Il fritto che frutta con Bio FP
crea biomateriali da oli esausti

Il fritto che frutta con Bio FP crea biomateriali da oli esausti
di Rossella Grasso
Venerdì 19 Gennaio 2018, 16:50
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Gli oli esausti non sono più uno scarto da buttare ma diventano materia prima per creare bioplastiche e biocarburanti assolutamente ecocompatibili. Ci pensa Bio FP, la startup nata da un gruppo di ricercatori di Biotecnologie industriali del dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II, che si occupa dello sviluppo di nuovi bioprocessi per la valorizzazione di substrati lipidici, come i comuni oli da frittura, in biocarburanti e biopolimeri. Dopo attente ricerche, il team non solo ha trovato il modo per purificare gli oli esausti e renderli biocarburanti di ottima qualità, ma ha anche creato una bioplastica, biodegradabile e biocompatibile, molto adesiva, con cui è possibile creare cerotti che proteggono la pelle e contribuiscono alla guarigione della ferita grazie alle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie del gel prodotto.
 

Il tutto nasce dal progetto di dottorato di Marco Vastano, dottorando in Biotecnologie, con lo scopo di produrre bioplastiche. Alla ricerca di una materia prima che fosse a basso costo, il team di ricercatori ha capito che l'oro giallo, l'olio, era perfetto per lo scopo. Dopo una grande abbuffata di fritture i ricercatori hanno messo insieme l'olio per iniziare la sperimentazione. «Gli oli di bassa qualità con un'elevata dose di acidi grassi liberi - spiega Vastano - vengono smaltiti e non possono essere utilizzati per altre destinazioni e trasformazioni in qualsiasi altro materiale. Per questo motivo abbiamo prima iniziato a purificare gli oli, rendendoli adatti ad altri scopi come la trasformazione in biodiesel con un rendimento superiore al 90%, poi ci siamo accorti che il risultato erano cellule piene di bioplastica».

Il team è composto da giovani ricercatori di Biotecnologie Industriali come Marco Vastano, laureato in Chimica e prossimo dottore di ricerca in Biotecnologie, Iolanda Corrado, dottoranda in Biotecnologie, Cinzia Pezzella, Biotecnologa e il professore Giovanni Sannia, docente di Biotecnologie Industriali e Molecolari. «Attualmente usiamo una tecnologia standard - spiega il ricercatore - per l'estrazione del polimero di bioplastica, ma ne stiamo studiando altre più sostenibili per evitare l'utilizzo di solventi organici». Bio FP è una startup molto appetibile per il grande interesse per gli oli esausti da parte delle grandi aziende. «Eni sta aprendo nuove bioraffinerie - dice Vastano - nuovi impianti per la produzione di biocarburanti da oli vegetali esausti. È stimato che entro il 2020 solo gli impianti Eni saranno in grado di trasformare un milione di tonnellate di oli esausti. Attualmente il CONOE, il consorzio deputato alla raccolta degli oli esausti, stima che in Italia se ne producono 280mila tonnellate di cui solo 65 vengono raccolte». Per i ricercatori è stato complicato riuscire a trovare l'olio necessario da trasformare in laboratorio perchè questo è diventato una materia prima molto importante. Si vene addirittura su internet con un costo che varia dai 20 centesimi a un euro a litro. Quanto basta per capire quanto l'olio della comune frittura sia un bene che può generare ricchezza e non uno scarto da buttare nel lavandino.
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