«Il futuro di tutte le imprese
nella sfida dell'innovazione»

«Il futuro di tutte le imprese nella sfida dell'innovazione»
di Nando Santonastaso
Lunedì 18 Dicembre 2017, 09:28
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Dice Ambrogio Prezioso, presidente dell'Unione Industriali di Napoli, che le imprese che rifiutano di investire in innovazione e sviluppo digitale hanno poche possibilità di sopravvivere alle nuove sfide imposte dalla tecnologia. E che è sbagliato pensare a prospettive come quella di Industria 4.0 in termini negativi per l'occupazione. È sulla base di questi presupposti che è nato Campania Digital Innovation Hub, costituito dalle cinque associazioni territoriali di Confindustria e da Ance Campania che punta a colmare il divario tra le esigenze di digitalizzazione delle imprese e le soluzioni tecnologiche attuabili. Il tutto con il supporto scientifico della Federico II, uno dei due poli di eccellenza individuati al Sud dal ministro Calenda nell'ambito di Industria 4.0. Domani il Campania DIH, di cui Prezioso è presidente, farà il suo debutto con un workshop a Palazzo Partanna su Cloud e banda larga per l'Industria 4.0 al quale interverranno con Prezioso, il rettore Manfredi, il direttore dell'Area politiche industriali di Confindustria Andrea Bianchi, i docenti universitari Piero Salatino, presidente della Scuola politecnica della Federico II, Leopoldo Angrisani, direttore del Cesma, e Antonio Pescapè, direttore dell'Academy Digita. Ma ci saranno anche in funzione quasi di testimonial i manager di quattro grandi gruppi industriali, presenti in Campania, che sull'innovazione hanno scommesso con successo, da Tim a Jabil, da Cisco a Hitachi. Spetterà a loro illustrare perché la sfida non è impossibile anche per le pmi, come spiega l'ad di Hitachi, Maurizio Manfellotto.

Qual è il livello di innovazione tecnologica che Hitachi ha portato a Napoli investendo sull'unità produttiva locale?
«A Napoli come negli stabilimenti di Pistoia e Reggio Calabria, dal 2015, abbiamo programmato ed attivato una serie di iniziative di innovazione dei processi industriali e delle piattaforme prodotte in linea con la strategia industriale dell'azienda. Moderne reti di dati connetteranno tutti i siti produttivi italiani con i siti giapponesi, inglesi e americani e i partner esterni. Stiamo digitalizzando le attività di magazzino e investendo sull'asservimento delle linee. I robot di saldatura installati assicurano ripetibilità nelle attività di saldatura e stimolano un incremento del livello di competenze di manufacturing per suggerire nuove e più sfidanti soluzioni progettuali. A Napoli, in particolare, le prove funzionali dei sistemi di propulsione e di controllo dei treni sono eseguite automaticamente e possono fornire dati rilevanti per analisi qualitative e predittive. Oggi siamo in grado di monitorare tutti i paramenti vitali di un treno anche quando è uscito dalle nostre fabbriche ed è quindi sui binari per il servizio passeggeri: essere digitali in tutta la filiera produttiva, dalla progettazione al service post vendita, vuol dire essere più competitivi».

Ma Industria 4.0 aiuterà la crescita tecnologica del Mezzogiorno o solo delle grandi aziende?
«Il piano sta dando un forte impulso ad investire in ricerca e in nuove tecnologie in tutti i settori e in modo trasversale in tutte le aziende. I tempi di reazione alla velocità dell'innovazione sono peraltro molto diversi e indipendenti dalle dimensioni delle aziende. Ogni impresa percepisce l'opportunità e la necessità di intraprendere un percorso di innovazione ma con sensibilità diverse in virtù della capacità di sviluppare la visione della propria azienda proiettata nel futuro. In questo, il ruolo delle grandi aziende è di importanza cruciale per l'effetto di trascinamento che induce in tutta la filiera e per le ricadute sociali che si generano rendendo disponibili prodotti innovativi. In questo scenario la creazione di un tessuto industriale di livello, capace di sostenere una competizione sempre più globale, richiede che gli investimenti e la digitalizzazione siano affiancati dalla sinergia con tutti i principali stakeholder, a partire proprio dalle amministrazioni e dai centri di ricerca».

Non c'è il rischio che restino al palo le pmi?
«L'innovazione tecnologica rappresenta un'opportunità per le imprese e non un rischio. Essa, tuttavia, si impone come peso di misura relativamente alla capacità o meno di adeguarsi, rapidamente, a standard di qualità, affidabilità e competitività richiesti dal mercato che diventa sempre più ampio anche per le pmi. Gli incentivi allo sviluppo industriale messi in campo dal Mise su tutto il territorio italiano e, in particolare, nelle Regioni Convergenza, sono un ottimo strumento per supportare tutte le aziende ad investire secondo le direttrici di Industria 4.0».

Lei pensa che dal raccordo con l'università arriveranno veri benefìci per chi innova?
«Nella nostra esperienza perseguire livelli di competitività dei prodotti sempre più elevati ha comportato, negli ultimi anni, un incremento delle collaborazioni con le Università e con gli enti di ricerca. Lo scambio reciproco di competenze e di stimoli verso nuovi argomenti di ricerca è strategico per lo sviluppo dell'intero Paese. La collaborazione tra aziende e università può avvicinare sempre di più la formazione dei laureati ai fabbisogni espressi dalle imprese. Questo aspetto è rilevante se si considera la velocità con cui potranno modificarsi le competenze necessarie in futuro nel mondo del lavoro, al Sud come nel resto del Paese».
 
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