Alzano, faro dei pm sui poteri di Fontana. Il sindaco: molte pressioni dalle imprese

Alzano, faro dei pm sui poteri di Fontana. Il sindaco: molte pressioni dalle imprese
Alzano, faro dei pm sui poteri di Fontana. Il sindaco: molte pressioni dalle imprese
di Valentina Errante e Claudia Guasco
Domenica 14 Giugno 2020, 07:58 - Ultimo agg. 13:23
5 Minuti di Lettura

Le audizioni del premier Giuseppe Conte, dei ministri Lamorgese e Speranza, dei vertici della Regione Lombardia non sono sufficienti per tirare le fila di un'inchiesta complicata. Ci sono le deposizioni e gli atti acquisiti - direttive, mail, rapporti dei tecnici - e ora tutto il materiale verrà incrociato dai magistrati che indagano sulla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro. «La questione è complessa e sarà approfondita all'esito della ricostruzione in fatto», afferma il procuratore facente funzione di Bergamo Maria Cristina Rota. Che, insieme al suo pool di pm, deve stabilire se la decisione di non isolare la bassa Val Seriana sia stata un atto politico oppure amministrativo con eventuali responsabilità penali.

Zona rossa, Cencelli: «Le istituzioni hanno sottovalutato il caso, il pressing delle imprese ha fatto il resto»

Stati generali, Conte alla Ue: «L'Italia avrà il coraggio di ripartire, non sprecheremo un euro»

Il governo: «Alzano, andò così». Conte ai magistrati: «Scelta condivisa con la Lombardia»
 




LA RICOSTRUZIONE
Il governatore Attilio Fontana già confida sulla direzione che prenderanno le indagini: «Il tempo è galantuomo e dopo le offese, gli insulti e le minacce la verità sul buon operato della Regione Lombardia sta emergendo dalle inchieste e dai dati ufficiali», scrive su Facebook. «Restano i pochi incivili da tastiera a promuovere infondate tesi complottiste, false e prive di ogni ragionevole fondamento mentre la verità sta emergendo con tutta la sua forza», conclude. Per arrivarci in realtà, come afferma la procuratrice Rota, ci vorrà ancora tempo. I magistrati sono al lavoro per ricostruire, attraverso l'analisi delle dichiarazioni e della documentazione raccolta, i passaggi che dall'ipotesi di sigillare Alzano e Nembro hanno portato a decretare zona rossa tutta la Lombardia. Il primo passo è stabilire il nesso causale, ovvero fino a che punto la mancata chiusura abbia aggravato l'epidemia e cosa sarebbe successo, invece, se già ai primi di marzo fossero stati blindati i confini dei comuni della bergamasca. Poi bisogna capire se la scelta del governo sia stata politica, quindi insindacabile, anche da parte della magistratura. E, infine se ci siano state omissioni e quali spazi di manovra avesse la Regione Lombardia. Resta il fatto che Palazzo Chigi non avesse ricevuto alcuna richiesta formale dal governatore.

Da quanto filtra dagli inquirenti, per sciogliere i nodi, definiti «complessi», sarà svolto un lavoro istruttorio, probabilmente con altre audizioni di testi, che si svolgerà incrociando le dichiarazioni messe a verbale dagli esponenti del governo, della regione, dai rappresentanti degli industriali, con le delibere e i dati epidemiologici. Numeri sui quali è già stata affidata una consulenza a un esperto scelto dai pm. Dimostrare il reato di epidemia colposa è complesso, anche alla luce della sentenza della Cassazione del 2017 secondo cui «per sussistere deve prevedere una condotta commissiva e non omissiva». In sostanza, non basta non avere impedito al virus di diffondersi per ipotizzare il reato. Intanto nella bassa Val Seriana cresce la tensione sociale. «I nostri morti non li abbiamo salutati. Ci avete preso in giro e non tutelati. Abbiamo dovuto piangere e lavorare ma se c'è giustizia qualcuno dovrà pagare», è lo striscione appeso da un gruppo di ragazzi davanti al Comune di Nembro mentre i pm di Bergamo erano a Roma per le audizioni. I vigili lo hanno rimosso, mentre quello appeso al cimitero c'è ancora: «Il vuoto senza voi è immenso... dolore, fiori e lacrime hanno senso se ogni giorno mi alzo e vi penso. Giustizia per tutti».

LE PROTESTE
Nella bergamasca prevale un sentimento di rabbia per la mancata istituzione della zona rossa e per i morti seppelliti senza nemmeno un saluto. In loro memoria è stata organizzata una messa il 23 giugno al campo sportivo, alla quale sono state invitate le famiglie dei 183 defunti della cittadina. E anche ad Alzano la tensione è palpabile: prima si è svolto un presidio davanti all'ospedale, cluster del contagio, poi l'assemblea pubblica si è spostata a Bergamo, davanti alla sede dell'Ats (l'ex Asl). «Sulla zona rossa ormai è scontro politico fra Regione Lombardia e governo ma per noi sono colpevoli entrambi», sostiene Roberto Fugazzi, del comitato popolare Verità e giustizia per le vittime da Covid-19. E anche negli esposti dei parenti delle vittime, riuniti nel comitato Noi denunceremo, si chiede perché non sia stata istituita la zona rossa in Val Seriana e si cita un documento del 27 febbraio in cui imprese e sindacati sostengono che, «dopo i primi giorni di emergenza, è ora importante valutare con equilibrio la situazione per procedere a una rapida normalizzazione, consentendo di riavviare tutte le attività ora bloccate», evitando di «diffondere una immagine e una percezione, soprattutto nei confronti dei partner internazionali, che rischia di danneggiare durevolmente il nostro made in Italy e il turismo». Il documento è sottoscritto da Abi, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Alleanza delle cooperative, Rete Imprese Italia, Cgil, Cisl, Uil.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA