Innovazione ambientale come professione: 81 nuove industrie e 21 mila addetti

Innovazione ambientale come professione: 81 nuove industrie e 21 mila addetti
di Valerio Esca
Martedì 17 Dicembre 2019, 22:11
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NAPOLI - Innovazione tecnologica per il riciclo e la valorizzazione dei materiali e nuova imprenditoria e sbocchi professionali. Se n’è discusso presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, con un gruppo di docenti e ricercatori dell’area di ricerca e servizi in “Ecosostenibilità ed Economia circolare” (Ecircular), recentemente costituitasi presso il centro interdipartimentale L.U.PT. “Raffaele D’Ambrosio” a partire da un'idea della professoressa Vincenza Faraco responsabile scientifica del centro e docente di chimica e biotecnologia delle fermentazioni dell’ateneo federiciano. 

Visto il ruolo centrale dell’economia circolare nella transizione necessaria al raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione previsto dal piano di azione 2050, Ecircular nasce con l’obiettivo di rafforzare lo sviluppo di questo indispensabile modello economico definendo cosa è necessario per migliorare l’avanzamento dell’economia circolare nel nostro Paese, dando il necessario supporto tecnico alle aziende e dialogando con le istituzioni per gli aspetti normativi. Momento cruciale sarà per questo la creazione di network attivi di stakeholder per promuovere l’attuazione di questo indispensabile paradigma economico ancora purtroppo in bilico in Italia a causa della mancanza di una regolamentazione e di risorse finanziarie al passo con le necessità delle aziende e del mondo dell’innovazione. Considerata la centralità del ruolo svolto dai consumatori con le loro scelte d’acquisto e i loro comportamenti quotidiani, un’altra importante attività sarà anche quella del public engagement svolta in stretta sinergia con CIAK SI SCIENZA, associazione no profit finalizzata a informare e sensibilizzare tutti sui temi ambientali.

Tra i temi affrontati, la situazione di incertezza che pone l’attuale normativa riguardo all’attribuzione delle competenze a regioni e comuni in merito alla gestione dei rifiuti e che sta generando situazioni di emergenza in alcune regioni del centro sud, tra cui la Campania. Il dottor Sergio Cristofanelli ha confermato la necessità di un miglioramento della norma a cui stanno provvedendo con un riordino del codice ambientale per risolvere i dubbi interpretativi sull’assetto delle competenze. Questo prevedrà che l’individuazione dei siti per l’installazione degli impianti di gestione rifiuti, una volta  emanato il programma regionale di gestione dei rifiuti, sia di competenza delle Autorità d’ambito che si dovranno costituire come aggregazioni di comuni o dei comuni, laddove non si riesca a creare un loro agglomerato. La norma chiarirà anche che in caso di loro inadempienza, la regione deve assumerne il ruolo e che laddove questo non dovesse accadere interverrà lo stato.

I ritardi legislativi. L’attività legislativa, non è al passo con l’innovazione, che ha raggiunto livelli di eccellenza nel nostro Paese e molte soluzioni tecnologiche per la trasformazione dei materiali a fine vita in nuovi prodotti commercializzabili sono già disponibili e consentirebbero di ridurre la deposizione in discarica che, a partire dal 5 luglio del 2020, dovrà non superare il 10 % come previsto dalle direttive europee del “pacchetto rifiuti dell’economia circolare”. Un caso esemplare è quello dei prodotti da pannolini usati, frutto del lavoro di una partnership internazionale che ha coinvolto tre aziende italiane con investimenti sostanziali ma che ha costretto poi le aziende a dover realizzare l’installazione dell’impianto industriale in Olanda anziché in Italia per la mancanza dell’end of waste nel nostro Paese. Il lavoro per la definizione del regolamento si è poi completato ma intanto l’Italia ne ha perso in termini di fatturato e di occupazione.

Innovazione tecnologica per il riciclo e la valorizzazione, l’Italia dà esempio. Lampade di design realizzate con il riciclo di materiali espansi in polistirolo, lastre realizzate con il riciclo di frazioni residuali di  plastiche miste, pavimentazioni dal riciclo di fanghi inerti, spray per la pacciamatura realizzati con il riciclo di scarti agro-alimentari, sono stati esibiti per dare la possibilità ai partecipanti al convegno di «toccare con mano» quello che l’innovazione tecnologica nel nostro paese è in grado di offrire al comparto industriale.

Nuova imprenditoria e sbocchi occupazionali. Si è poi anche toccato il tema di quanta attenzione all’economia circolare viene posta nelle aree di sviluppo industriali in un confronto con l’avvocato Giuseppe Romano, presidente di Asi Napoli e Cise, che ha evidenziato la costituzione di agglomerati con comparti industriali complementari che possano integrarsi nella trasformazione dei relativi sottoprodotti e la realizzazione del circolo virtuoso di cui si ha bisogno. In questo ambito, si è prevista la destinazione di un milione di metri quadrati nell’area di Nola in Campania per l’insediamento di 81 nuove industrie con uno sbocco occupazionale di 21 mila nuovi addetti.
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