Fuga dal Mezzogiorno,
le ricette per la svolta

Fuga dal Mezzogiorno, le ricette per la svolta
di Nando Santonastaso
Martedì 5 Dicembre 2017, 09:22 - Ultimo agg. 22 Marzo, 13:50
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Avere vent'anni e convincersi, quasi senza incertezze, che il proprio futuro lavorativo non sarà al Sud e forse non avrà alcun legame con la laurea. Essere giovani e fare i conti con un sistema talmente poco meritocratico da non lasciare alternative alla valigia e alla prospettiva di cercare altrove un placement adeguato a studi, ricerche, competenze, qualità professionali. La fuga dal Mezzogiorno è questo e molto altro ancora.

Un fenomeno ogni anno più drammatico perché impoverisce culturalmente l'area del Paese sulla quale tutti dicono di voler puntare ma che in realtà, nonostante i segnali di ripresa del Pil, fatica ancora (e quanto) ad essere attrattiva e competitiva con il Nord e con l'Europa. Eppure ma questo non è ancora un sentire condiviso nell'Italia delle piccole patrie e dei particolarismi seminascosti da ansie referendarie a nessuno può sfuggire che è proprio qui, nel Mezzogiorno, che si gioca il futuro della nazione. E che l'emigrazione dei tanti, troppi under 30 non può essere accettata e dunque subìta come una sorta di rassegnazione alle logiche della globalizzazione. È vero anzi il contrario: perché abbandonare al suo destino il Sud, privandolo dei suoi giovani perché non garantiti da occupazioni stabili, stipendi certi e condizioni di studio e lavoro ottimali, vuol dire condannare tutto il Paese a una prospettiva internazionale debole e sempre più insignificante.

Nasce da queste riflessioni, quotidianamente al centro di interventi, approfondimenti, inchieste e focus, la scelta del Mattino di dedicare al tema della fuga dei cervelli dal Sud e alle opportunità da mettere in campo per fermare questa emorragia, un'intera giornata di confronto. L'appuntamento, presentato ieri in conferenza stampa presso la Sala Siani dal direttore Alessandro Barbano e dal vicedirettore Federico Monga, con diretta streaming sul Mattino on line, è per lunedì prossimo, 11 dicembre, dalle 10,30 al teatro Mercadante di Napoli. Tre sessioni, ognuna dedicata a un aspetto del problema, dal ruolo delle istituzioni al rapporto tra innovazione tecnologica e territorio, alle parole e agli impegni della politica. Tanti i relatori, a cominciare dal premier Paolo Gentiloni ai ministri dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ai vertici delle istituzioni locali, ai presidenti di Confindustria, Boccia, del Cnr Inguscio e della Conferenza dei rettori, Manfredi, a economisti, uomini di impresa, banchieri, filosofi, opinionisti, uomini di partito. Un parterre ricco nel quale però il valore aggiunto lo daranno proprio loro, i giovani: in video o attraverso le testimonianze in diretta dal palco del Mercadante, saranno gli under 30 a raccontare agli ospiti e alla platea le delusioni, le illusioni, gli obiettivi persi o raggiunti nella loro esperienza di studenti, laureati, apprendisti, professionisti. La formula garantisce l'efficacia della proposta, il confronto con i relatori assicura un dibattito serrato, concreto, costruttivo.
 


«Racconteremo le storie di chi si batte per la dignità di un lavoro qualificante e qualificato qui, ma anche le ragioni di coloro che sono stati indotti ad andarsene e che magari vogliono tornare ma non possono», dice Barbano. E aggiunge: «Il saldo tra cervelli che vanno e cervelli che vengono è ancora troppo negativo e questo dimostra che le politiche fin qui adottate non sono riuscite ad invertire una tendenza da cui dipende il recupero oltre che di una visione nazionale della questione meridionale anche dell'unità del Paese. Duecentomila laureati in fuga dal Mezzogiorno in dieci anni, ha documentato la Svimez nell'ultimo Rapporto, confermando il rischio di una progressiva e soprattutto inesorabile desertificazione intellettuale di quest'area, nella quale peraltro già da due anni l'indice di natalità è negativo. «Il problema non è solo che tanti giovani laureati abbiano scelto di andarsene dice in un video trasmesso durante la conferenza stampa di ieri il presidente del Cnr, Massimo Inguscio ma che non ci siano stati nello stesso periodo altrettanti laureati in grado di colmare quelle partenze».

È solo uno degli asset su cui si svilupperà la giornata del Mattino, un inedito sul piano della proposta e delle sue articolazioni nel panorama delle iniziative dedicate al tema.
Ma anche e soprattutto un impegno morale e professionale verso le giovani generazioni di questa terra escluse dal futuro anche dopo avere completato i loro studi.

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