Tre giovani cervelli contro il cancro
grazie al design: c'è una napoletana

Tre giovani cervelli contro il cancro grazie al design: c'è una napoletana
Giovedì 11 Gennaio 2018, 18:05
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Koustav è nato a Calcutta 29 anni fa, ma è un 'globetrotter' della ricerca e il suo viaggio da un laboratorio all'altro lo ha portato nell'ultimo tratto dalla «caotica» New Delhi all'«ordinata» Milano che, vista con i suoi occhi abituati a una megalopoli da più o meno 25 milioni di abitanti, è praticamente «un villaggio». Irene, classe 1989, italiana con luogo di nascita a stelle e strisce - Point Pleasant, New Jersey (Usa) - ma cresciuta da quando aveva 6-7 anni a Monte di Procida, ha un passato da ginnasta e un presente al bancone di un laboratorio all'ombra della Madonnina, dove trascorre anche il weekend se serve. Rossella di anni non ne ha neanche 27 e il suo sogno di «decodificare il mistero della vita» l'ha portata dall'Isola di Arturo - un'infanzia a Procida con vista sul Golfo di Napoli - al capoluogo lombardo. Perché per lei «nessun altro lavoro è altrettanto 'nuovo' ogni giorno e stimolante» come il mestiere del ricercatore.  Storie diverse, tanto in comune: tutti e tre hanno ingaggiato una lotta scientifica contro il cancro, i loro destini si sono incrociati con l'Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) e nei loro progetti a un certo punto hanno giocato un ruolo pezzi iconici del design made in Italy. Come? È proprio da questi oltre 4 mila oggetti donati da 61 aziende che è arrivata benzina per accendere il motore delle loro ricerche. Potere di 'Love design', evento solidale ideato e promosso dal Comitato Lombardia di Airc e dall'Associazione per il disegno industriale (Adi), che nella sua ottava edizione ha raccolto circa 230 mila euro netti destinati alla ricerca oncologica e a sostenere per 3 anni il lavoro dei giovani scienziati Koustav Pal, Irene Schiano Lomoriello e Rossella Scotto di Perrotolo, in diversi laboratori dell'Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare).  «I risultati ottenuti da questa edizione sono veramente eccezionali», commenta Bona Borromeo, presidente del Comitato Lombardia Airc, ricordando il «lavoro di squadra» messo in campo, «a partire da Adi che è al fianco di Airc fin dalla prima edizione» nel lontano 2003, e poi le 61 aziende che hanno donato, «i 56 partner, i quasi 200 volontari, il Comune di Milano» che a ottobre 2017 ha ospitato gratuitamente l'evento alla Fabbrica del Vapore di Milano, «fino ai 125 mila visitatori. Una moltitudine di persone con un grande obiettivo comune: rendere il cancro sempre più curabile».

I tre borsisti vincitori delle fellowship Love Design 2017 sono stati presentati ufficialmente oggi a Milano, insieme ai progetti che porteranno avanti all'Ifom e all'Istituto europeo di oncologia (Ieo). Koustav Pal, laurea in biotecnologie all'Amity University in India, punta a identificare mutazioni nelle cosiddette regioni 'enhancer' (regioni del Dna che influenzano lo stato di espressione di un gene) e capire se possono essere usate come marcatori prognostici per meglio classificare i pazienti con tumore al seno. «Obiettivo a lungo termine definire approcci terapeutici più specifici o personalizzati».  Il bioinformatico lavora nel gruppo guidato da Francesco Ferrari all'Ifom, focalizzato sullo studio della regolazione epigenetica e trascrizionale del genoma. Dopo aver «viaggiato tanto» ed essersi «mescolato a persone di diverse culture e lingue», a Milano ha trovato di nuovo un ambiente internazionale. Nel gruppo, oggi di quattro persone (ma destinato ad allargarsi), ci sono un'altra collega dall'India, un ungherese e una ricercatrice altoatesina, unica italiana. La città lo ha adottato e quando torna a casa - come è successo a dicembre per celebrare il fidanzamento ufficiale con la sua partner Henna, anche lei scienziata e Phd student - sente la mancanza del cibo e del caffè tricolore. Fare ricerca è diventato il suo obiettivo già dai tempi delle medie, quando Koustav ha «perso una persona molto cara».  In quel periodo, racconta, «avevo tante domande per cui nessuno sapeva le risposte». E ha deciso di contribuire a trovarle analizzando grandi quantità di dati ottenuti da sequenze di Dna. Con il computer punta a fare grandi cose. «In relazione al mio progetto ho già sviluppato il prototipo di uno strumento informatico capace di identificare coppie di enhancer (interruttori) e geni bersaglio». L'avventura continua per ora in Italia, ma con la valigia sempre a portata di mano. 

Dai big data ai test su cellule in vitro, uno degli strumenti con cui Irene Schiano Lomoriello punta a capire i meccanismi alla base del ruolo di Epsin 3, una proteina endocitica, nel tumore al seno e nella regolazione delle staminali mammarie. «Sappiamo - spiega la ricercatrice, laureata in Biologia all'università Federico II di Napoli e ora all'ultimo anno del dottorato alla Semm (Scuola europea di medicina molecolare-Ifom) - che il gene Epsin3 è amplificato e la proteina è overespressa nel tumore al seno e correla con una peggiore prognosi e con metastasi». A Milano, dove è approdata tre anni fa dopo una parentesi di sei mesi negli Usa, Irene vuole continuare a indagare in questa direzione con il gruppo di lavoro supervisionato da Pier Paolo di Fiore e Sara Sigismung.  Tante le ore trascorse ogni giorno in laboratorio. E la speranza di «dare nel mio piccolo un contributo alla ricerca contro il cancro», spiega, «mi spinge a continuare nonostante le difficoltà che si incontrano» sul campo. Idee chiare su questo punto anche per la più giovane fra i ricercatori premiati da Love Desing 2017, Rossella Scotto di Perrotolo, laureata alla Federico II in Biotecnologie con indirizzo medico per poi proseguire il suo percorso nella città meneghina. Innamorata fin dalle superiori della «complessità» dei fenomeni studiati dalle scienze della vita, sotto la sua lente c'è Myosin VI, una proteina con più funzioni nella cellula (coinvolta in particolare nella migrazione cellulare) e soggetta al fenomeno dello 'splicing alternativo', che fa sì che a partire da uno stesso gene si possono avere forme alternative di una stessa proteina.  «Durante la trasformazione da cellula normale a cancerosa - precisa la ricercatrice - si ha uno 'switch' di espressione», dalla 'versione' long di Myosin VI a quella short, «e ciò conferisce alla cellula maggiore capacità di migrazione e metastatizzazione». È un fatto significativo, soprattutto nel cancro all'ovaio, e «il nostro scopo è capire quali sono i segnali all'interno della cellula che lo guidano». L'interesse per Myosin VI è nato sotto l'ala di Carlos Niño Suarez, scienziato che Rossella definisce un suo «punto di riferimento». Il progetto sostenuto con i fondi di Love Design lo seguirà sotto la supervisione di Simona Polo, nell'arco dei prossimi tre anni del suo percorso da dottoranda Semm. 
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