Alberto Genovese esce dal carcere e va ai domiciliari: ​vuole devolvere il patrimonio in un trust

Alberto Genovese esce dal carcere e va ai domiciliari: vuole devolvere il patrimonio in un trust
Alberto Genovese esce dal carcere e va ai domiciliari: ​vuole devolvere il patrimonio in un trust
Martedì 27 Luglio 2021, 17:59 - Ultimo agg. 19:53
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Dopo quasi nove mesi Alberto Genovese, il plurimilionario 'mago' delle start up digitali, lascia il carcere per andare a proseguire, ai domiciliari, il percorso di disintossicazione, iniziato a San Vittore, nella Comunità 'Crest' di Cuveglio, in provincia di Varese. A decidere l'attenuazione della misura cautelare è stato stato il gip di Milano Tommaso Perna, che ha accolto l'istanza dei legali dell'imprenditore, nei cui confronti la Procura milanese ha chiuso di recente le indagini per due casi di violenza sessuale ai danni di due ragazze stordite con mix di droghe. Genovese, 44 anni, era stato arrestato il 6 novembre scorso nell'inchiesta della Squadra mobile di Milano, coordinata dall'aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini. 

Genovese valuta l'abbreviato

Per lui si avvicina la richiesta di processo per presunti abusi nei confronti di una 18enne il 10 ottobre scorso a Milano dopo un 'festino' nell'attico di lusso 'Terrazza sentimento', a due passi dal Duomo, e di una 23enne il 10 luglio 2020 a 'Villa Lolità a Ibiza, sempre dopo averla resa incosciente con mix di cocaina, ketamina e mdma. Per questo secondo episodio è indagata anche l'ex fidanzata dell'epoca dell'imprenditore, il quale potrebbe, davanti ad un gup, scegliere il rito abbreviato. Un processo senza la presenza della stampa in aula, né sfilate di ragazze testimoni e vittime e con lo sconto di un terzo sulla pena. È innegabile, spiega il giudice nel provvedimento, «che l'attenzione mediatica» sull'inchiesta «nel bene e nel male, ha permesso di disvelare un sistema patologico di relazioni interpersonali, fortemente alterato dall'uso smodato di sostanze stupefacenti, talvolta volontario e talaltra indotto, che aveva la sua genesi all'interno degli eventi organizzati» da Genovese, che «nella connivenza generale dei partecipanti» selezionava «le proprie vittime». 

Sempre il gip chiarisce i motivi per cui le esigenze cautelari si sono affievolite e sono sufficienti i domiciliari con braccialetto elettronico (difficilissimo da reperire nella pratica, come al solito).

Riguardo al pericolo di reiterazione del reato segnala che nel «lungo periodo di detenzione ha tranciato i suoi legami con l'ambiente nell'ambito del quale si erano sviluppate le relazioni patologiche con le vittime». E in merito alla «potenziale pressione esercitabile» su testi e vittime, per il gip va «tenuto conto del fatto che non sono stati chiariti gli aspetti del tentativo di depistaggio effettuato nei confronti» della 18enne, che avrebbe subito violenze ad ottobre. E non si può fare, dunque, una valutazione sull'esistenza di «un pericolo di inquinamento probatorio».

In più, sull'attenuarsi del pericolo di fuga spunta un nuovo elemento: Genovese, che di recente ha subito un sequestro da 4,3 milioni per reati fiscali, «è in procinto di devolvere l'intero patrimonio in un trust», un modo per separarsi «dalle proprie disponibilità e dal controllo delle stesse» garantendo «comunque il pagamento delle spese di giustizia» e «eventuali risarcimenti dei danni dovuti» alle vittime. Infine, tra qualche giorno sarà depositata la relazione di un perito, nominato dal gip su istanza della difesa, che ha analizzato gli audio delle telecamere interne di 'Terrazza sentimentò. La difesa, infatti, ha chiesto di verificare in questo modo se in quel 'festinò di ottobre la ragazza possa aver espresso un consenso, anche se le immagini agli atti hanno registrato le violenze durate ore.

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