Lo Ior, il broker del Vomero e i misteri di Emanuela Orlandi

Lo Ior, il broker del Vomero e i misteri di Emanuela Orlandi
di Daniela De Crescenzo
Domenica 30 Giugno 2013, 10:36 - Ultimo agg. 13:26
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Chi lo conosce lo descrive come uno che ama fare show, uno spiantato, ma forse nasconde pi di un mistero Giovanni Carenzio, il broker finito in manette venerd nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio che ha coinvolto anche monsignor Nunzio Scarano e l’ex 007 Giovanni Zito.



Il suo nome compare infatti nell’inchiesta sul rapimento di Emanuela Orlandi, la ragazza sequestrata a Roma il 22 giugno del 1983. Per ritrovare le tracce di Carenzio bisogna ritornare all’agosto del 1985. In una nota del 5 agosto, infatti, la Questura di Roma ricostruisce una storia a dir poco oscura.



Questi i fatti: il 4 agosto, una domenica, alle 15,52 un anonimo con inflessione straniera chiama la Questura dicendo di essere un uomo dei Lupi Grigi (il movimento estremista nazionalista turco, ritenuto responsabile dell'attentato a Giovanni Paolo II) e avverte: «Emanuela Orlandi è viva e il Vaticano ne è a conoscenza». Poi racconta che l’organizzazione ha sequestrato a Nola un ragazzo di venti anni. Il suo nome? Giovanni Carenzio. Lo sconosciuto spiega di aver già informato l’Ansa di Napoli. La telefonata viene recuperata e si accerta che era stata fatta dalla Capitale.



Poco dopo, intorno alle 17 viene fermato, sempre a Roma, un ragazzo in apparente stato confusionale che dice di essere Carenzio. Racconta di essere stato rapito a Nola dai Lupi grigi e di essere stato portato in un appartamento dove avrebbe visto una donna di spalle: i rapitori gli avrebbero detto che si trattava di Emanuela Orlandi. Poi lo avrebbero liberato. Le indagini si chiudono con una denuncia: Carenzio non viene ritenuto credibile, anche perché si scopre che da poco era stato dimesso da una casa di cura in Puglia dopo un grave incidente.



Perciò il ragazzo viene riaffidato ai genitori. Del resto le telefonate anonime nel caso Orlandi sono ricorrenti: ce ne saranno tante prima e dopo il 4 agosto. Ma il 5 agosto, risulta dalle cronache dell’epoca, in un’udienza del processo ad Alì Agca, accusato di essere l’autore dell’attentato al Papa, il terrorista torna a parlare del rapimento della Orlandi attribuendolo ai Lupi Grigi.



E il presidente Severino Santiapichi rileva che il comportamento dell’uomo è stato certamente condizionato dalla telefonata anonima giunta alla redazione dell' Ansa e riportata dai quotidiani e dalla televisione. Il nome di Carenzio nell’85 era già noto alle forze dell’ordine: l’allora ventenne aveva fatto parte del movimento anticamorra e, risulta dalla nota, aveva più volte contattato i media rivolgendosi anche al cronista del Mattino Enzo Perez. Il ragazzo, nato a Pompei, era stato seminarista, ma aveva presto rinunciato a farsi prete e aveva completato gli studi al Rosmini di Palma Campania. Dopo l’85 per ventisei anni il nome di Carenzio scompare dalle cronache giudiziarie per trasferirsi in quelle mondane.



Il giovane si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza e a Saviano comincia a frequentare l’entourage dell’onorevole Carmine Mensorio, che finirà suicida nel ’96 dopo essere stato coinvolto in un’inchiesta sul favoreggiamento di una serie istituti di vigilanza dell’agro nolano. Ma quando Mensorio muore il broker ha già trovato la sua strada che non lo ha portato nelle stanze della politica: in Spagna, durante una vacanza con un gruppo di amici conosce Dolores Molina de Aguilar. La ragazza appartiene a una famiglia ricchissima, lui la sposa e la coppia appare frequentemente sulle pagine che i giornali dedicano alla vita mondana. Carenzio è un personaggio noto in Spagna come in Italia dove torna spesso, soprattutto d’estate quando si trasferisce a Quisisana di Capri. Con gli amici si vanta di aver ospitato perfino Al Gore. Ma Giovanni e Dolores si dedicano anche agli affari: nel 2007 con la Vientos de Famara SL marito e moglie partecipano a una gara per la realizzazione di un grande parco eolico.



Il progetto prevede un mega intervento nel comune di San Bartolomé de Lanzarote, ma non è viene mai realizzato. Nel 2011 la debacle: la società finanziaria da lui costruita crolla. Per truffare i clienti avrebbe utilizzato il sistema «classico» messo in campo prima di lui da Tom Ponzi e da Bernard Mardoff: raccoglieva soldi promettendo e consegnando interessi molto più alti di quelli previsti dagli istituti di credito, ma in realtà per pagarli utilizzava il capitale dei clienti. Poi smette di pagare e piovono le denunce. Un colpo che fa crollare anche il matrimonio. Carenzio torna a Napoli dove va a vivere al Vomero: finché viene arrestato per riciclaggio in un’inchiesta che nasce dallo Ior. E dopo ventotto anni il suo nome torna a essere accostato a una vicenda che tocca il Vaticano.
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