Transizione digitale in Campania,
sottosegretario Ascani incontra la Cgil

Transizione digitale in Campania, sottosegretario Ascani incontra la Cgil
di Valerio Esca
Mercoledì 28 Luglio 2021, 17:27
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«Una cosa fondamentale della transizione digitale è che le tecnologie sono sicuramente un fattore abilitante, ma senza le persone, senza le competenze delle persone, quella transizione non si può fare». Lo ha detto Anna Ascani, sottosegretario del Mise, durante il convegno organizzato dalla Slc Cgil Napoli e Campania e dalla Filcams Cgil Napoli e Campania, al quale hanno preso parte Nicola Ricci, segretario generale Cgil Napoli-Campania, Gianluca Daniele, responsabile del progetto Mezzogiorno e Politiche Culturali della Fondazione Di Vittorio (istituto di ricerca della Cgil), Nicola Di Ceglie, segretario nazionale Slc, Fabrizio Russo, segretario nazionale Filcams, Antonio Bottiglieri, presidente Scabec, Pasquale Russo, direttore Confcommercio Campania, Emmanuela Spedaliere, direttore generale Teatro San Carlo e Ciro Cacciola, direttore Mav (Museo Archeologico Virtuale). L'introduzione è stata affidata ad Alessandra Tommasini, segretario generale Slc Cgil Napoli e Luana Di Tuoro, segretario generale Filcams Napoli. 

«Oggi la grande debolezza del sistema Italia – spiega Ascani -, che ha tra i suoi punti caratteristici la presenza delle piccole e medie imprese per oltre il 90 per cento del settore industriale, è non avere la possibilità di integrare competenze di questo tipo che consentano alle piccole e micro imprese in particolare di compiere questa transizione. Il nostro compito è aiutare e sostenere il processo di digitalizzazione delle piccole e micro imprese e aiutarle anche attraverso degli abilitatori. Costruendo ecosistemi dell’innovazione, costruendo meccanismi di dialogo positivi tra diverse strutture che ci sono sul territorio. Dobbiamo fare molto sul mercato digitale, la Campania è la migliore da questo punto di vista rispetto ad altre regioni del Sud, ma indietro rispetto a quelle del Nord, quindi non basta. Dall’altro lato c’è da lavorare su digitalizzazione della pubblica amministrazione. Questa è la sfida, perché la pa deve fare da traino. Da questo dipenderà anche la nostra capacità di spendere i fondi del Pnrr, che ricordo dobbiamo spendere e rendicontare entro il 2026, cosa tutt’altro che semplice. Chi conosce i temi della pa sa che stiamo parlando di domani, quando diciamo 2026». Su cultura e turismo, il sottosegretario al Mise sottolinea: «Anche rispetto al mondo della cultura la digitalizzazione deve poter entrare per valorizzare le competenze che ci sono per dare un ruolo a quelle realtà che sono molto avanti in questo processo e che possono anche aiutare le realtà più tradizionali a fare un salto in avanti».

«Sarà fondamentale per il Paese investire nella digitalizzazione.

Il Programma nazionale di ripresa e resilienza è un’occasione senza ritorno per l’Italia e in particolar modo per il Sud, che vive ritardi atavici sotto il punto di vista dell’innovazione digitale. Questo sarà uno degli asset principali del Recovery e non possiamo farci trovare impreparati» evidenzia invece Gianluca Daniele, responsabile del progetto Mezzogiorno e Politiche Culturali della Fondazione Di Vittorio (istituto di ricerca della Cgil). «È il momento di fare passi decisivi in avanti sulla digitalizzazione, che resta uno degli aspetti cruciali per la crescita e la modernizzazione della pubblica amministrazione. Dobbiamo creare un ricambio, un turn over nella pa, con i giovani, ma soprattutto approfittare per fare un pieno di competenze digitali per rimetterci al pari con il Nord. La digitalizzazione resta infatti un tema legato a doppio filo con il mondo del lavoro. L’investimento in competenze digitali e il supporto alle startup innovative sarà uno dei punti cardini sui quali dobbiamo spingere in questi anni, per il Mezzogiorno e per l’intero sistema Paese».

«La digitalizzazione è uno strumento importate che va gestito insieme al sindacato. Penso ai lavoratori delle biglietterie dei Musei o delle agenzie di viaggio il cui lavoro potrebbe essere messo in pericolo. Il turismo è stato senza dubbio uno dei settori più colpiti per il quale chiediamo la ripartenza ma in sicurezza» afferma poi Luana di Tuoro segretario generale Filcams Napoli. Infine Alessandra Tommasini, segretario generale Slc Cgil Napoli, spiega: «Il settore della cultura necessita di una vera e propria riforma che garantisca diritti e tutele ad oggi per molti lavoratori ancora mancanti. Ed occorre che alle tipologie di lavoro precario si sostituiscano forme di contratti stabili. Ciò garantirebbe non solo l'emersione del lavoro nero, la riduzione del precariato, ma anche la possibilità di definire una platea precisa con cui lavorare per migliorare le condizioni di lavoro di un settore meraviglioso come quello della cultura».

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