cirio protestano in duecento e ognuno si scaglia contro l’«altro», lo straniero, in un crescendo di recriminazioni che investono le istituzioni locali e la politica in generale, di colpe che hanno una genesi perlomeno decennale, a quando i Palazzi Cirio sono diventati un’enclave bulgara da cui attinge il caporalato più becero che sfiora la fisionomia della schiavitù.
 
 

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Altri si fermano a tempi più recenti e ricordano al sindaco che in campagna elettorale aveva promesso «di eliminare i bulgari». Virgilio è rosso in faccia e lo corregge «solo un pazzo fascista può promettere di eliminare fisicamente delle persone, avevo parlato di ridimensionamento». Il sindaco urla più dei manifestanti che hanno letteralmente invaso la casa comunale. È l’anticamera della guerriglia che travolge Mondragone di lì a poco. Il coro scomposto che si leva dal Litorale Domitio contro la comunità bulgara per il focolaio covid dei Palazzi Cirio ha l’inquietante fisionomia dello scontro etnico. Gli italiani chiedono «sicurezza sanitaria», ma si assembrano sotto i Palazzi, l’uno sull’altro, molti senza mascherina, dentro il perimetro che delimita la zona rossa. «Ho scritto alla prefettura infinite volte perché avrei voluto ridimensionare le presenze bulgare, ma non ho ottenuto niente». Il sindaco preso di mira dai suoi concittadini cerca di spostare l’attenzione sulle altre istituzioni, ma è inutile. «Controllate con i vigili urbani le stanze locate a nero nei Palazzi Cirio, con i subaffitti non registrati diversi proprietari incassano cento euro a testa dai lavoratori stagionali», grida una donna. Pacifico replica che è compito della finanza.

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Sono le 16 e le trenta persone assembrate in Municipio sono poca cosa rispetto allo scenario che di lì a poco si manifesta sotto i Palazzi Cirio. La protesta si sposta dalla casa comunale alla zona rossa. «Ve ne dovete andare, via di qua per sempre», strillano verso i balconi dove uomini, donne e bambini bulgari osservano la scena sotto di loro. Poi il lancio di oggetti. Le grida trasudano un’intolleranza fino a qualche giorno fa sepolta sotto anni e anni di reciproca convenienza. «È colpa dei caporali», sbraita un uomo tra i tanti, con la mascherina rigorosamente abbassata sotto il naso, muso contro il casco dei finanzieri in tenuta antisommossa che a stento contengono la folla. Poi minacce ai cronisti «non ci dovete inquadrare in faccia, via anche voi», avverte uno dei capi della protesta. Anche il sindaco, al Comune, tenta di allontanare i cronisti. «Non registrate», s’infuria Pacifico. Sulla Domitiana dove, come se non bastasse, la gente blocca la circolazione intorno alle 18 e va avanti fino a notte, altri ancora si scagliano contro la polizia e i carabinieri. «I bulgari si sentono i padroni della città, stiamo subendo da dieci anni: dovete reagire o lo faremo noi». «Bisogna risolvere il problema sanitario, poi affronteremo la questione sociale», il sindaco cerca di mediare. Ma la tensione è alle stelle, la notte è lunghissima. 
 

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