Governare oggetti con il cuore:
da Aversa arriva la bio-domotica

Governare oggetti con il cuore: da Aversa arriva la bio-domotica
di Rossella Grasso
Martedì 20 Agosto 2019, 18:41
3 Minuti di Lettura
Se l'Internet of Things è ormai una prassi consolidata, già si guarda all'Internet of Human Things, cioè ad un tipo di connessione in grado di includere non solo gli oggetti, ma anche le interazioni con gli esseri umani. Ci hanno pensato Clemente Cipresso e Arture Verde, due giovani di Aversa che hanno dato vita la progetto «HeartSwitch», un chip sottocutaneo per controllare la casa con le frequenze del battito cardiaco. L'Internet of Human Things funziona tramite chip sottopelle che sostituiranno quelli che oggi comunemente chiamiamo smart device. In questo momento infatti, attraverso  smartphone o altri dispositivi «intelligenti», è possibile ad esempio aprire la portiera di un'auto con la smart key o la porta di casa con lo smart lock, ma anche pagare il conto al ristorante tramite lo smartphone o accendere o spegnere le luci di casa a secondo del nostro ritmo cardiaco, tramite smartwatch che rilevano il battito.

Queste informazioni rilevate da tali dispositivi vengono spedite, via Wi-Fi o 4G, ai server del servizio cloud da noi scelto. Con l'avvento del 5G la quantità di dati che sarà possibile scambiare crescerà in maniera esponenziale. Se questo è ciò che si può fare già oggi, e ancor di più si potrà fare domani con il 5G, ciò che sarà reso possibile dagli impianti di microchip smart all'interno del corpo umano sarà ancor più incredibile. Innanzitutto, ciò che già facciamo con i dispositivi indossabili, ma senza la necessità di indossarli. Il che vuol dire, ad esempio, che non avremo bisogno di uno smartwatch per misurare i nostri parametri vitali, ma di smart chip impiantati sottopelle una volta per sempre, i quali saranno anche aggiornabili contactless. HeartSwitch, che è stato il primo dispositivo brevettato in Italia di cardio-domotica, che ha rivoluzionato il modo di intendere le interazioni con il corpo, con il suo innovativo sistema di accendere o spegnere i dispositivi elettrici tramite i segnali provenienti dal battito cardiaco, è pronto al grande salto.

«In particolare - dice Arturo Verde, coautore del brevetto - i sistemi di rilevazione dei parametri fisiologici potranno finalmente comunicare ad una velocità pari o superiore alla rete fisica. Gli elementi impiantati, se collegati direttamente ‘in-cloud’, svolgeranno il proprio lavoro, in sintonia con l’immensa mole di dati sottoposta e continua ri-elaborazione (Big data) e abbracciando algoritmi di autoapprendimento (Machine learning) fruibili in tempo reale, grazie al 5G. Tecnicamente, comporterà che a questi sensori basterà una limitata richiesta di energia elettrica, per cui saranno impiantabili senza necessità di batteria, poiché alimentati con le onde radio o con il calore del corpo umano. Siamo dinanzi a una nuova era».

Un progetto che non è sfuggito al primo Ministro degli Emirati Arabi Mohammed Bin Rashid in occasione del World Government Summit che ha già voluto i giovani campani all’importante evento mondiale. «L’avvento del 5G  rivoluzionerà il nostro modo di connetterci ad internet e in virtù di tale scenario stiamo provando ad adattarci, in particolare per quanto riguarda il ruolo dei microchip che ben presto saranno alimentati tramite cristalli piezoelettrici ricaricati, a loro volta, da ultrasuoni che convertiranno le vibrazioni in energia elettrica» ha spiegato Clemente Cipresso co-founder di HeartSwitch. Sta quindi,  ufficialmente per alzarsi il sipario sull’era del 5G che promette di cambiarci  la vita a partire dal motore più intimo della nostra vita, ovvero il battito cardiaco. I due aversani dopo aver realizzato un prototipo e ottenuto un brevetto di utilità sono pronti per una campagna di crowdfunding per testare il dispositivo.
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