Scoperto e brevettato all’università di Salerno il biomarcatore per la diagnosi precoce del tumore al polmone

Scoperto e brevettato all’università di Salerno il biomarcatore per la diagnosi precoce del tumore al polmone
di Barbara Landi
Martedì 24 Ottobre 2017, 20:17
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Scoperto e brevettato all’università di Salerno il biomarcatore per la diagnosi precoce e tempestiva del tumore al polmone. La ricerca, realizzata nell’ambito dei laboratori del dipartimenti di Farmacia, è stata presentata in occasione dell’inaugurazione della nuova aula del corso di laurea in Agraria. Il biomarcatore consiste in una proteina appartenente al gruppo delle caspasi, presente in quantità cinque volte superiore alla norma nel sangue di pazienti con cancro polmonare. Lo sviluppo successivo prevede la produzione e commercializzazione di un kit diagnostico per l’individuazione del biomarcatore in una fase precoce della malattia.

«Nasce tutto dalla ricerca di base finanziata e sponsorizzata dall’ateneo – spiega la ricercatrice Rosalinda Sorrentino, Ceo di ImmunePharma Srl, lo spinoff universitario che ha brevettato il risultato scientifico – Siamo passati poi all’applicazione su campioni umani e all’elaborazione di un prototipo. Il modello è in grado di effettuare una diagnosi precoce per il cancro ai polmoni, mettendo in evidenza il biomarcatore. Attraverso questa proteina è possibile evidenziare anche i piccoli noduli non visibili alla diagnosi tradizionale. Perché è importante? Perché spesso i sintomi del cancro sono o non visibili oppure molto simili ad altre patologie a livello respiratorio, per cui molto spesso si confonde».

Obiettivo è fare uno screening di tutti i soggetti a rischio, tra cui forti fumatori e soggetti esposti all’inquinamento ambientale o con patologie croniche come la Bpco, ovvero la BroncoPneumopatia Ostruttiva, al fine di evidenziare nel sangue questa proteina che conta un potere diagnostico superiore al 95%. «Una volta validato clinicamente e verificato, ottenute le approvazioni dal ministero, il nostro kit è pronto per entrare sul mercato e il cittadino può decidere di sottoporsi al test, dietro consultazione dei medici di base», insiste Rosalinda Sorrentino. Almeno nove i ricercatori coinvolti, in particolare giovani ricercatrici, tra cui le dottoresse Terlizzi e Coraluzzo. «La ricerca non si può definire lavoro, ma passione insiste - perché c’è una forte spinta motivazionale. È un team quasi tutto in rosa».
 

Il ruolo della ricerca universitaria nella lotta contro il cancro è determinante, primo passo per arrivare a kit diagnostici e programmare terapie e fare medicina di precisione, con terapie personalizzate. «La ricerca è fondamentale, inscindibile dalla didattica per l’università – insiste il direttore del dipartimento di Farmacia, Rita Aquino - Salute e farmacologia, ma anche studi scientifici di base, idee nuove con conseguente verifica, e poi applicata, come in questo caso, ad un kit diagnostico che con pochi soldi e poco tempo permette di verificare su ampia popolazione se c’è il rischio o meno di un cancro. Avere l’ateneo che ci incuba e mette a disposizione laboratori è fondamentale per aziende che sono giovanissime e nascono ora». Ricerca che contraddistingue sempre più l’università di Salerno, divenendo una leva di sviluppo e di attrazione internazionale.

«È uno dei nostri tratti distintivi – aggiunge il rettore Aurelio Tommasetti - e i risultato sono arrivati, come evidenzia l’Anvur, l’agenzia nazionale per la valutazione delle performance universitarie. Farmacia è indicato tra i 150 dipartimenti di eccellenza del nostro ateneo, e tra i primi 3 ai vertici del centro-sud Italia. A Farmacia abbiamo affidato Agraria, una creatura a cui tenevamo di più, importante per il nostro ateneo, per i nostri giovani, per il futuro della Campania. Agraria è il riscatto del territorio. Se vediamo il numero di addetti e delle imprese, giovani e non, se guardiamo all’export e alle produzioni , dimostra che c’è interesse per un settore in crescita. Un dipartimento che abbiamo declinato in ambiti più moderni, come parchi, energie rinnovabili e bioeconomia, definendo aree strategiche, dalla difesa intelligente del sottosuolo al turismo sostenibile, al recupero delle biomasse a fini energetici e salutisti. Un progetto solido».


 
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